Autismo e arti marziali: il Modello Katautism

Carlo Hanau

11 Novembre 2025

Autismo e arti marziali: ragazzi autistici fanno arti marziali in palestra

Autismo e arti marziali: il Modello Katautism

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A prima vista si direbbe che non si debba insegnare le arti marziali a bambini con autismo, soprattutto se si tratta di bambini che hanno crisi di aggressività, come spesso succede nell’autismo infantile. Insegnare come vincere la lotta contro un avversario sembrerebbe incentivare questa brutta tendenza, che può portare alla istituzionalizzazione e al ricorso a farmaci potenzialmente dannosi come gli antipsicotici. Al contrario l’insegnamento della lotta comprende regole ben precise nell’uso della forza con una scelta consapevole escludente atti dannosi per l’avversario.

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Benefici del movimento controllato: il modello Katautism

Il movimento controllato di per sé fa bene anche per l’autismo. Già da tempo alcuni genitori hanno portato la loro esperienza su come hanno insegnato ai figli ad andare in bicicletta


L’abilità di usare la bicicletta è una delle tante attività salutari e utili, anche se non si arriva a praticare lo sport competitivo. 

Nel settembre 2022 una relazione tenuta al convegno della Fondazione Sospiro da Angelo Suardi, consulente dell’associazione ASD Over Limits, ha illustrato la mission: facilitare anche lo sport come mezzo di inclusione sociale rivolto a soggetti svantaggiati.

E’ del 22 maggio scorso la relazione “Esperienze di “allenamento” cognitivo-motorio nello sport”  tenuta da Nicole Maussier al 3° Convegno Internazionale Scientifico Professionale “Spettro Autistico. Nuove dimensioni, nuovi trattamenti”.


La Maussier ha introdotto le arti marziali, soprattutto judo e karate, nella scuola primaria e in orario scolastico, con tecnici formati sull’autismo.

Le esercitazioni sono state inclusive sin dall’inizio in quanto tutta la classe partecipava.

Grazie alla formazione specifica degli allenatori tutti i bambini partecipavano e si divertivano e il rinforzo ai bambini “speciali” veniva spesso dato dai compagni stessi che li lodavano quando avevano successo. 

La bella esperienza è stata oggetto del suo libro “Sport e autismo: il modello Katautism

La relazione ha sottolineato il fatto che la sperimentazione ha riguardato classi in cui era inserito almeno un alunno certificato per autismo

Non erano presenti criteri di esclusione, anche gli alunni con Autismo infantile (F84.0 dell’ICD 10), assimilabile ai livelli 2 e 3 del DSM 5, hanno portato a termine la sperimentazione con successo. 

Questo è importante perché, da quando la diagnosi di spettro autistico viene fatta anche a bambini con notevoli abilità, il cosiddetto livello 1, si rischia di indirizzare l’attenzione da parte degli  operatori e dei ricercatori soltanto a questi, trascurando gli altri che esigono un’assistenza più complessa.

La Maussier ritiene che la chiave del successo sia stata primariamente la preparazione specifica dei tecnici sportivi che hanno adattato agli allievi speciali l’ambiente fisico e lo stile di insegnamento, senza bisogno di riservare momenti separati dal resto della classe.

Il progetto “Sport e autismo: il modello Katautism” è stato presentato al pubblico internazionale sulla rivista “Sport Sciences for Health” e ha vinto il bando europeo Erasmus+Sport allargandosi all’Europa. 

Autismo e arti marziali: genitori con figli in bici

Autismo e arti marziali: l’attività pratica

L’attività pratica nelle scuole (solo judo) si svolgerà in Italia, Spagna e Portogallo

I partner del progetto sono: 

  • Federazione Italiana Judo Lotta Karate e Arti Marziali – FIJLKAM (leader); 
  • Università degli Studi di Roma “Foro Italico”; 
  • Sport evolution Alliance ( Portogallo); 
  • Università Ramon Llull ( Spagna); 
  • Unione Europea di Judo (EJU). 

L’allargamento ad altri Paesi non era scontato, poiché il valore dell’inclusione, che per noi è fondamentale, non è condiviso da altre nazioni, anche vicine. 

Naturalmente l’inclusione nella scuola di tutti è un grande valore se vi sono esempi virtuosi da esportare, come quello presentato dalla Maussier.

Già nel 2015  Bahrami F, Movahedi A, Marandi SM, Sorensen C. avevano fatto sperimentazioni controllate in Iran sugli effetti del Karate, trovando che dopo 14 settimane si poteva osservare nel gruppo di trattati una significativa riduzione del deficit di comunicazione rispetto al gruppo di controllo. 

Questa differenza significativa nel miglioramento era rimasta invariata al follow-up a un mese. 

Anche gli autori cinesi Fu e Shi hanno recentemente documentato importanti miglioramenti nelle abilità linguistiche, nella comunicazione sociale e nelle abilità motorie in alunni con autismo dopo 24 settimane di allenamento strutturato nelle arti marziali, 3 volte a settimana, 60 minuti ciascuna. 

Le conclusioni dello studio sono le seguenti: 

  • “Questo studio ha confermato, attraverso uno studio clinico randomizzato controllato, che il gioco strutturato di arti marziali può migliorare efficacemente i disturbi comportamentali e motori dei bambini con ASD. Ciò suggerisce che i giochi strutturati di arti marziali, in quanto metodo di intervento innovativo, non solo presentano le caratteristiche di divertimento e struttura, ma possono anche stimolare significativamente l’entusiasmo per la partecipazione dei bambini con ASD, offrendo un nuovo percorso fattibile per la riabilitazione dei bambini con ASD. Si raccomanda ai dipartimenti e alle istituzioni competenti di rafforzare gli sforzi di promozione, di integrarli nei programmi scolastici regolari delle scuole di educazione speciale e degli istituti di riabilitazione”

Questi risultati positivi italiani, iraniani e cinesi sono incoraggianti. Ci si augura che siano sempre inseriti in un programma personalizzato, condiviso, che interessi tutte le aree dello sviluppo, secondo i principi enunciati nel documento emanato da Autismo-Europa nel 2006.