Misure dispensative

Le nozioni che devono essere assimilate nell’ambito del sostegno sono molteplici. Tra di esse compaiono le misure dispensative. 

Esse esonerano gli alunni dal compiere determinate azioni durante la fase di apprendimento. Il tutto, ovviamente, risulta collegato alla portata delle loro problematicità.

Inoltre, tale metodologia didattica è essenziale quando si parla di DSA. Con questa sigla si vanno a intendere i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

La normativa che li riguarda è la Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010. Al suo interno si afferma che per DSA si intendono la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.

I disturbi menzionati si manifestano con capacità cognitive adeguate. Infatti, sono assenti sia le patologie neurologiche sia i deficit sensoriali. Nonostante ciò, però, i DSA limitano in maniera consistente l’agire quotidiano dell’alunno.

Ecco perché all’interno degli istituti scolastici devono essere messe in atto una serie di azioni didattiche. In tal modo si possono annullare o limitare i danni subiti dal discente dalla presenza dei DSA.

Per fare che ciò avvenga si deve mobilitare l’intera scuola. Non solo l’insegnante di sostegno, ma anche il resto dei docenti. Un modo per farlo è rappresentato dal Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Strategie e metodi didattici

Gli aspiranti docenti di sostegno devono attendere l’uscita del TFA 2023. Nel frattempo, però, è bene conoscere ogni dettaglio del mestiere in questione.

Per consentire a tutti gli studenti di usufruire del proprio diritto allo studio bisogna rivolgersi a una figura professionale di un certo spessore. 

Quest’ultima è chiamata a svolgere alcune prassi. Tra di esse compare il mettere in atto le strategie e i metodi didattici adeguati al caso.

Con tale dicitura si abbracciano una serie di mezzi utili nel campo pedagogico. Le strategie e i metodi didattici, infatti, vengono elargiti in maniera pianificata. Lo scopo ultimo è quello di perpetrare l’apprendimento in ambito scolastico.

L’arte dell’educazione, dunque, diviene eclettica. Nelle scuole il metodo di insegnamento deve sapersi adattare alle esigenze del singolo.

Il centro della lezione non deve più essere semplicemente il docente con le sue nozioni. Il fulcro si sposta sui discenti e sulle loro potenzialità di apprendimento.

Tra gli elementi in questione possono essere annoverate anche le misure dispensative. Anch’esse servono per agevolare l’apprendimento degli studenti con DSA.

Alcune normative possono essere utili per comprendere meglio il quadro generale. Un esempio è rappresentato dalla Nota prot. n. 4274 del 4 agosto 2009. Ivi sono riportate le Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità.

Nel medesimo settore si deve dare la giusta importanza anche al Decreto Ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011. Allegate allo stesso ci sono le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

All’interno di quest’ultime ci sono molti elementi utili alla discussione. Si parla, infatti, dei DSA, ma anche degli strumenti compensativi e delle misure dispensative.

Entrambi gli elementi appena menzionati fanno parte a tutti gli effetti delle strategie didattiche. Esse devono essere adoperate sia dai docenti di sostegno sia dagli insegnanti curriculari. 

Il tutto si ricollega alla volontà di inglobare nella classe ogni studente nonostante le possibili complicazioni.

Didattica personalizzata e individualizzata

Le misure dispensative, dal nome stesso, rappresentano la possibilità di esonerare lo studente da alcuni compiti. Esse, inoltre, appartengono alla didattica personalizzata e individualizzata.

Come è già stato detto, il docente di sostegno serve da tramite tra lo studente con DSA e l’apprendimento. Inoltre, è anche un messo tra gli allievi con difficoltà e il resto del corpo insegnanti e la classe intera.

Per fare ciò deve programmare in maniera dettagliata l’educazione del soggetto a lui affidato. In tal caso entrano in campo la didattica personalizzata e individualizzata. Tali termini, però, non devono in alcun modo essere considerati dei sinonimi.

La didattica personalizzata regola l’offerta educativa sullo specifico alunno preso in esame. Si devono, quindi, elaborare le caratteristiche di ognuno per rendere l’operazione ancora più dettagliata.

La didattica individualizzata, invece, riguarda il recupero delle lacune a livello individuale. Suddetta attività può essere espletata in classe.

In tutto ciò entra in campo il Piano Didattico Personalizzato. Esso deve essere emanato entro il primo trimestre dell’anno scolastico. Nel PDP devono essere menzionati:

  • i dati anagrafici dell’alunno;
  • la tipologia di disturbo;
  • le attività didattiche individualizzate;
  • le attività didattiche personalizzate;
  • gli strumenti compensativi utilizzati;
  • le misure dispensative adottate;
  • le forme di verifica e valutazione personalizzate.

Per gli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento tale documento risulta essere obbligatorio. 

Alla sua stesura sono anche chiamati a prendere parte il dirigente scolastico e il resto del corpo insegnanti. Inoltre, la famiglia di origine ne deve essere immediatamente informata.

Le misure dispensative per i DSA

Le misure dispensative, quindi, fanno parte del Piano Didattico Personalizzato. Per l’allievo rappresentano l’opportunità di non svolgere determinati compiti che risultano essere troppo gravosi.

Infatti, i DSA limitano enormemente le capacità nella fase di lettura, scrittura o del calcolo. La dislessia, per esempio, concerne l’ambito della lettura. Risulterebbe, quindi, assai infruttuoso costringere l’allievo in questione a leggere un brano troppo lungo.

Lo si può dispensare dal farlo, permettendogli invece di affrontare la lettura di un testo più breve. Le misure dispensative, dunque, si differenziano a seconda del DSA chiamato in causa.

Nella categoria analizzata, inoltre, rientrano altri mezzi. Ivi si possono raggruppare anche:

  • le interrogazioni programmate;
  • l’utilizzo del vocabolario;
  • lo svolgimento di una prova con contenuto di spessore, ma con più tempo a disposizione rispetto al resto della classe;
  • lo svolgimento di una prova con contenuto di spessore, ma ridotta rispetto a quella proposta al resto della classe.

L’adozione delle misure dispensative deve essere in ogni caso ben valutata. 

In tal modi si evita di fare favoreggiamenti a svantaggio del resto degli alunni presenti in aula. Le difficoltà dell’alunno con DSA, quindi, devono essere analizzate con cura.

Per adoperare al meglio gli strumenti metodologici, però, c’è bisogno di una preparazione approfondita. Essa deve trarre la propria forza dal settore psicopedagogico. Ecco perché è indispensabile trovare personale competente nelle scuole.

Per fare in modo che ciò accada bisogna rivolgersi agli specializzati sul sostegno. Il Tirocinio Formativo Attivo serve per dare le giuste basi in tal senso. 

Quest’ultimo è strutturato in modo da fornire i mezzi necessari per concretizzare la didattica inclusiva.

Infatti, il PDP e le relative misure dispensative rientrano pienamente in tale ottica. La scuola si deve fare promotrice della cultura come motore per l’integrazione anche in ambito sociale.

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