Riforma Bianchi. Addio ai 24 CFU. Arrivano i 60 CFU

Addio ai 24 CFU

La Riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti prevede, tra le altre cose, l’addio ai 24 CFU. E, contestualmente, l’introduzione dei 60 CFU

Si tratta di una delle principali novità introdotte dalla legge n. 79 del 29 giugno 2022 (conversione in legge – con modificazioni – del decreto n. 36 del 30 aprile 2022). 

I classici 24 crediti formativi universitari nelle materie antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche, fondamentali tanto per le GPS quanto per i concorsi scuola, saranno sostituiti dai 60 CFU. 

Sebbene la legge sia già entrata in vigore il 30 giugno è, tuttavia, previsto un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2024. In questa fase sarà ancora possibile, quindi, utilizzare i 24 CFU. Purchè, però, conseguiti entro il 31 ottobre 2022.  

Riforma Bianchi. Addio ai 24 CFU. Arrivano i 60 CFU

In particolare, la Riforma Bianchi prevede: 

  • un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale corrispondente a non meno di 60 crediti formativi universitari o accademici (CFU/CFA); 
  • un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale; 
  • un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale e valutazione conclusiva.

Addio ai 24 CFU. Cosa sono i 60 CFU?

I 60 CFU sono crediti formativi universitari nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche e linguistiche e costituiscono il nuovo percorso di formazione abilitante.

Lo stesso potrà essere svolto durante il percorso di studi, in aggiunta ai crediti necessari per il conseguimento del proprio titolo o, in alternativa, dopo la laurea. Previsti, inoltre, un periodo di tirocinio nelle scuole e una prova finale comprensiva di una lezione simulata.  

Nello specifico, l’articolo 44 della legge 79/2022 recita:

  • Il percorso universitario e accademico di formazione iniziale è organizzato ed è impartito dalle università. Ovvero dalle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica attraverso centri individuati dalle istituzioni della formazione superiore. Anche in forma aggregata, nell’ambito della rispettiva autonomia statutaria e regolamentare
  • Si può accedere all’offerta formativa dei centri universitari e accademici di formazione iniziale dei docenti anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico. Secondo i margini di flessibilità dei relativi piani di studio. Nel caso di cui al primo periodo, i crediti formativi universitari o accademici di formazione iniziale per l’insegnamento sono aggiuntivi rispetto a quelli necessari per il conseguimento della laurea triennale e della laurea magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico

Addio ai 24 CFU. Cosa cambia?

L’introduzione dei 60 CFU è, a ben vedere, una svolta epocale che, per molti aspetti, rivoluzionerà l’accesso al Mondo Scuola. Costringendo, probabilmente, molti aspiranti docenti a rinunciare definitivamente al proprio sogno di ottenere una cattedra. 

Almeno per quanto riguarda la scuola secondaria di primo e di secondo grado. Per la scuola dell’infanzia e primaria, infatti, non cambierà nulla. 

Si tratterà di un percorso organizzato direttamente dagli Atenei attraverso i centri universitari di formazione iniziale e in stretta relazione con il sistema scolastico, che prevede anche un tirocinio diretto da svolgersi nelle scuole (20 CFU). Obbligatoriamente, inoltre, 10 CFU dovranno essere conseguiti nell’area pedagogica. Infine, prima di ottenere l’abilitazione, l’aspirante docente dovrà superare una prova finale che prevede anche una lezione simulata.  

60 CFU a numero chiuso

A differenza di quanto accaduto finora con i 24 CFU, però, il percorso sarà a numero chiuso e molto selettivo, almeno stando alle anticipazioni fornite a più riprese dallo stesso Ministro Bianchi. 

Il Ministero dovrà, infatti, comunicare alle Università il fabbisogno di insegnanti del sistema scolastico italiano per il triennio successivo. E sarà su questi dati che si deciderà quanti saranno i posti disponibili.

Con la Riforma Bianchi, quindi, il percorso per diventare docente diventa ancora più complicato ed in salita. Come se non fosse già abbastanza complicato. Selettività esasperata e numero chiuso sono le nuove parole d’ordine del sistema scolastico italiano. 

Il numero chiuso presuppone una prova preselettiva, mentre la tendenza ad investire su un metodo sempre più “esclusivo” lascia intendere che quest’ultima sarà tutt’altro che semplice ed abbordabile.   

Addio ai 24 CFU. Adesso o mai più

Per “proteggersi” dagli effetti, sotto molti aspetti devastanti, della Riforma della formazione iniziale e continua e del reclutamento dei docenti e non rischiare di essere tagliati fuori, bisogna, quindi, necessariamente giocare d’anticipo. E sfruttare a proprio vantaggio le “scorciatoie” previste dalla fase transitoria. In particolare, quella relativa ai 24 CFU. 

La Riforma Bianchi prevede, infatti, un periodo di “assestamento” che durerà fino al 31 dicembre 2024. Durante questa fase transitoria sono previste alcune eccezioni molto interessanti. Tra le quali quella legata all’acquisizione dei 24 CFU.

Sebbene, infatti, la legge n. 79/2022 preveda che il posto dei 24 CFU venga preso dai 60 CFU, sarà ancora possibile acquisire i 24 CFU entro il 31 ottobre 2022 e utilizzarli come titolo d’accesso fino al 31 dicembre 2024. 

In altri termini, conseguire i 24 CFU entro il 31 ottobre 2022, permette di partecipare al concorso ordinario, al TFA Sostegno e al prossimo aggiornamento GPS. Senza problemi. Senza rischi. Senza selettività. E, soprattutto, senza numero chiuso. 

Ecco perché, chi coltiva ancora il sogno o l’ambizione di ottenere una cattedra, deve fare in fretta. Cogliere l’occasione al volo. La scelta è tra: conseguire i 24 CFU adesso o rinunciarvi per sempre. La data ultima è il 31 ottobre 2022. Da novembre 2022 in poi, invece, sarà obbligatorio possedere i 60 CFU: a numero chiuso, con test d’ingresso particolarmente selettivi, solo presso università pubbliche, in presenza, senza paniere delle domande e a costi sensibilmente maggiori.

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