La scuola è sicuramente il luogo più rappresentativo della cultura. Essa, naturalmente, non può permettersi di non valutare i progressi fatti dalla società, ma anzi cerca di integrarli nel proprio assetto. Ecco perché ormai si parla di didattica digitale, ma cos’è?
Un nuovo modo di impartire le lezioni che mette al centro il ruolo degli alunni e la loro capacità di apprendere. Un modello differente che è giusto conoscere.
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Didattica digitale
Ormai da un po’ di tempo, il Ministero dell’Istruzione ha dato le linee guida riguardanti la didattica digitale. Il mondo che ci circonda, infatti, è avanzato molto dal punto di vista tecnologico e la scuola non può ignorare tale aspetto.
Inoltre, la pandemia ha costretto per molti mesi gli studenti a sperimentare un diverso sistema di fare lezioni. Queste ultime sono state espletate in maniera telematica e ciò ha portato ancora di più a dover fare i conti con il digitale.
In ogni caso, questo processo consente di sperimentare un’innovativa metodologia di insegnamento e di apprendimento. La didattica tradizionale metteva al centro il docente e la trasmissione delle competenze da quest’ultimo ai suoi alunni. Con la didattica digitale, invece, il ruolo centrale viene assunto dagli studenti.
La scuola digitale, dunque, è ormai una realtà ben consolidata. Gli strumenti analogici vengono in tal modo integrati con quelli tecnologici. La LIM, il computer, il tablet sono diventati tutti elementi costituenti delle lezioni frontali.
I bisogni del futuro
Quello che si vuole ottenere attraverso la didattica digitale è la soddisfazione dei bisogni del futuro. Naturalmente, il modello tradizionale di insegnamento non deve essere mandato in pensione, ma deve essere unito con i nuovi strumenti in nostro possesso.
In tale ottica si inserisce il Piano Nazionale Scuola Digitale presente nella Legge 13 luglio 2015, n. 107 (La Buona Scuola). Un’operazione volta a rendere digitale anche l’aspetto amministrativo delle scuole italiane.
Una solida alleanza tra la cultura e la tecnologia per poter ampliare i confini della conoscenza da trasmettere agli studenti. In tal senso, inoltre, anche i docenti sono chiamati a una formazione continua in tale ambito. Ciò per non rimanere indietro e dare il massimo all’interno della nuova ottica lavorativa.