Abuso di Contratti a Termine: Sentenza Storica a tutela della Stabilità dei Docenti

Lavoratore di carta sotto ad un ombrello

Il Tribunale del Lavoro di Perugia ha emesso una sentenza storica in favore di una docente di religione, riconoscendole un risarcimento di oltre 41.000 euro per l’abuso di contratti a termine reiterati per oltre vent’anni. 

Questo verdetto evidenzia le irregolarità del sistema di reclutamento nel settore pubblico e il mancato rispetto delle normative italiane ed europee. La vicenda, portata avanti grazie a una class action di Anief, segna un precedente significativo per i lavoratori precari, spesso penalizzati da un sistema contrattuale poco equo.

La Vicenda: Ventidue Anni di Precariato e una Vittoria in Tribunale

La docente protagonista della storia, che ha lavorato ininterrottamente con contratti a termine dal 1999 al 2021, ha contestato l’abuso della reiterazione contrattuale. La professoressa ha sottolineato come questa pratica fosse in violazione sia dell’art. 36 del D.lgs.165/2001, sia della direttiva europea 1999/70/CE. 

Un elemento centrale della denuncia è stata l’assenza di procedure concorsuali pubbliche per vent’anni: l’ultimo concorso per insegnanti di religione era risalente, infatti, al 2004. Questa mancanza aveva impedito alla docente l’accesso a una posizione stabile. 

Il Tribunale ha rilevato che il Ministero dell’Istruzione non aveva rispettato l’obbligo di bandire concorsi con cadenza triennale, come stabilito dalla legge n. 186/2003.

I giudici, di conseguenza, hanno evidenziato che la reiterazione dei contratti era contraria al principio di temporaneità previsto dalla normativa italiana ed europea. 

Inoltre, gli stessi giudici hanno ritenuto inadeguata la procedura di stabilizzazione avviata nel 2024, poiché offriva solo una possibilità di assunzione, senza garantire la certezza di un contratto stabile per sanare gli abusi.

Risarcimento e Nuove Normative

Il risarcimento assegnato alla docente, pari a 41.114,72 euro, è stato calcolato sulla base dei criteri introdotti dal Decreto-Legge 131/2024, che ha aggiornato le regole sui rimborsi per abuso di contratti a termine nel settore pubblico. 

La Corte ha stabilito un indennizzo di 16 mensilità dell’ultima retribuzione globale, tenendo conto della durata complessiva del rapporto di lavoro, della continuità dei contratti e della gravità della violazione. 

Inoltre, sono stati considerati il disagio subito dalla docente e l’assenza di concorsi per oltre due decenni, fattori che hanno aggravato la situazione. 

Il Decreto-Legge 131/2024 ha introdotto norme più incisive, prevedendo risarcimenti tra 4 e 24 mensilità, superando il limite precedente di 2,5-12 mensilità. 

Il legislatore ha chiarito che le indennità non devono solo riparare i danni subiti, ma anche fungere da deterrente contro futuri abusi, in linea con la direttiva europea 1999/70/CE e le pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Un Precedente Rilevante per i Precari del Settore Pubblico

Questa sentenza non è solo una vittoria personale per la docente, ma rappresenta anche un messaggio chiaro per il settore pubblico. 

L’adeguamento della normativa italiana alle direttive europee garantisce una maggiore tutela per i lavoratori precari e impone alle amministrazioni pubbliche di rivedere le proprie modalità di reclutamento

Il caso della docente di religione evidenzia l’urgenza di bandire concorsi regolari e di garantire la stabilizzazione dei lavoratori che prestano servizio continuativo per anni.

Il verdetto del Tribunale del Lavoro di Perugia sottolinea l’importanza di rispettare le regole contrattuali e offre uno spiraglio di giustizia per tutti i precari che subiscono abusi contrattuali simili. 

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