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In Italia sono in tanti ad aspirare a diventare insegnante di sostegno. Una professione importante, ma al medesimo tempo delicata. Per questo si ha la necessità di raggiungere alcuni step propedeutici.
Non a caso, il MIUR ha emanato un percorso di specializzazione da svolgersi negli atenei del nostro Paese. Tale periodo formativo, della durata di 8 mesi, è denominato TFA Sostegno. Non tutti, però, possono affrontarlo.
La prima cosa da fare è controllare di essere in possesso dei requisiti necessari. Avendo questi ultimi nel proprio curriculum vitae si possono affrontare le prove preliminari. Una volta superate le stesse, i candidati hanno l’accesso al vero e proprio percorso formativo.
Al termine dell’anno scolastico si deve svolgere con successo un test finale. Fatto ciò si raggiunge l’abilitazione sul sostegno indispensabile per svolgere con continuità tale tipo di mansione.
È evidente, dunque, che i candidati alla posizione debbano attendere l’uscita del bando del TFA Sostegno 2023. Solo così possono puntare a ottenere l’abilitazione nel campo. Quest’ultima è uno dei criteri di accesso per il concorso nazionale sul sostegno e, quindi, per il ruolo a tempo indeterminato.
L’accesso ai corsi di specializzazione
Comprendere come diventare insegnante di sostegno è indispensabile per quanti ambiscono a tale ruolo. Il MIUR ha emanato una serie di normative volte a snocciolare i vari passaggi da sostenere.
L’insegnante di sostegno è colui che possiede una specializzazione nel settore di competenza. La sua opera serve a rendere concreta quella che è definita come inclusione scolastica.
A testimonianza di ciò basta osservare la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992. Ivi si palesa il bisogno di plasmare personale competente in grado di aiutare gli studenti con difficoltà. I problemi possono essere fisici, psichici e/o sensoriali. Inoltre, possono avere anche natura sociale o culturale.
I criteri e le modalità per il conseguimento della specializzazione si fondano, invece, su altri parametri. Rientra tra di essi il Decreto Ministeriale 30 settembre 2011 che è forgiato ai sensi degli articoli n. 5 e n. 13 del Decreto Ministeriale n. 249 del 10 settembre 2010.
Il TFA Sostegno è un percorso formativo a numero programmato. Ecco perché è necessario superare dei test di accesso per usufruire della sua didattica. La sua attivazione, quindi, è relativa ai programmi dei vari atenei che, però, devono sempre ricevere l’autorizzazione dal MIUR.
Gli esami iniziali sono sostanzialmente tre:
- prova preselettiva;
- prova scritta;
- prova orale.
La prima, la prova preselettiva TFA Sostegno, è formulata sulla base di 60 quesiti. Ognuno di essi mette a disposizione del candidato 5 risposte tra cui scegliere quella che ritiene corretta.
Inoltre, almeno 20 domande valutano le competenze linguistiche e la comprensione dei testi in lingua italiana. Le restanti 40, invece, vertono su argomenti quali le competenze socio-psico-pedagogiche e didattiche, ma anche l’empatia e l’intelligenza emotiva.
Sono presenti anche la creatività e il pensiero divergente. Infine, ci si deve soffermare sull’organizzazione e sulla giurisdizione in merito all’autonomia delle Istituzioni Scolastiche.
La durata di tale test si attesta a 2 ore consecutive. Invece, il punteggio dei candidati si stabilisce nel seguente modo:
- 0,5 punti per ogni risposta corretta;
- 0 punti per ogni risposta non data;
- 0 punti per ogni risposta errata.
Chi può fare il corso per diventare insegnante di sostegno
Dopo le iniziali delucidazioni, bisogna analizzare chi possa fare o meno il corso per diventare insegnante di sostegno. Come era già stato preannunciato, il TFA Sostegno è a numero chiuso. Ecco perché bisogna superare i test di accesso.
I requisiti da possedere differiscono a seconda dell’ordine e grado della scuola in cui si progetta di operare. I dettagli vengono forniti dal Decreto Ministeriale n. 92 dell’8 febbraio 2019.
Nelle scuole dell’infanzia e primaria, per esempio, si deve avere uno tra i titoli menzionati di seguito:
- abilitazione conseguita con la laurea magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria;
- diploma magistrale con valore di abilitazione compreso il diploma sperimentale a indirizzo psicopedagogico. Inoltre, può essere impiegato anche il diploma sperimentale a indirizzo linguistico. Tali diplomi devono essere stati conseguiti presso gli istituti magistrali entro l’anno scolastico 2001/2002.
Per le scuole secondarie di I e II grado servono altri titoli. Essi devono essere uno tra:
- abilitazione su una specifica classe di concorso;
- laurea magistrale o laurea magistrale a ciclo unico, con accesso ad almeno una specifica classe di concorso, unita ai 24 CFU per la docenza.
Diventare insegnante di sostegno senza laurea
Lavorare nell’ambito del sostegno può essere un’occupazione impegnativa, ma anche stimolante. Ciò spiega il motivo per cui molti aspirino a svolgere tale professione. Dunque, come diventare insegnante di sostegno senza laurea?
Bisogna possedere un diploma specifico. Infatti, l’insegnante tecnico pratico può ambire a frequentare il TFA Sostegno con il solo diploma che, però, deve essere aperto a una determinata classe di concorso.
Il Decreto del Presidente della Repubblica n. 19 del 14 febbraio 2016 presenta le nuove classe di concorso. Nella tabella B sono elencate quelle adeguate agli ITP.
Il diploma sarà un titolo sufficiente per il TFA Sostegno fino all’anno scolastico 2024/2025. Dopo questa data, però, le cose cambieranno. A deciderlo ci ha pensato il Decreto-Legislativo n. 59 del 13 aprile 2017.
Successivamente, sarà imprescindibile avere:
- la laurea di primo livello, ovvero quella triennale, oppure titolo equipollente o equiparato;
- i 24 CFU/60 CFU acquisiti in forma curriculare aggiuntiva o extra-curricolare nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Devono, però, essere coperti almeno tre tra i quattro ambiti disciplinari di Pedagogia, Psicologia, Antropologia e Metodologie e Tecnologie didattiche.
Qual è lo stipendio di un insegnante di sostegno
Quanti vogliono partecipare al TFA Sostegno hanno il bisogno di conoscere anche lo stipendio di un insegnante di sostegno. Anche la parte remunerativa rientra tra i criteri adoperati per prediligere o meno una carriera professionale.
La cifra media percepita da un docente di sostegno si attesta a 1.400 euro mensili. Ci sono, però, delle oscillazioni a seconda dell’ordine e grado della scuola in cui egli lavora.
Si può vedere, infatti, una certa differenza tra le somme riscosse. Per esempio, nella scuola primaria la mensilità si attesta a 1.360 euro.
In un istituto di scuola secondaria di I grado, invece, si avranno 1.500 euro in busta paga. Infine, in una scuola secondaria di II grado, un docente di sostegno percepisce circa 1.540 euro al mese.
Come accade per gli altri docenti, però, anche lo stipendio può aumentare o diminuire. Esso è influenzato dagli anni di servizio prestati alle spalle del soggetto in discussione.
Gli aumenti vengono elargiti secondo quanto segue:
- da 0 a 8 anni;
- da 9 a 14 anni;
- da 15 a 20 anni;
- da 21 a 27 anni;
- da 28 a 34 anni;
- da 35 in poi.
GPS Sostegno, in quale fascia iscriversi
Dal 2020 le Graduatorie Provinciali per le Supplenze regolano le supplenze dei docenti ancora privi del contratto a tempo indeterminato. Anche per chi vuole operare sul sostegno è bene avere delle nozioni basi sulle graduatorie GPS e i requisiti che le identificano.
Le Graduatorie Provinciali per le supplenze sono suddivise in fasce. In quale è bene iscriversi? A determinare questo elemento ci pensa la struttura stessa delle fasce GPS. Esse sono due e per il sostegno sono così caratterizzate:
prima fascia, in cui sono presenti i possessori dell’abilitazione sul sostegno. Essa viene conquistata a seguito della felice conclusione del TFA Sostegno;
seconda fascia, in cui sono presenti i docenti privi della specializzazione sul sostegno. Essi devono aver maturato tre anni di servizio alle spalle sul posto di sostegno nel grado per cui vorrebbero concorrere.
Il TFA Sostegno è l’unico modo in cui si può ottenere l’abilitazione del caso. Un percorso formativo a cui si accede tramite le prove selettive di cui si è parlato in precedenza.
Durante questo periodo, inoltre, i candidati sono chiamati ad acquisire 60 CFU frammentati tra lezioni, laboratori e tirocini di vario genere. Sono richiesti:
- 36 CFU per le lezioni;
- 9 CFU per i diversi laboratori;
- 6 CFU per il tirocinio diretto;
- 3 CFU per il tirocinio indiretto con le TIC;
- 3 CFU per il tirocinio indiretto;
- 3 CFU per la prova finale.
Il tirocinio è da 12 CFU per un totale di 300 ore. Il tirocinio diretto, in particolare, dura circa 5 mesi e viene effettuato presso le istituzioni scolastiche.
Inoltre, gli insegnamenti si dividono in Settori Scientifico-Disciplinari. Così i candidati possono raggiungere le competenze adeguate a una professione così delicata. Le materie riguardano:
- M-PED/03, Didattica e Pedagogia Speciale;
- M-PED/01, Pedagogia della relazione d’aiuto;
- M-PSI/04, Psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione;
- IUS/09, Istituzioni di Diritto Pubblico;
- MED/39, Neuropsichiatria Infantile.
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