Il nuovo anno scolastico 2024/2025 si apre con novità significative riguardo la Carta del Docente.
Mentre i docenti di ruolo e i precari che hanno ottenuto sentenze favorevoli possono già accedere al bonus formativo, la maggior parte degli insegnanti con contratto a tempo determinato resta in attesa, nonostante le promesse ministeriali di un possibile inserimento nella prossima manovra finanziaria.
Il peso economico dell’estensione del beneficio
L’analisi dei costi rivela la complessità della situazione: mentre per l’anno scolastico 2023/2024 erano stati sufficienti 10,9 milioni di euro, stanziati attraverso il Decreto Salva Infrazioni, per garantire il bonus ai docenti con contratto annuale, l’estensione completa del beneficio richiederebbe un investimento di circa 600 milioni di euro.
Questa cifra considera non solo l’anno in corso ma anche il recupero degli ultimi cinque anni di servizio, come stabilito dalle sentenze della Cassazione e della Corte di Giustizia Europea. Il mancato rinnovo del diritto per l’anno scolastico 2024/2025 sembra quindi legato principalmente a vincoli di bilancio.
La via del contenzioso come unica soluzione
In assenza di un riconoscimento automatico, l’unica strada percorribile per i docenti precari rimane quella legale. I tribunali stanno sistematicamente accogliendo i ricorsi presentati dai supplenti con contratti al 30 giugno o al 31 agosto, confermando il loro diritto al bonus formativo sia per l’anno corrente che per il quinquennio precedente.
Gli insegnanti, dunque, si trovano costretti a intraprendere un doppio percorso giudiziario: un primo ricorso per vedersi riconosciuto il diritto e un secondo, denominato giudizio di ottemperanza, per ottenerne l’effettiva attuazione. Quest’ultimo passaggio prevede la nomina di un commissario ad acta che si sostituisce all’amministrazione inadempiente.
Questa situazione paradossale vede da un lato le chiare indicazioni delle Corti Superiori, che riconoscono il diritto alla Carta del Docente per tutti gli insegnanti indipendentemente dal tipo di contratto. Dall’altro la necessità di intraprendere azioni legali individuali per ottenere quanto dovuto. Il ministro Valditara ha recentemente manifestato l’intenzione di affrontare la questione nella prossima Legge di Bilancio, ma al momento non esistono garanzie concrete per una soluzione definitiva della controversia.

