Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, continua a portare avanti il suo piano di riforme radicali, questa volta puntando direttamente al Dipartimento dell’Istruzione.
Secondo indiscrezioni, l’amministrazione sta valutando l’abolizione dell’ente federale responsabile delle politiche educative, con l’obiettivo di decentralizzare il sistema e ridurre l’influenza del governo federale sulla scuola pubblica.
Parallelamente, la giustizia federale ha bloccato un ordine esecutivo promosso dalla Casa Bianca per eliminare lo Ius Soli, ribadendo che la cittadinanza per nascita è protetta dal 14° Emendamento della Costituzione.
Trump vuole abolire il Dipartimento dell’Istruzione: i motivi
Secondo fonti vicine all’amministrazione, Trump sarebbe pronto a smantellare il Dipartimento dell’Istruzione, trasferendone le competenze ad altri enti e lasciando maggiore autonomia agli stati.
Il Tycoon ritiene che l’istruzione pubblica sia diventata un apparato burocratico inefficiente e ideologicamente orientato, sostenendo che le scuole pubbliche siano strumenti di indottrinamento progressista finanziati dai contribuenti.
Il piano di Trump sarebbe in linea con le posizioni del suo alleato Elon Musk, che sostiene la necessità di ridurre il peso dello stato amministrativo negli Stati Uniti.
Inoltre, la sua amministrazione starebbe valutando misure per facilitare l’accesso ai finanziamenti pubblici per le scuole private, permettendo alle famiglie di scegliere liberamente dove educare i propri figli.
Nel frattempo, decine di funzionari del Dipartimento dell’Istruzione avrebbero già rassegnato le dimissioni, anticipando un possibile ridimensionamento dell’ente.
Tuttavia, per abolire ufficialmente il Dipartimento sarebbe necessaria l’approvazione del Congresso, rendendo la realizzazione di questo piano tutt’altro che scontata.
La Giustizia Federale blocca l’abolizione dello Ius Soli
Mentre Trump punta a riformare l’istruzione, un’altra delle sue misure più controverse è stata fermata dai giudici federali.
Un’ordinanza esecutiva della Casa Bianca, che mirava a negare la cittadinanza ai figli di immigrati irregolari, è stata sospesa a tempo indefinito dalla giudice Deborah Boardman del Maryland.
Il provvedimento era stato contestato da cinque madri, che hanno presentato ricorso, ottenendo una sentenza favorevole. La giudice ha dichiarato che la norma viola il 14° Emendamento, che garantisce la cittadinanza per nascita a tutti i nati sul suolo statunitense, indipendentemente dallo status legale dei genitori.
Questa decisione rappresenta una battuta d’arresto per l’amministrazione Trump, che aveva fatto dell’immigrazione una delle sue battaglie principali.
Nonostante la bocciatura giudiziaria, il Presidente potrebbe cercare di aggirare l’ostacolo attraverso nuove strategie legislative o con un nuovo ricorso presso la Corte Suprema.
Si accende il dibattito negli USA
Le mosse di Trump su istruzione e cittadinanza stanno alimentando un acceso dibattito negli Stati Uniti.
Da un lato, la possibile abolizione del Dipartimento dell’Istruzione potrebbe ridefinire il sistema educativo, rafforzando il ruolo degli stati e incentivando la privatizzazione.
Dall’altro, il tentativo di eliminare lo Ius Soli ha sollevato questioni costituzionali che potrebbero portare a una lunga battaglia legale.
Nei prossimi mesi, sarà cruciale osservare l’evoluzione di queste riforme e l’eventuale reazione del Congresso e delle istituzioni giudiziarie, mentre Trump prosegue nella sua missione di ridefinire l’America secondo la sua visione politica.

