La scuola ingloba al proprio interno numerose figure assai distinte tra loro. Tutte, però, sono chiamate a svolgere al meglio il proprio compito. Ciò accade anche quando il contratto di lavoro non è a tempo indeterminato. È il caso, quindi, di comprendere chi siano i docenti precari.
Una categoria essenziale per la buona riuscita delle lezioni. Nonostante ciò, spesso ha meno diritti dei colleghi in possesso della titolarità di una cattedra.
Docenti precari. Definizione
Non è semplice parlare di docenti precari, ma si può cercare di darne una definizione esaustiva. Questo tipo di professionisti, come detto, non hanno nulla di diverso dai loro colleghi stabilizzati.
I loro compiti, infatti, sono identici. Di differente vi è solo la modalità del contratto che sono stati chiamati a sottoscrivere. Ciò implica una serie di diritti in meno rispetto alla controparte con un posto da titolare.
Per poter ambire alla cattedra a tempo indeterminato, infatti, si deve superare un concorso a livello nazionale. Chi ha dalla propria parte i soli titoli, però, può tranquillamente iscriversi in graduatorie scolastiche come le GPS e le GI.
Queste gli consentono di ottenere servizi e aumentare il punteggio, ma per poter acquisire l’abilitazione all’insegnamento vi è sempre bisogno del concorso.
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Questo è sicuramente uno dei tasti dolenti per quanti operano in questo settore. Gli anni di servizio alle spalle, infatti, non sono un criterio sufficiente per poter ambire a divenire docenti di ruolo.
Docenti precari. Le supplenze perenni
Da quanto si è detto fino a questo è facile comprendere che chi si ritrova in tale contesto sia quasi condannato alle supplenze perenni. I docenti precari, infatti, possono ricevere incarichi annuali o supplenze brevi.
In ogni caso, capita spesso che essi non possano proporre una continuità didattica. Questo crea disagio non solo nei lavoratori della scuola, ma anche negli alunni. Avere professori e professoresse sempre nuovi potrebbe compromettere l’esperienza dell’apprendimento.
L’unico modo per poter ambire al lavoro a tempo indeterminato, come già detto, è quello di superare con successo il concorso nazionale. Bisogna sempre ricordare, però, che buona parte delle cattedre a disposizione è per i docenti nelle GAE.
La nuova riforma voluta da Patrizio Bianchi ha nelle proprie intenzioni quella di limitare il precariato in questo settore. Il percorso formativo prospettato, infatti, dovrebbe portare all’acquisizione dell’abilitazione tramite una scaletta universitaria ben definita.
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