Docenti precari non abilitati: esistono e insegnano. Ma da dove vengono?

Docenti precari non abilitati

Ripercorriamo un po’ di storia della docenza italiana, per scoprire come abbiamo fatto a trovarci invasi da docenti precari non abilitati.

La storia del precariato nel mondo scolastico italiano ha radici molto più lontane di quanto si pensi. 

Sembra che il problema ebbe inizio a partire dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. La scolarizzazione ebbe, infatti, una netta impennata mandando completamente in tilt l’intero sistema scolastico del Paese.

Così, per provvedere in poco tempo alla penuria di insegnanti, si iniziò ad assumere alla svelta chiunque avesse un titolo valido di laurea o diploma. 

Prima che questa necessità di insegnanti facesse capolino nel mondo scolastico, l’unico modo per potersi sedere dietro una cattedra era il concorso. 

Come si è creato il problema dei docenti precari non abilitati

Nel 1973, venne sancito il diritto di essere immessi in ruolo, oltre che per esami e titoli, anche per soli titoli. Inoltre, furono istituite anche delle graduatorie (aggiornabili) da poter scorrere per provvedere alla copertura del 50% dei posti vuoti all’inizio di ogni anno scolastico. 

Ovviamente, in questo modo il numero del precari non poté che crescere ulteriormente. Infatti, in quegli anni il numero dei precari toccò quote veramente altissime.

Nel tentativo di portare un po’ di stabilità nel sistema scolastico di quegli anni, per potersi iscrivere nelle graduatorie, oltre ai titoli, iniziarono ad essere richieste due o tre annualità di servizio. 

Le prime Graduatorie e il ritorno dei concorsi

In seguito, con la legge 270/82 del Ministro Falcucci fu istituita una graduatoria ad esaurimento per gli incaricati annuali. Anche una sessione riservata di abilitazione che prevedeva un corso di preparazione precedente fu sicuramente utile.

Nel frattempo furono riattivati anche i concorsi ordinari, che si svolsero a quasi 15 anni di distanza dai precedenti. È stata la prima legge che cercava di mettere dei “paletti” al caos creato dal precariato dilagante.

Nel 1989, grazie alla legge 417 fu istituzionalizzato il cosiddetto doppio canale. Con questo sistema metà dei posti a disposizione sono finalizzati alle immissioni in ruolo al concorso per titoli ed esami, mentre l’altra al concorso per soli titoli. Si trattava un po’ degli “precursori” dei concorsi ordinari e straordinari tenutisi quest’anno.

Dieci anni dopo il sistema venne profondamente modificato con la L.124 del 1999 e in connessione con il bando dei concorsi per titoli ed esami, che presero il nome di ordinari.

Doppio canale di reclutamento

La legge 124/99 prevedeva, comunque, un doppio canale di reclutamento. I due canali, nello specifico erano:

  • uno riservato agli idonei dell’ultimo concorso a cattedra da inserire in una graduatoria permanente dinamica, da aggiornare ogni anno, basandosi su determinati punteggi valutati secondo una tabella di valutazione dei titoli, ai fini del conferimento della supplenza di una supplenza annuale o al termine delle attività didattiche;
  • invece, il secondo canale venne trasformato in una semplice Graduatoria Permanente per garantire l’accesso al 50% dei posti disponibili per le Immissioni in ruolo

La Graduatoria Permanente che includeva i docenti precari non abilitati

La sopracitata Graduatoria era articolata in cinque fasce, diventate poi tre in seguito a diverse pronunce giurisprudenziali:

  • la prima fascia riservata esclusivamente ai già inseriti nel secondo canale;
  • la seconda a coloro che nel 1999 avevano i requisiti per esservi inseriti, cioè l’abilitazione e 360 giorni di servizio in un certo arco di tempo;
  • la terza a coloro che, nel concorso ordinario appena bandito, avrebbero conseguito solo l’abilitazione, senza cioè aver “vinto” un posto di ruolo.

Le prime due fasce erano chiuse e da scorrere ad esaurimento, mentre la terza aperta. In questa terza fascia sarebbero confluiti tutti gli abilitati successivi che non sarebbero risultati vincitori di concorsi.

La nuova crisi degli abilitanti universitari

Il sistema entrò nuovamente in crisi con l’avvio del nuovo sistema universitario di abilitazione. Vennero introdotte le SSIS, per le scuole secondarie. E furono istituiti dei corsi di laurea in scienze della formazione per scuole materne ed elementari, quindi con i primi abilitati universitari.

Così si decise per l’inserimento a pettine nella terza fascia di coloro i quali non erano già presenti in graduatoria. Invece, coloro che erano già inclusi avrebbero potuto far valere come titolo in più un’ulteriore abilitazione conseguita a livello universitario. A costoro venne attribuito un bonus di 30 punti.

Con la legge 143/2004 la supplenza annuale divenne un fattore ordinario, decidendo di aggiornare le graduatorie permanenti ogni due anni. Ma fu la legge 106/11 che rese cronica la precarietà nella scuola italiana, spostando l’aggiornamento delle graduatorie ogni tre anni.

Le principali problematiche della precarietà scolastica italiana

Una problematica che affligge il mondo dei precari della scuola, non riguarda solo la stabilizzazione dopo anni di contratti a tempo determinato. C’è anche la problematica dell’abilitazione

Si tratta di un problema che deve trovare una soluzione necessaria, dal momento che altrimenti qualsiasi soluzione si riesca a trovare per il singolo anno scolastico, potrà essere vanificata per gli anni successivi. 

L’unico concorso abilitante dedicato a questa categoria di insegnanti è, infatti, il Concorso Straordinario bis, ancora in via di svolgimento, unica procedura che è stata attivata dopo il 2014.

É per questo che dopo tanto tempo è intervenuto il Decreto Sostegni Bis istituendo il nuovo concorso straordinario nel quale uno dei requisiti di accesso sono state tre annualità di servizio negli ultimi 5 anni. 

Con l’approvazione del decreto 36 c’è stato un blocco definitivo anche sulla reintroduzione del doppio canale che già in passato fu adottato per fronteggiare situazioni di emergenza.
Negli ultimi mesi si è molto discusso del nuovo sistema di reclutamento dei docenti.

Il decreto legge 36/2022, poi convertito nella Legge 79/2022 del 29 giugno scorso, ha soltanto reso più lungo e difficile il percorso di accesso alla professione. Per i precari di lunga data è stata fornita soltanto un strada semplificata per poter accedere al concorso.

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