BES e DSA

BES e DSA

Chi opera nella scuola odierna sa perfettamente quanto sia cambiata rispetto al passato. Infatti, si presta molta più attenzione ai soggetti maggiormente fragili. Sigle come BES e DSA sono vitali nel nuovo assetto didattico.

La prima indica i Bisogni Educativi Speciali, mentre la seconda i Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Entrambe le categorie sono tutelate dal Ministero dell’Istruzione. Il MIUR deve mettere in atto tutti i progetti utili a rendere concreta l’inclusione scolastica.

L’articolo n. 34 della Costituzione, in realtà, afferma che «la scuola è aperta a tutti». È ovvio, quindi, che gli insegnanti e gli istituti debbano fare del proprio meglio per consentire che ciò avvenga.

Nella scuola non sono presenti solo gli studenti con disabilità. Nelle classi ci sono anche coloro che mostrano problematiche sociali, culturali o economiche. Inoltre, si devono tenere in considerazione anche i disturbi evolutivi specifici.

BES e DSA quali sono le differenze

Per ottenere l’abilitazione sul sostegno bisogna attendere il TFA Sostegno 2023. Anche il resto della classe docente, però, deve assimilare le nozioni riguardanti i BES e DSA.

In particolare è bene analizzare le differenze che intercorrono tra di loro. La Direttiva Ministeriale 27 Dicembre 2012 si sofferma sui BES. Essa indica gli strumenti d’intervento per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali e l’organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica.

La persona deve essere considerata nella sua totalità comprendendo sia la sfera fisica sia quella psichica. Inoltre, i BES vengono definiti in base alla classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute.

In inglese è conosciuta come International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF). La sua nascita è stata voluta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

In tale categoria, quindi, ricadono coloro che hanno delle disabilità fisiche, psichiche e/o sensoriali. Ogni alunno può essere definito BES con continuità o per un breve periodo della propria carriera scolastica. A tutto ciò gli istituti devono proporre delle risposte adeguate, rapide e personalizzate.

Per quanto concerne i DSA, invece, si deve prestare attenzione alla Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010. Ivi si riconoscono tra tali disturbi la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.

Nella suddetta legge si afferma che i DSA «si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana».

Tale definizione serve a comprendere la complessità della categoria presa in esame. Infatti, tra BES e DSA mutano anche gli interventi in loro sostegno.

Questo è dovuto essenzialmente al fatto che si devono tenere in considerazione le diversità che intercorrono. Solo così si possono mettere in moto tutte quelle pratiche utili a consentire all’allievo di raggiungere il successo scolastico.

BES e DSA le leggi di riferimento

La normativa riguardante i BES e DSA è abbastanza dettagliata. Il motivo è evidente: essa serve per tutelare gli studenti più fragili. L’obiettivo è quello di rendere viva quella che è definita come didattica inclusiva.

L’integrazione scolastica nel nostro Paese ha avuto origine dalla Legge n. 517 del 4 agosto 1977. Per quanto concerne i BES, gli istituti scolastici devono collaborare in maniera costante con i Centri Territoriali di Supporto.

La Direttiva Ministeriale 27 Dicembre 2012 è funzionale a snocciolare i progetti da supportare nei confronti dei detentori di BES. Si ricorda, inoltre, quanto sia grande l’area dello svantaggio scolastico.

Nei Bisogni Educativi Speciali rientrano anche i DSA, ma questi non sono gli unici disturbi su cui concentrarsi. Nei BES presenziano tre macro-categorie:

  • la disabilità;
  • i disturbi evolutivi specifici;
  • lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.

Tali specifiche sono necessarie perché rappresentano un enorme passo avanti rispetto alla Legge n. 104 del 5 febbraio 1992. I ragazzi e le ragazze con disabilità, dunque, non sono i soli ad avere il bisogno di figure professionali adeguate.

Tra di loro compaiono anche gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Un documento utile al riguardo è il Decreto Ministeriale 12 luglio 2011

In allegato allo stesso si trovano le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento.

Bisogni Educativi Speciali

Come già detto in precedenza, qualsiasi alunno può manifestare Bisogni Educativi Speciali per un breve o lungo periodo. Di conseguenza, non bisogna commettere l’errore di credere che in tale categoria possano ricadere solo gli studenti con disabilità.

Per integrare meglio l’alunno con BES all’interno del contesto scolastico bisogna lavorare in maniera sinergica. Ciò implica un lavoro costante non solo da parte degli istituti, ma anche dalle risorse territoriali.

A tal proposito bisogna osservare con attenzione il Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020. Quest’ultimo adotta il Piano Educativo Individualizzato (PEI) come modello nazionale.

La sua realizzazione e messa in atto è correlata al Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO). In esso è possibile annoverare il docente di sostegno, il team insegnanti, gli operatori sanitari, ma anche le famiglie di appartenenza.

Il PEI, inoltre, deve essere programmato a inizio anno scolastico. Tutto ciò trova le propria fondamenta ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017.

Il modello PEI, inoltre, cambia a seconda dell’ordine e grado della scuola frequentata dall’alunno. Infatti, è redatto sin dalla scuola dell’infanzia. Ivi si configurano gli obiettivi didattici ed educativi che l’alunno con disabilità dovrà raggiungere nel corso dei mesi.

Gli interventi nei confronti dell’alunno con disabilità devono seguire determinati principi. Essi sono i seguenti:

  • la dimensione della Socializzazione e dell’Interazione;
  • la dimensione della Comunicazione e del Linguaggio;
  • la dimensione dell’Autonomia e dell’Orientamento;
  • la dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento.

Per ognuna di queste dimensioni, inoltre, si devono individuare, a propria volta, obiettivi ed esiti attesi oltre agli interventi didattici e metodologici.

Una programmazione vasta e dettagliata, quindi, che garantisce il diritto allo studio degli alunni con disabilità.

Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Nella tematica BES e DSA i secondi occupano un posto di rilievo. Con la suddetta sigla si intendono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento che rientrano nel nei BES.

A riconoscere la loro validità ci pensa la Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010. Tra i DSA si possono catalogare la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.

La diagnosi di DSA è affidata al Servizio sanitario nazionale. Ottenuta tale diagnosi, inoltre, i familiari dell’allievo devono comunicarlo il prima possibile alla scuola di frequenza.

Con il termine dislessia si indica uno specifico disturbo. Colui che ne è affetto, infatti, riscontra problemi nel leggere nella maniera più corretta. Il tutto, ovviamente, deve essere messo a confronto con la classe frequentata dal soggetto e dall’età dello stesso.

Inizialmente, dunque, potrebbe apparire come un semplice rallentamento dell’apprendimento. Un’analisi più approfondita, però, chiarisce alcuni punti. 

La dislessia non consente una lettura a voce alta dei brani e, oltre a ciò, si ha difficoltà a comprendere pienamente il testo.

La disgrafia e la disortografia, invece, si basano sulla incapacità di padroneggiare al massimo la scrittura. La disgrafia riguarda la grafia e comporta il non riuscire ad avere il pieno controllo degli aspetti grafici della scrittura.

Lo studente in questione trova complessità proprio nell’atto esecutivo della scrittura a causa della difficoltà a padroneggiare gli aspetti grafici.

La disortografia, invece, si manifesta con minore frequenza. C’è una minore correttezza del testo letto e c’è un vero e proprio disordine nella codifica del testo scritto. Quindi, si ha difficoltà a trasformare quanto detto in parole scritte su carta.

Infine, c’è la discalculia che riguarda l’abilità di calcolo. Vengono toccati in questo caso due capacità: l’organizzazione della cognizione numerica e la procedura del calcolo.

Per arginare tali disturbi, nella scuola si deve fare ricorso al Piano Didattico Personalizzato (PDP). Il PDP, che deve essere compilato entro il primo trimestre dell’anno scolastico e deve contenere i seguenti elementi:

  • i dati anagrafici dello studente;
  • il DSA preso in considerazione;
  • gli strumenti compensativi;
  • le misure dispensative;
  • le forme della valutazione personalizzata;
  • le attività didattiche personalizzate.

Inoltre, i DSA possono usufruire degli strumenti compensativi e delle misure dispensative. Questi non servono a facilitargli lo studio, ma ad allineare quest’ultimo alle loro competenze.

I BES e DSA, però, non sono di esclusiva competenza del docente di sostegno. Un buon modo per prepararsi al meglio in questo compito tanto delicato è affrontare una preparazione degna di questo nome.

Un master sui Bisogni Educativi Speciali e integrazione scolastica, per esempio, può rivelarsi un ottimo alleato. Altro corso su cui puntare può essere il master sui soggetti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento e difficoltà scolastiche.

Ciò vale per quanti già operano nelle scuole, ma anche per gli aspiranti docenti delle diverse discipline.

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