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L’insegnante di sostegno ha a che fare con un’ampia gamma di studenti. Tra di loro compaiono anche gli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Questi ultimi necessitano degli strumenti compensativi e dispensativi.
La Legge n. 170 dell’8 settembre 2010 riconosce i DSA. Tra di essi emergono la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia. Compito del Ministero dell’Istruzione, infatti, è quello di mitigare ed eliminare ogni possibile difficoltà degli allievi.
Altra normativa a cui fare riferimento è il Decreto Ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011. Quest’ultimo chiarisce alcuni punti della suddetta legge. Inoltre, approfondisce determinate indicazioni formative.
Le finalità del decreto si palesano nell’individuare le misure educative e didattiche di supporto. Infatti, spesso i docenti di sostegno, con l’aiuto del resto del corpo insegnante, devono produrre il Piano Didattico Personalizzato.
In questo modo possono aiutare concretamente gli alunni con DSA nel concretizzare quello che è il loro diritto allo studio. Si ricorda, inoltre, che chi vuole acquisire l’abilitazione sul sostegno deve inevitabilmente affrontare quello che sarà il TFA Sostegno 2023.
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Strategie e metodi didattici
L’integrazione scolastica è uno dei capisaldi della scuola italiana. Il diritto allo studio, infatti, è elargito a ogni componente della studentesca.
Inoltre, non si deve in alcun modo isolare uno o più elementi di una classe. Questa visione è alla base dell’istruzione degli istituti di ogni ordine e grado.
Gli strumenti compensativi e dispensativi servono proprio a questo. Permettere a chiunque di raggiungere nella maniera più corretta il proprio obiettivo tra le pareti delle aule. Esso si palesa nel conseguimento del titolo finale.
Le strategie e i metodi didattici, quindi, servono a eliminare ogni eventuale ostacolo che si oppone a tutto ciò. La scuola è il luogo in cui si costruiscono la cultura e le competenze utili alla vita di tutti i giorni.
Per questa ragione è doveroso formulare dei progetti in grado di dare i loro frutti sia nell’immediato sia a lungo termine. Bisogna eliminare in maniera definitiva i motivi di discriminazione che possono intralciare il diritto allo studio.
Non solo l’insegnante di sostegno, ma l’intero apparato scolastico deve muoversi in tale direzione. Il Piano Didattico Personalizzato rientra tra i mezzi adoperati allo scopo. Esso è essenziale per implementare le capacità degli studenti con DSA.
Il Decreto Ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011 individua le modalità più adeguate per la formazione dei docenti. Inoltre, si sofferma sulle misure didattiche da adottare in supporto dell’insegnamento.
Fin dalla scuola per l’infanzia, infatti, bisogna che tutto il corpo docenti e il dirigente scolastico facciano la propria parte. Lo scopo è quello di tutelare gli studenti con DSA.
Tutto ciò, ovviamente, cambia a seconda dell’ordine e grado della scuola di frequenza. Ogni età, infatti, presenta difficoltà ed esigenze differenti da affrontare.
Quali sono gli strumenti compensativi e dispensativi
Allegate al D.M. è possibile trovare le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di Apprendimento. Un documento essenziale per comprendere come muoversi nel variegato mondo dei DSA.
Questi ultimi presentano un ritardo o un inusuale sviluppo dello studente specie se messo in correlazione con quello dei suoi coetanei. I ragazzi e le ragazze in questione non hanno problemi intellettivi.
I DSA, però, possono ugualmente portare delle difficoltà nell’apprendimento. Queste ultime possono essere considerevoli e, quindi, è bene non sottovalutarle in alcun modo.
Tra gli interventi didattici ci sono gli strumenti compensativi e dispensativi. Per la precisione si parla di strumenti compensativi e di misure dispensative. Il loro ruolo, come si vedrà a breve, è vitale.
I primi facilitano di molto lo studio negli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento. Prima di parlarne, però, bisogna distinguere tra la didattica individualizzata e personalizzata.
Nelle Linee guida di cui sopra, infatti, si fa una precisione al riguardo. Esse affermano che «“individualizzato” è l’intervento calibrato sul singolo, anziché sull’intera classe o sul piccolo gruppo, che diviene “personalizzato” quando è rivolto ad un particolare discente».
Tra gli strumenti compensativi rientrano tutti quegli oggetti tecnologici che sostituiscono o facilitano lo studio. Tra i più importanti ci sono i seguenti:
- il registratore, utile per evitare all’allievo la trascrizione degli appunti;
- i programmi di videoscrittura con integrato il correttore automatico;
- le mappe concettuali;
- le calcolatrici;
- le tabelle;
- i formulari.
In questo modo la prestazione dell’alunno può notevolmente aumentare. Essa, infatti, è resa debole dalla presenza dei DSA. Il tutto, però, non è certamente un favoreggiamento a discapito degli altri studenti.
Le misure dispensative
Bisogna sottolineare particolarmente il fatto che gli strumenti compensativi e dispensativi non sono affatto dei vantaggi. Essi servono a eliminare i DSA, o almeno a mitigarli, non certo a rendere lo studio più semplice rispetto al resto della classe.
Le misure dispensative, invece, servono a non far svolgere alcune azioni agli allievi con DSA. Diverse prestazioni, infatti, risultano particolarmente difficoltose o quasi impossibili da espletare per la loro stessa conformazione.
Un esempio lampante lo si può mostrare con la dislessia. Questo disturbo rende complicata la lettura di un qualsiasi tipo di testo. È del tutto inutile far leggere ad alta voce un brano troppo lungo all’alunno con DSA, poiché il problema non può essere certamente smorzato con tale metodo.
Si può, però, far leggere un brano più breve. Ciò è correlato al fatto che l’allievo con dislessia ha delle problematicità a decodificare i simboli grafici in suoni.
Quindi, si può svolgere un’altra prova in base alla gravità del disturbo. Altra soluzione è quella di portare al termine la medesima prova, ma in versione decisamente ridotta.
Strumenti compensativi e dispensativi. Cosa devono fare gli insegnanti
In ultima analisi bisogna comprendere quale sia il ruolo degli insegnanti. Il Piano Didattico Personalizzato deve essere redatto entro il primo trimestre dell’anno scolastico. Esso viene formulato dal Consiglio di Classe in correlazione con la famiglia dello studente.
Si deve volgere l’attenzione sulle capacità dell’allievo con DSA. Egli deve acquisire correttamente le basi della scrittura, della lettura e del calcolo. I docenti di sostegno, ma anche quelli curriculari, devono mettere in atto le giuste strategie di recupero.
Una volta fatto ciò, qualora non ci fosse già stato uno scambio al riguardo, devono contattare la famiglia dell’allievo.
In questo modo li si può mettere innanzi alle problematiche di cui soffrono i loro congiunti. Successivamente si deve decidere l’eventuale tattica da mettere in atto.
Dopo aver discusso con il resto dei colleghi, si stabilisce quali siano i progetti da intraprendere per aiutare lo studente. Da ciò viene elaborato il PDP con tutto ciò che ne consegue:
- gli strumenti compensativi e dispensativi;
- le modalità di verifica;
- le valutazioni adeguate al caso.
Il Piano Didattico Personalizzato, infine, è formato da alcuni elementi indispensabili per l’attuazione delle strategie didattiche. Essi sono:
- i dati anagrafici dell’alunno;
- la tipologia di disturbo;
- le attività didattiche individualizzate;
- le attività didattiche personalizzate;
- gli strumenti compensativi utilizzati;
- le misure dispensative adottate;
- le forme di verifica e valutazione personalizzate.
Tra la normativa adeguata al contesto di cui si è trattato fino a ora c’è la Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013. In essa si parla degli strumenti educativi da mettere in atto per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali tra cui rientrano anche quelli con DSA.
Inoltre, ci si sofferma sul ruolo che devono svolgere le organizzazioni territoriali. Il tutto è utile, come sempre, a concretizzare l’inclusione scolastica.
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