Didattica inclusiva

Didattica inclusiva

Ogni studente ha il diritto di partecipare in maniera attiva alla vita scolastica. Per tale ragione è bene parlare di quella che è definita come didattica inclusiva. Il MIUR deve farsi carico di quanti abbiano degli impedimenti nell’accedere a tale beneficio.

Per questa ragione, nel corso degli anni sono state emanate diverse normative volte a rendere concreta la didattica inclusiva.  Ciò serve anche a sviluppare i progetti che sono adoperati sul campo.

Il Ministero dell’Istruzione, dunque, deve favorire l’inclusione. Per farlo è necessario avere docenti di sostegno, ma anche risorse adeguate per la realizzazione delle strategie del caso.

L’insegnante di sostegno ha la piena responsabilità in ambito didattico ed educativo non solo dell’allievo con disabilità. Infatti, a lui spetta ugualmente il controllo del resto della classe.

Per la realizzazione di tale visione esiste un appropriato percorso formativo. Esso trova riscontro in una specializzazione universitaria. Al momento, infatti, i vari candidati al ruolo attendono il bando del TFA Sostegno 2023. Grazie a esso sarà possibile ottenere l’abilitazione sostegno.

Definizione della didattica inclusiva

La didattica inclusiva trae la sua forza all’interno della normativa italiana. Nell’articolo n. 34 della Costituzione si afferma che «la scuola è aperta a tutti». Un elemento cardine da cui trarre la forza imprescindibile per concretizzare il progetto in questione.

Il Ministero dell’Istruzione deve fare in modo di eliminare gli ostacoli che si frappongono tra lo studente e il suo diritto. Ciò implica una serie di operazioni utili per garantire a tutti l’istruzione che meritano.

Le barriere alla fruizione del diritto allo studio, dunque, devono essere eliminate. Questo concetto è valido per tutti gli allievi dell’istituto, compresi coloro che manifestano disabilità di varia natura.

L’integrazione scolastica è uno dei massimi valori della scuola del nostro Paese. Essa ha radici profonde. La prima norma a fare riferimento alla figura del docente di sostegno fu la Legge n. 517 del 4 agosto 1977.

Naturalmente, da allora ci sono state numerose variazioni e ampliamenti per garantire l’efficienza scolastica. Il Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010, per esempio, ha sancito la nascita del TFA Sostegno. In seguito, è stato integrato con il Decreto Ministeriale n. 81 del 25 marzo 2013.

La Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010, invece, tratta dei Bisogni Educativi Speciali. Ciò fa comprendere come ci sia il bisogno di operare in maniera accurata non solo nei confronti degli studenti con disabilità.

Obiettivi e finalità della didattica inclusiva

Tra le finalità della didattica inclusiva, dunque, vi è il voler appianare le differenze causate dalle difficoltà presenti nel singolo alunno. Nessuno studente, infatti, deve essere lasciato indietro. Per far ciò è necessario che tutti collaborino per la buona riuscita del progetto.

Di conseguenza, c’è bisogno della presenza costante di personale specializzato identificato nel docente di sostegno. 

Tutti gli altri, però, non possono fare finta di niente. I compagni di classe, gli insegnanti, i familiari e gli enti locali devono compiere la propria parte.

Lo studente con problematiche deve essere messo nelle condizioni di sviluppare al massimo il proprio potenziale. In questo modo può accrescere il proprio bagaglio culturale, emotivo e personale.

Il compimento di tale prospetto passa anche attraverso un approccio sistematico e individuale. Non a caso, infatti, gli insegnanti di sostegno devono compilare a inizio anno il Piano Educativo Individualizzato (PEI).

Quest’ultimo serve a fissare gli obiettivi da raggiungere nel settore scolastico. Inoltre, al suo interno si devono indicare anche le strategie che si vogliono avviare e il metro di valutazione utilizzato.

Infine, si possono adoperare anche mezzi per facilitare la comprensione in classe. Tra di essi compaiono, tra i tanti, anche:

  • la LIM;
  • l’utilizzo dei mezzi tecnologici;
  • la didattica metacognitiva.

Chi sono gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES)

Come detto in precedenza, la Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010 ha messo nero su bianco quelli che sono i Bisogni Educativi Speciali.

In tale norma, infatti, si parla dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento in ambito scolastico. Questa legge riconosce le dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.

Tali disturbi «si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana».

La didattica inclusiva, dunque, serve non solo a coloro che soffrono di disabilità fisiche, psiche o sensoriali. Infatti, il docente di sostegno è chiamato a svolgere la propria funzione anche in presenza di alunni con disagi economici, sociali, culturali e familiari.

La Nota MIUR n. 2215 del 26 novembre 2019, inoltre, afferma che l’insegnante di sostegno non è affidato solo a uno specifico studente. Egli è contitolare dei docenti disciplinari e, di conseguenza, il suo operato risulta essere rilevante per l’intero gruppo classe.

Competenze per gli insegnanti

Cosa serve per rendere la didattica inclusiva una realtà all’interno della scuola? Del personale competente che sia formato in maniera congrua alla situazione.

Per avere l’abilitazione sostegno, come si è visto, è necessario affrontare un percorso formativo specifico. Esso è il TFA Sostegno che prevede 8 mesi di lezioni. Inoltre, è necessario anche affrontare tirocini di vario genere e laboratori durante il corso di tale anno scolastico.

In questo periodo i candidati devono raggiungere 60 CFU da distribuire nelle diverse attività da affrontare. Infine, devono svolgere una prova finale capace di abilitarli sul sostegno. La suddivisione dei crediti formativi avviene nel seguente modo:

  • 36 CFU per le lezioni;
  • 6 CFU per il tirocinio diretto;
  • 3 CFU per il tirocinio indiretto con le TIC;
  • 3 CFU per il tirocinio indiretto;
  • 9 CFU per i diversi laboratori;
  • 3 CFU per la prova finale.

Per potervi accedere, però, è necessario prima superare dei test iniziali: prova preselettiva, prova scritta e prova orale.

L’insegnante di sostegno, però, non è l’unico a doversi impegnare per rendere accessibile a tutti il diritto allo studio. Anche i docenti disciplinari devono collaborare per realizzare tale visione educativa.

Si devono svolgere, infatti, azioni volte al coinvolgimento della classe sia in ambito culturale sia emotivo. Per prepararsi in tal senso si possono seguire dei corsi utili per la didattica inclusiva. 

Infatti, la formazione continua del corpo docente è uno dei capisaldi su cui si poggia la visione del MIUR.

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