La tensione nel mondo della scuola raggiunge il punto di rottura: il tentativo di conciliazione tra Flc Cgil e Ministero è naufragato, aprendo la strada a uno sciopero nazionale della scuola il 31 ottobre 2024.
Il divario salariale che umilia la scuola italiana
Alla base dello sciopero del 31 Ottobre la questione economica emerge come prioritaria, con aumenti contrattuali che non riescono a contrastare l’inflazione galoppante e stipendi che relegano l’Italia nelle posizioni di coda tra i Paesi occidentali.
L’analisi comparativa dei dati Ocse 2024 rivela uno scenario allarmante per il personale scolastico italiano: mentre un docente italiano percepisce mediamente 31.950 euro lordi annui, i colleghi tedeschi arrivano a 47.250 euro, con picchi di 87.000 euro a fine carriera.
Il nuovo contratto, con i suoi 70-80 euro lordi di aumento, appare come una goccia nel mare rispetto a un’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto di circa il 18% nel triennio 2019-2021.
La situazione si fa ancora più critica per le figure più vulnerabili del sistema scolastico, ovvero i precari, con stipendi che si attestano sui 1.300/1.400 euro mensili, e i collaboratori scolastici che non raggiungono nemmeno i 1.000 euro.
Il confronto con altri Paesi europei evidenzia ulteriormente questa disparità: in Lussemburgo, per esempio, gli stipendi degli insegnanti possono toccare i 141.000 euro annui, mentre la media Ocse si attesta sui 43.000 euro, ben al di sopra dei livelli italiani.
Le ragioni dello sciopero tra organici e regionalizzazione
La proclamazione dello sciopero scuola del 31 ottobre non si limita alla questione salariale, ma abbraccia problematiche strutturali che affliggono il sistema scolastico italiano.
In primo piano c’è la lotta alla precarietà, un fenomeno che continua a compromettere la continuità didattica e la stabilità professionale di migliaia di docenti.
Il potenziamento degli organici rappresenta un’altra battaglia fondamentale, specialmente in regioni come l’Emilia-Romagna, dove le classi raggiungono frequentemente i 26 alunni, compromettendo la qualità dell’insegnamento e dell’apprendimento.
La minaccia della regionalizzazione del sistema scolastico aggiunge ulteriore preoccupazione. Monica Ottaviani, segretaria Flc Cgil Emilia Romagna, evidenzia come questa prospettiva potrebbe accentuare le disparità territoriali già esistenti, frammentando un sistema che dovrebbe invece mantenere una dimensione nazionale unitaria.
“Non investiamo nel futuro e non lo facciamo da troppo tempo”: è questa la denuncia della sindacalista, che sottolinea come la mancanza di investimenti adeguati stia minando non solo la dignità professionale del personale scolastico, ma l’intero futuro dell’istruzione pubblica italiana.
Il fallimento del tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro riflette una distanza apparentemente incolmabile tra le richieste sindacali e le proposte governative.
Le specifiche forme di lotta annunciate in preparazione dello sciopero del 31 ottobre testimoniano la determinazione del personale scolastico a non accettare più una situazione che, anno dopo anno, erode non solo il potere d’acquisto degli stipendi, ma anche la qualità complessiva del sistema educativo italiano.
La rivendicazione di un rinnovo contrattuale adeguato si inserisce così in un contesto più ampio di riforme necessarie per riportare la scuola italiana a livelli competitivi con gli standard europei, garantendo al contempo dignità professionale e qualità dell’insegnamento.

