Il compito della didattica inclusiva ADHD è quello di consentire l’integrazione della totalità degli studenti. L’articolo n. 34 della Costituzione, infatti, afferma che «la scuola è aperta a tutti».
Ovviamente, tutto ciò acclude i bambini con diagnosi di ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder). Una condizione neurobiologica che causa difficoltà nell’attenzione e nell’iperattività.
Inoltre, la didattica inclusiva ADHD richiede una combinazione di strategie didattiche e di supporto individuale. In tale ottica risulta indispensabile il lavoro costante dei docenti di sostegno.
Questi professionisti vengono formati attraverso il Tirocinio Formativo Attivo. Ecco perché è tanto atteso il nuovo bando del TFA Sostegno 2023.
Durante il suddetto anno scolastico, i candidati vengono istruiti sul piano pedagogico. Ciò li porta ad avere tutte le nozioni necessarie a mettere in pratica l’integrazione scolastica.
Come si fa didattica inclusiva
La didattica inclusiva può essere descritta come un vero e proprio approccio educativo. Lo scopo dichiarato è quello di garantire a tutti gli alunni il loro diritto allo studio.
Ciò deve avvenire a prescindere dalle loro abilità e dalle loro difficoltà. Infatti, il Ministero dell’Istruzione è chiamato a mettere in atto una serie di progetti per oltrepassare i vari ostacoli presenti sul cammino.
Ogni alunno, inoltre, ha le proprie abilità. Compito della scuola è quello di elevarle al loro massimo splendore. Ciò avviene mettendo al centro della lezione l’alunno inteso come persona singola. La didattica inclusiva ADHD non è differente.
Gli insegnanti di sostegno si adoperano per superare ogni tipo di impedimento causato dal disturbo in questione. La stessa cosa devono farlo anche il resto dei docenti.
Le radici di tale tipo di educazione sono riscontrabili nella Legge n. 517 del 4 agosto 1977. È qui che apparsa per la prima volta la figura del docente di sostegno.
La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012, invece, tratta dei Bisogni Educativi Speciali. In questa categoria non rientrano esclusivamente gli alunni con disabilità. Infatti, fanno la loro comparsa anche i soggetti con ADHD.
In ogni caso, bisogna assicurare l’equità di trattamento. Ciò implica, come si vedrà meglio in seguito, la creazione di materiali didattici accessibili e l’utilizzo di tecnologie assistive.
Così da permettere a tutti di partecipare alle lezioni e di progredire a livello culturale e umano.
Come lavorare con un bambino con ADHD
Una normativa fondamentale per la didattica inclusiva ADHD è sicuramente la Nota n. 4089 del 15 giugno 2010. Tramite essa, il Ministero dell’Istruzione ha dato le indicazioni utili per trattare i soggetti presi in esame.
Ivi si afferma che, come avviene per gli alunni con DSA, anche per coloro con ADHD si debba utilizzare il PDP. Quest’ultima sigla intende il Piano Didattico Personalizzato.
Un documento ufficiale che serve per decretare i progetti da mettere in pratica nel corso dell’anno scolastico. Uno strumento vitale quando si parla di didattica inclusiva ADHD.
Il PDP, inoltre, è strutturato sulla base di alcuni elementi. Essi sono:
- i dati anagrafici dell’alunno;
- la tipologia di disturbo;
- le attività didattiche individualizzate;
- le attività didattiche personalizzate;
- gli strumenti compensativi utilizzati;
- le misure dispensative adottate;
- le forme di verifica e valutazione personalizzate.
Tale documento deve essere redatto necessariamente entro il primo trimestre. La stesura deve essere svolta in collaborazione con la famiglia dell’alunno e i Centri di diagnosi e di cura.
Ci sono, inoltre, anche altre azioni da mettere in pratica nel contesto analizzato. Infatti, il corpo docente può avvalersi di:
- tempi di lavoro brevi o con piccole pause;
- aiuti visivi;
- gratificazioni immediate;
- procedure di controllo sia all’inizio che alla fine delle varie operazione da eseguire.
Altro aiuto considerevole è il progettare obiettivi realistici da raggiungere. Infatti, lavorare passo dopo passo in questi casi è la soluzione migliore da intraprendere.