Il dramma dello studente suicida a Latina, precisamente a Santi Cosma e Damiano, avvenuto poche ore prima del rientro in classe, ha riacceso con urgenza il dibattito sul bullismo a scuola. La vicenda ha scoperchiato un profondo conflitto tra la famiglia del ragazzo, che denuncia anni di vessazioni e l’inerzia delle istituzioni, e la scuola, che respinge le accuse. Paolo aveva solo 14 anni e ha scelto la morte per gridare al mondo la sua voglia di libertà.
La denuncia della famiglia e l’intervento del Ministro Valditara
A seguito della tragedia, il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha contattato personalmente il padre del giovane per esprimere la propria vicinanza e assicurare un impegno concreto.
Il genitore ha reso noto di aver apprezzato il gesto e le parole del Ministro, il quale ha garantito l’avvio di un’indagine ispettiva per fare piena luce sulla vicenda.
L’azione ministeriale si configura come un passo fondamentale per accertare le eventuali responsabilità e per analizzare le procedure adottate dagli istituti frequentati dal ragazzo.
Il padre ha già confermato di essere stato convocato da un’ispettrice per un colloquio, un segnale che indica l’avvio formale delle verifiche.
La situazione pone l’accento sulla necessità di un monitoraggio attento e costante da parte degli organi centrali per garantire che le segnalazioni delle famiglie trovino sempre un ascolto adeguato e tempestivo all’interno del sistema scolastico.
Le accuse dei familiari e il dramma dello studente suicida a Latina
Le parole dei familiari delineano un quadro di sofferenza prolungata, che affonda le radici già negli anni della scuola primaria.
La famiglia sostiene di aver segnalato per anni episodi di bullismo, culminati in una denuncia ai Carabinieri quando un compagno minacciò il figlio con un coltello di plastica, apparentemente con l’assenso di una maestra che avrebbe incitato alla rissa.
Un elemento di particolare gravità emerge dal racconto del padre, il quale afferma che sia i professori sia la vicepreside dell’istituto successivo fossero a conoscenza degli atti persecutori, senza però intervenire in modo risolutivo.
Anche la gestione di un’insufficienza in matematica avrebbe contribuito a isolare ulteriormente il ragazzo. A seguito di un colloquio tra il padre e la vicepreside, la questione sarebbe stata esposta di fronte al figlio, che da quel momento si sarebbe chiuso in sé stesso, perdendo fiducia persino nei genitori. Lo studente suicida a Latina veniva, secondo la madre, emarginato perché “diverso”.

La versione della dirigente scolastica: “Nessuna segnalazione”
Di fronte alle pesanti accuse, la dirigente scolastica dell’istituto frequentato dal ragazzo ha fornito una versione dei fatti diametralmente opposta.
In una dichiarazione all’Ansa, ha affermato che alla scuola non è mai pervenuta alcuna segnalazione formale di bullismo da parte dei genitori, i quali non avrebbero mai richiesto un colloquio con lei.
Al contrario, la preside sottolinea come la famiglia avesse scelto proprio quell’istituto per il suo carattere inclusivo.
La dirigente ha, inoltre, precisato che il ragazzo usufruiva regolarmente dello sportello di ascolto psicologico attivato dalla scuola, ma la specialista non avrebbe mai rilevato criticità tali da far scattare un protocollo di emergenza.
Pur ammettendo l’esistenza di una classe “caotica”, ha negato la presenza di atteggiamenti riconducibili al bullismo, evidenziando il lavoro costante di tre insegnanti di sostegno sulle fragilità di tutti gli alunni.
A smentita delle affermazioni della famiglia, ha infine dichiarato che l’intera classe e una rappresentanza della scuola erano presenti al funerale.
La lettera del fratello e l’appello per un contrasto efficace al fenomeno
La voce del fratello maggiore del ragazzo si è levata con forza attraverso una lettera indirizzata al Ministro Valditara e alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Nel suo scritto, egli collega in modo inequivocabile il gesto estremo del fratello agli atti di bullismo subiti.
“Mio fratello si è ucciso per colpa dei bulli che lo perseguitavano”, afferma, sottolineando come la tragedia dello studente suicida a Latina non rappresenti un caso isolato, ma un fallimento che grava sull’intera società.
L’appello è un’accorata richiesta di provvedimenti concreti e incisivi per contrastare il fenomeno, affinché la morte del fratello e di altre giovani vittime non cada nell’oblio.
Il ragazzo invoca l’urgenza di promuovere una cultura della prevenzione, della responsabilità e del rispetto all’interno degli ambienti scolastici.
Un richiamo all’azione che evidenzia come il bullismo sia una piaga sociale che richiede risposte sistemiche e non solo interventi legati alle singole emergenze, per trasformare le scuole in luoghi autenticamente sicuri e inclusivi.
Il fratello ha, infine, dichiarato all’ANSA: “Può essere che la preside non ne sappia nulla, perchè quella dove andava Paolo era una sede distaccata. Ma ci sono decine di chat e infinite discussioni in gruppi scolastici che dimostrano tutto, oltre a quaderni con note messe e firmate da insegnanti rispetto a chiare vessazioni”.


