Castellammare di Stabia, professoressa aggredita arrestata per violenza sessuale

i carabinieri davanti all'istituto comprensivo di Scanzano

La clamorosa spedizione punitiva organizzata da una trentina di genitori inferociti lo scorso 14 novembre contro un’insegnante di sostegno dell’istituto comprensivo “Catello Salvati” di Scanzano, frazione di Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli, si è conclusa stamattina con l’arresto della docente aggredita per violenza sessuale. 

Le indagini e l’arresto

Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.

La docente di sostegno, 40 anni, della quale non è stato reso pubblico il nome per ovvie ragioni, è stata arrestata dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia in seguito all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata su richiesta della procura oplontina ed è attualmente detenuta nel carcere femminile di Benevento.

La stessa è finita in carcere in seguito alle indagini avviate all’indomani della violenta aggressione di cui la stessa (e il padre, intervenuto per difenderla) era stata vittima lo scorso novembre.

Le accuse nei suoi confronti sono gravissime: maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne. I reati in questione sarebbero stati consumati ai danni di alcuni studenti dell’istituto comprensivo “Catello Salvati” di Scanzano, tutti di età inferiore ai 14 anni.

Decisive, ai fini delle indagini, le denunce di alcuni genitori e le testimonianze rese (in forma protetta) da alcuni dei minori, nonché le chat e i file audio presenti nel cellulare delle presunte vittime e della professoressa che hanno permesso di ricostruire in maniera piuttosto dettagliata l’intera vicenda.   

Stando a quanto emerso, sembrerebbe che alla 40enne, tuttora in servizio presso l’istituto di Scanzano, a ottobre 2023 fosse stato affidato uno dei minori coinvolti nella vicenda, ma che di fatto la stessa seguisse l’intera classe.

l'istituto comprensivo "Catello Salvati" di Scanzano, frazione di Castellamare di Stabia

La “Saletta” e le presunte violenze sessuali

Il procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, in una nota ha spiegato come le indagini dei mesi scorsi abbiano permesso di accertare che la docente fosse solita portare i minori in questione in un’aula soprannominata la “Saletta”, all’interno della quale, oltre ad avventurarsi in discussioni di carattere sessuale piuttosto esplicite (facendo riferimento alle proprie esperienze personali e fornendo anche dei suggerimenti), proiettava materiale pornografico spingendosi, addirittura, fino al punto di praticare un rapporto orale ad uno degli alunni.  

Ma non è tutto. Infatti, quando ad un certo punto alla docente era stato negato l’accesso all’aula riservata, la professoressa avrebbe creato un gruppo su Instagram, anch’esso denominato la “Saletta”, in cui si discutevano esclusivamente temi di natura esplicitamente sessuale. 

In questo contesto, la donna interagiva direttamente con gli alunni minorenni instaurando un rapporto che il procuratore Fragliasso descrive come “sostanzialmente paritario”.

Le minacce agli alunni

La professoressa avrebbe minacciato gli alunni con il rischio di bocciatura, la possibilità che i loro genitori finissero in carcere e che loro stessi venissero mandati in comunità, avvalendosi anche della presunta relazione con un membro delle forze dell’ordine per rafforzare tali intimidazioni. 

Questo clima di paura e soggezione avrebbe spinto gli studenti a mantenere il silenzio sulle condotte dell’insegnante. 

Tuttavia, la sospensione di uno degli alunni coinvolti avrebbe portato le vittime a confidarsi con i propri genitori, corredando il loro racconto con messaggi scambiati con la docente su Instagram e WhatsApp. 

Le indagini avviate in seguito hanno confermato quanto dichiarato dagli alunni, grazie al ritrovamento, sul telefono della docente, di numerosi messaggi vocali indirizzati agli studenti e di materiale pornografico coerente con quanto descritto dalle vittime durante i colloqui con gli investigatori. 

La gravità delle accuse, unitamente al pesante impatto sulle condizioni psicofisiche dei minori, ha reso necessaria l’adozione della misura più severa: la custodia cautelare in carcere. 

Questa misura, come spiegato dal procuratore Nunzio Fragliasso, è obbligatoria in presenza del reato di violenza sessuale quando sussistono esigenze cautelari non diversamente tutelabili. 

La detenzione in carcere è stata ritenuta indispensabile per prevenire il rischio di reiterazione del reato, considerato che il docente risultava ancora formalmente in servizio presso l’istituto scolastico coinvolto e che una misura meno restrittiva, come gli arresti domiciliari, non avrebbe potuto impedirle l’uso di internet, esponendola al rischio di ulteriori contatti con minori.

un minorenne seduto a terra scalzo con la testa tra le ginocchia

Aggressioni docenti: la vicenda 

La spedizione punitiva ai danni della docente 40enne, immediatamente condannata da tutti gli operatori del mondo scolastico (e non solo) in quanto drammatica testimonianza del pericoloso fenomeno delle aggressioni consumate ai danni dei docenti, si è verificato il 14 novembre 2024, quando una docente di sostegno è stata aggredita da una trentina di genitori durante l’orario scolastico. 

L’attacco, scaturito da voci diffuse sui social, era stato motivato da presunti comportamenti inappropriati della docente nei confronti di alcuni alunni. Un post intitolato L’urlo di una madre sembrerebbe aver innescato l’ira dei genitori, pur in assenza di denunce o prove concrete.

Durante l’aggressione, anche il padre della docente, presente sul posto, era stato colpito, riportando la frattura di un polso, mentre la docente aveva subito un trauma cranico. 

Per placare la furia dei genitori era stato necessario l’intervento dei carabinieri.

Paradossalmente, alcune settimane prima del raid l’istituto era stato premiato dal Ministro dell’Istruzione e del Merito per alcune iniziative didattiche innovative.

Giustizia privata: nessuna attenuante

Le aggressioni ai danni della docente di sostegno sono un atto gravissimo, che va fermamente condannato in quanto nessuna forma di violenza può essere giustificata, neppure di fronte a presunti crimini orribili quali quelli ipotizzati dal procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso. 

Tuttavia, è importante riconoscere il dolore e la rabbia che possono scaturire da situazioni così sconvolgenti, soprattutto in contesti difficili come quello di Castellammare di Stabia, dove la fiducia riposta in un docente dovrebbe rappresentare una sicurezza per i genitori. 

Scoprire che questa fiducia è stata tradita con abusi sui propri figli può spingere a reazioni estreme, ma è essenziale che la giustizia faccia il suo corso e che le emozioni, per quanto comprensibili, non portino a una pericolosa giustizia fai da te.

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