Si riaccende la polemica politica e sindacale intorno al rinnovo del contratto scuola. A seguito delle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e del Merito, che ha accusato le gestioni passate di inerzia decennale sui rinnovi, è arrivata una netta presa di posizione della FLC CGIL contro Valditara, tesa a ristabilire quella che il sindacato considera la verità storica sui fatti.
Le dichiarazioni del Ministro e la reazione sindacale
La firma del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per il triennio 2022-2024 ha rappresentato un momento di forte divisione.
Se da una parte il Ministro Giuseppe Valditara – in un comunicato stampa pubblicato sul sito del MIM – ha esultato per il risultato raggiunto, sottolineando come per dieci anni “qualcuno non abbia fatto il proprio dovere” nel garantire la continuità contrattuale, dall’altra si è registrata la mancata firma della FLC CGIL.
È proprio su questa ricostruzione storica che si innesta la dura replica della FLC CGIL contro Valditara: il sindacato non accetta la narrazione secondo cui le responsabilità del blocco decennale siano generiche o attribuibili ad altri fronti politici.
La segretaria generale della FLC CGIL, Gianna Fracassi, ha risposto con toni ironici ma fermi alle affermazioni del titolare di Viale Trastevere.
Pur dicendosi “lusingata” dalle continue attenzioni del Ministro verso l’unica sigla non firmataria, Fracassi ha voluto precisare nomi e cognomi dei protagonisti di quella stagione politica che portò al congelamento delle retribuzioni del personale scolastico.
Una precisazione che mira a ribaltare completamente l’accusa mossa dal Ministro, indirizzandola verso l’attuale maggioranza di governo.
La FLC CGIL contro Valditara: le responsabilità politiche del 2008
Il cuore della polemica sollevata dalla FLC CGIL contro Valditara risiede nell’identificazione precisa di chi governava nel 2008, anno in cui iniziò il lungo periodo di blocco contrattuale.
Secondo la ricostruzione fornita da Gianna Fracassi, le forze politiche che oggi sostengono l’attuale esecutivo sono le stesse che all’epoca decisero di fermare la dinamica salariale nel pubblico impiego.
Nel 2008, ricorda il sindacato, il Presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi e il Ministro dell’Economia era Giulio Tremonti.
Un dettaglio non trascurabile, sottolineato con forza dalla FLC CGIL, è la presenza nell’attuale esecutivo di figure chiave di quel governo: l’attuale Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ricopriva infatti la carica di Ministra della Gioventù.
Per la CGIL, dunque, l’accusa lanciata da Valditara si trasforma in un boomerang politico, una critica involontaria ma profonda all’operato della propria stessa parte politica.

Il “decennio perduto”: cosa accadde realmente agli stipendi
Per comprendere la gravità dello scontro attuale della FLC CGIL contro Valditara, è necessario analizzare le conseguenze concrete di quelle scelte politiche citate da Fracassi.
Il blocco non riguardò solo il mancato rinnovo del CCNL, ma comportò misure strutturali pesanti per il personale della scuola.
Come ricordato dalla dirigente sindacale, in quegli anni si scelse non solo di bloccare il contratto per un decennio, ma anche di congelare gli scatti di anzianità, meccanismo fondamentale per la progressione economica dei docenti e del personale ATA.
Inoltre, fu cancellato un gradone stipendiale, modificando in peggio la curva retributiva per i neoassunti.
Queste decisioni hanno avuto un impatto a lungo termine sul potere d’acquisto dei lavoratori della conoscenza, un danno economico che secondo la CGIL non è stato ancora pienamente recuperato dai recenti rinnovi, motivo per cui la sigla ha scelto di non sottoscrivere l’ultimo accordo.
Il ruolo del sindacato durante il blocco contrattuale
Nella sua replica, Gianna Fracassi ha voluto anche rivendicare il ruolo attivo svolto dal sindacato durante quegli anni difficili.
Contrariamente all’immagine di inerzia dipinta dalle dichiarazioni ministeriali, la FLC CGIL sottolinea di aver condotto numerose battaglie legali proprio per contrastare il blocco e forzare la riapertura delle trattative.
La segretaria generale ha ricordato come, nello stesso periodo in cui il governo dell’epoca congelava le retribuzioni, l’organizzazione sindacale sosteneva un “numero enorme di cause di lavoro“.
Queste azioni legali, molte delle quali vinte, sono state fondamentali per mantenere alta la pressione sulle istituzioni e arrivare, infine, allo sblocco della contrattazione.


