Sostegno

Sostegno

Diventare insegnante di sostegno è il sogno di molti. Questo professionista ha un ruolo indispensabile nella scuola italiana. Egli deve concretizzare quella che è definita come integrazione scolastica.

Quest’ultima è da intendere come un vero e proprio approccio educativo. Infatti, al centro delle lezioni sono messi gli allievi con le loro difficoltà, ma anche con il loro potenziale. In questo modo si cerca di farli crescere non solo al livello culturale, ma anche su quello umano.

Una visione molto distante da quella che si aveva negli anni passati. In precedenza, appunto, il fulcro delle lezioni era il docente che doveva trasmettere alla classe il proprio contenuto nozionistico.

Il sostegno, però, ha rivoluzionato questa concezione. Tutto ciò è possibile tramite un professionista in grado di scortare gli allievi lungo il cammino dell’istruzione. Si tratta del docente di sostegno.

Egli deve occuparsi non solo degli studenti con disabilità, ma di tutti i detentori dei Bisogni Educativi Speciali (BES). Una compagine abbastanza ampia che presenta al proprio interno numerose difficoltà da affrontare in maniera specifica.

Come funziona il sostegno a scuola

La prima cosa da comprendere per quanti abbiano intenzione di svolgere questo lavoro è come funziona il sostegno a scuola. L’insegnante in questione è previsto negli istituti di ogni ordine e grado del nostro Paese.

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito deve mettere in pratica tutti i progetti utili per rendere accessibile l’istruzione a chiunque. Ciò comporta il dover eliminare ogni possibile ostacolo che si frappone tra gli allievi e il loro successo scolastico.

Ovviamente, è fattibile solo con la costante collaborazione delle famiglie di origine. Queste ultime devono rivolgersi all’ASL di residenza per poter avviare le pratiche necessarie al riconoscimento delle difficoltà dei soggetti interessati.

Comunque, il professionista preso in esame ha una storia lunga alle proprie spalle. La prima volta che l’insegnante di sostegno ha fatto la propria comparsa è stata con Legge n.  517 del 4 agosto 1977. Nel tempo, però, si sono susseguite una serie di normative volte a implementarne il ruolo e le competenze.

Egli non deve tutelare esclusivamente gli allievi con disabilità. A precisare tale situazione, infatti, ci ha pensato la Nota MIUR n. 2215 del 26 novembre 2019

Qui si afferma che «il docente di sostegno, come più volte afferma la norma, è assegnato alla classe, di cui diventa pienamente contitolare, e non al singolo alunno».

Inoltre, la categoria dei Bisogni Educativi Speciali è decisamente ampia ed eterogenea. In questa compagine si possono annoverare:

  • la disabilità;
  • i disturbi evolutivi specifici;
  • lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.

Da ciò è facile comprendere la complessità di un siffatto mestiere che richiede una formazione adeguata per operare con i soggetti più fragili.

Come diventare insegnante di sostegno

Come fare, dunque, per diventare insegnante di sostegno? Attraverso un percorso di specializzazione universitaria a numero chiuso. Si tratta del Tirocinio Formativo Attivo.

A formulare la nascita del TFA è stato il Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010. Lo stesso è stato poi integrato tramite il Decreto Ministeriale n. 81 del 25 marzo 2013.

Un percorso dettagliato che serve a dare agli aspiranti docenti le basi psico-pedagogiche vitali per svolgere le loro mansioni. 

Inoltre, il TFA risulta essere a numero chiuso. Ciò implica che colui che vuole percorre tale strada deve superare una fase selettiva basata su titoli ed esami.

Dopo di ciò, può approdare al vero TFA Sostegno. Lo stesso è formato da un anno scolastico della durata di 8 mesi. Durante questo periodo, inoltre, deve raggiungere la quota di 60 CFU così distribuiti:

  • 36 CFU negli insegnamenti;
  • 9 CFU di laboratori;
  • 6 CFU di tirocinio diretto;
  • 3 CFU di tirocinio indiretto;
  • 3 CFU per le nuove Tecnologie per l’apprendimento (T.I.C.);
  • 3 CFU per la prova finale.

Solo superando la prova finale, infine, il concorrente potrà ottenere l’abilitazione nel settore del sostegno scolastico.

Requisiti di accesso TFA Sostegno

Essendo un percorso universitario a numero chiuso, è evidente che ci siano dei precisi requisiti di accesso per il TFA Sostegno. A decretarli è stato il Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Per la precisione, si tratta del Decreto Ministeriale n. 92 dell’8 febbraio 2019.   Inoltre, essi vanno a modificarsi a seconda dell’ordine e grado della scuola di riferimento.

Per esempio, per la scuola dell’infanzia e primaria il candidato deve avere uno dei seguenti titoli:

  • l’abilitazione all’insegnamento conseguito presso i corsi di laurea in scienze della formazione primaria o analogo titolo conseguito all’estero e riconosciuto in Italia;
  • il diploma magistrale, compreso il diploma sperimentale a indirizzo psicopedagogico, con valore di abilitazione e diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti presso gli istituti magistrali. Sono validi anche analoghi titoli di abilitazione conseguiti all’estero e riconosciuti in Italia ai sensi della normativa vigente. Tutti loro devono essere stati conseguiti, comunque, entro l’anno scolastico 2001/2002.

Per la scuola secondaria di I e II grado, invece, si necessita di uno tra i seguenti titoli:

  • l’abilitazione su una specifica classe di concorso o analoghi titoli esteri riconosciuti in Italia;
  • la laurea magistrale o la laurea magistrale a ciclo unico, con accesso ad almeno una specifica classe di concorso, unita ai 24 CFU per l’insegnamento.

Accesso diretto

Alcuni soggetti possono aderire all’anno formativo del TFA Sostegno senza dover affrontare le prove preselettive. In questo caso si parla di accesso diretto. Naturalmente, lo stesso è regolato dalla normativa italiana.

A stabilirne le regole è il Decreto Ministeriale n. 92 dell’8 febbraio 2019. Infatti, nell’articolo n. 4, comma n. 4 si parla di ammessi in soprannumero.

Con tale dicitura si intendono coloro che, nei precedenti cicli di specializzazione sul sostegno:

  • abbiano sospeso il percorso ovvero, pur in posizione utile, non si siano iscritti al percorso;
  • siano risultati vincitori di più procedure e abbiano esercitato le relative opzioni;
  • siano risultati inseriti nelle rispettive graduatorie di merito, ma non in posizione utile.

Prove preselettive

Per diventare docenti di sostegno, dunque, il candidato deve sostenere alcune prove preliminari. In questo modo può dimostrare di avere tutte le carte in regola per affrontare un lavoro tanto impegnativo.

Le caratteristiche, in questo caso, sono sviscerate dal Decreto Ministeriale 30 settembre 2011. Quest’ultimo si configura ai sensi degli articoli n. 5 e n. 13 del Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010.

Il concorrente, quindi, è chiamato ad affrontare:

  • una prova preselettiva;
  • una prova scritta;
  • una prova orale.

La prova preselettiva è composta da 60 domande a risposta multipla. Il candidato ha a propria disposizione 2 ore di tempo per rispondere.

Di questi quesiti, almeno 20 devono essere preposti per valutare le competenze linguistiche. Inoltre, devono soffermarsi anche sulla comprensione dei testi in lingua italiana.

La prova scritta, invece, si sofferma sulle medesime tematiche, ma in maniera più approfondita. Infatti, l’aspirante docente di sostegno deve rispondere in modalità aperta. 

Infine, nella prova orale, al candidato vengono chieste anche le motivazioni che lo hanno spinto a intraprendere il TFA Sostegno.

In generale, comunque, gli esami di cui si è appena discusso si soffermano sui temi menzionati di seguito:

  • competenze didattiche diversificate in funzione del grado di scuola;
  • competenze su empatia e intelligenza emotiva;
  • competenze su creatività e pensiero divergente;
  • competenze organizzative e giuridiche correlate al regime di autonomia delle istituzioni scolastiche.

Tutto ciò serve per valutare chi siano i soggetti meglio predisposti per affrontare l’anno formativo del TFA Sostegno. Infatti, quest’ultimo ha l’importante compito di abilitare i futuri docenti del settore.

Da questi ultimi, come si è ampiamente visto, dipende la didattica inclusiva e lo sviluppo delle abilità di molti studenti italiani.

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