Il pensiero computazionale e il Corso Coding

Il pensiero computazionale

Il pensiero computazionale si traduce in pensiero dinamico. Ciò è vitale all’interno della nuova visione della scuola italiana e non solo. In questo modo, infatti, gli aspiranti docenti possono assimilare un metodo differente di insegnamento.

Quest’ultimo si basa su posizioni pragmatiche in grado di inglobare logica e creatività. Infatti, tramite tale strumento si può trasmettere agli allievi la capacità di risolvere i problemi in maniera semplice.

Le abilità tecnologiche, dunque, possono essere adoperate anche tra i banchi di scuola. Così si tramanda ai futuri cittadini la facoltà di adoperare i mezzi informatici al di là delle basi possedute da tutti in questo settore.

Un esempio lampante di ciò è il Piano Nazionale Scuola Digitale. Questo documento è scaturito dalla Legge n. 107 del 13 luglio 2015 conosciuta anche come Riforma La Buona Scuola.

Il compito della suddetta normativa è quello di far comprendere la portata dell’istruzione digitalizzata.

Che cosa è il pensiero computazionale

La prima nozione su cui soffermarsi è che cosa effettivamente sia il pensiero computazionale. Esso riunisce al proprio interno una serie di processi mentali. Il loro scopo è quello di risolvere i problemi che si pongono innanzi all’individuo di volta in volta.

Il termine venne adoperato per la prima volta negli anni ’80 del secolo scorso dal matematico, informatico e pedagogista Seymour Papert. Nel 2006, però, venne formalizzato dall’informatica Jeanette Wing.

Con questa terminologia si vuole intendere non solo il semplice programmare, ma anche il riuscire a riflettere su livelli differenti. Un vero e proprio modo di pensare, dunque, che adopera dei metodi precisi per portare alla risoluzione dei problemi.

Le sue fondamenta sono presenti all’interno del linguaggio matematico. Un processo interattivo che è suddiviso in tre fasi. Esse sono:

  • l’astrazione, ovvero la formulazione del problema;
  • l’automazione, intesa come l’espressione della soluzione;
  • l’analisi, che si traduce nell’esecuzione della soluzione e nella valutazione della stessa.

Come si è già potuto notare in precedenza, inoltre, la Legge n. 107/2015 inserisce il pensiero computazionale tra gli obiettivi della scuola. Il compito è quello di istruire gli allievi su un adeguato utilizzo delle tecnologie.

In tal modo si potrà avere un ampliamento delle conoscenze del singolo. Inoltre, si crea una vera e propria comunicazione interattiva tra docenti e discenti.

Si ricorda, inoltre, che anche a livello comunitario si cerca di accrescere le competenze digitali degli studenti. A confermare tale visione, infatti, ci pensa il Piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027.

Quali sono i concetti principali del pensiero computazionale

Quanto affermato finora serve per far comprendere le basi di questo metodo di insegnamento. Dunque, quali sono i concetti principali del pensiero computazionale?

Tra gli elementi essenziali c’è il processo che porta alla creazione di un pensiero. Quest’ultimo è vitale per sviluppare l’apprendimento scolastico.

Al centro di tutto ciò, dunque, viene inserito il ragionamento logico. Proprio quest’ultimo deve servire da input per la risoluzione dei problemi. Il pensiero computazionale contiene:

  • algoritmi;
  • scomposizioni;
  • generalizzazioni, causate dagli schemi ricorrenti;
  • astrazioni;
  • valutazione.

Gli studenti, dunque, sono chiamati ad analizzare ciò che li circonda adoperando proprio la logica. In questo modo possono verificare quanto accade intorno a loro per trarne le giuste conclusioni.

Il pensiero algoritmico, per esempio, permette di riflettere in maniera sequenziale per cogliere le regole di una situazione. La scomposizione, invece, consente di analizzare le singole parti di un concetto in maniera separata.

La generalizzazione porta a riuscire a individuare con semplicità gli schemi ricorrenti. Permette anche di vedere le varie connessioni tra gli oggetti o i contesti.

L’astrazione permette di eliminare il superfluo. In questo modo l’allievo è indotto a ragionare con maggiore facilità e a trovare in minor tempo la soluzione ai suoi dilemmi.

La valutazione, infine, permette di capire se quanto fatto sia la strada più giusta per il raggiungimento dello scopo prefissato.

Il pensiero computazionale nella scuola

Risultano evidenti le grandi potenzialità che ha il pensiero computazionale nella scuola. La didattica digitale, infatti, sta divenendo sempre di più un elemento portante del nuovo assetto scolastico.

Le competenze in ambito informatico devono iniziare tra i banchi. Inoltre, esse devono essere alimentati anche negli uffici lavorativi e nella vita privata. Ciò è dovuto anche alla dinamicità della tecnologia che necessita da parte dei docenti una continua attenzione.

Bisogna, dunque, mantenersi sempre aggiornati. Anche questo rientra all’interno della visione della formazione continua degli insegnanti italiani ed europei.

Il pensiero computazionale, inoltre, ha delle radici interdisciplinari. Ciò implica che non deve essere adoperato solo per le materie scientifiche. Il problem solving, infatti, è utile in qualsiasi contesto.

Esso può essere adoperato in ogni momento. Infatti, dà l’opportunità di analizzare nel dettaglio una situazione e di scioglierla nella maniera più semplice possibile.

In tal modo, dunque, gli studenti analizzano una problematica, la smontano e la rimontano per ottenere la soluzione migliore. Questo sistema risulta molto utile nell’apprendimento delle nozioni scolastiche.

Il Corso Coding

Il pensiero dinamico è strettamente collegato al Corso Coding. Aspiranti docenti ed educatori non possono farne a meno. 

Queste figure professionali, infatti, sono chiamate a fare proprio il pensiero computazionale. Fatto ciò, devono trasmetterlo ai propri alunni.

Il corso Coding, infatti, mette al centro il metodo didattico analizzato finora. Per tale ragione, chi opera nella scuola non può assolutamente farselo sfuggire.

Una metodologia pragmatica che può aprire nuove porte all’insegnamento. In questo modo si porta allo sviluppo del pensiero critico delle nuove generazioni.

I nuovi strumenti tecnologici, inoltre, prospettano molteplici opportunità di trasmettere la cultura. Le competenze della robotica, infatti, possono essere utilizzate per migliorare le proprie abilità negli studi.

Il MIUR, inoltre, spinge molto gli addetti ai lavori a mantenere attiva la propria conoscenza in questi settori. Ciò lo si può vedere anche dal fatto che le certificazioni informatiche sono un mezzo per aumentare il punteggio nelle graduatorie GPS.

Nell’Ordinanza Ministeriale n. 112 del 6 maggio 2022, infatti, si afferma come il corso Coding doni 0,5 punti in più.

I docenti, quindi, possono ampliare il proprio bagaglio culturale e, allo stesso tempo, possono avere più opportunità di ottenere supplenze GPS nei diversi istituti.

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