Immissione in ruolo docenti: cos’è l’anno di prova

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Il sogno di tutti gli aspiranti docenti è sicuramente l’immissione in ruolo. Collegato a essa, però, vi è un elemento basilare per gli addetti ai lavori che necessita di essere snocciolato. La prima cosa da fare, dunque, è comprendere che cosa sia l’anno di prova.

La riforma voluta da Patrizio Bianchi, infatti, ha messo in campo diverse novità. Molte delle quali, però, non hanno trovato la giusta approvazione tra chi opera nella scuola.

Regolamentare l’immissione in ruolo

Il Decreto-Legge 30 aprile 2022, n. 36 ha messo in luce una differente modalità di prepararsi per divenire docenti. In particolare, dall’articolo 44 al 47 ci si sofferma sull’istituzione dei 60 CFU e su inedite forme di reclutamento. In tale ottica, inoltre, si è cercato di regolamentare l’immissione in ruolo.

Sindacati e MIUR, a tal proposito, hanno avuto un incontro il 18 luglio 2022. Lo scopo è stato quello di trovare un compromesso che potesse soddisfare entrambe le parti. Il Ministro Bianchi, per esempio, vorrebbe applicare la nuova riforma a tutti i docenti neo-immessi o che sono passati in ruolo a decorrere dall’anno scolastico 2022/23.

Il sindacato UIL Scuola, però, non è affatto d’accordo con tale decisione. Tale ente, infatti, afferma che tutto ciò non può essere in alcun modo retroattivo. Di conseguenza, il nuovo regolamento deve essere valido solo per chi verrà assunto attraverso il nuovo percorso di formazione.

L’anno di prova

In tutto ciò, naturalmente, a ricoprire un ruolo centrale nella discussione è proprio l’anno di prova. Il Decreto-Legge menzionato in precedenza parla esplicitamente di un periodo di prova che deve essere completato.

Per la precisione, si afferma che «i vincitori del concorso su posto comune, che abbiano l’abilitazione all’insegnamento, sono sottoposti a un periodo annuale di prova in servizio, il cui positivo superamento determina l’effettiva immissione in ruolo».

Questo è quanto si può leggere all’interno dell’articolo 44. Sempre qui, inoltre, si attesta che tale fase è subordinata allo svolgimento del servizio effettivamente prestato che deve essere di almeno 180 giorni.

Di questi, infine, almeno 120 devono essere rivolti alle attività didattiche. Al termine di tutto ciò, gli aspiranti docenti dovranno superare un test finale capace di attestarne le competenze.

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