Elena Maraga è stata licenziata. Dopo il polverone mediatico sollevato in seguito alla scoperta della presenza della maestra di 29 anni sulla piattaforma per adulti OnlyFans, la scuola paritaria cattolica della provincia di Treviso – dove la stessa lavorava – ha scelto di licenziare la donna.
La decisione dell’istituto è stata, quindi, motivata dalla presenza della docente sulla piattaforma di contenuti espliciti a pagamento, considerata incompatibile con l’orientamento educativo dell’ente scolastico. Il caso solleva interrogativi su privacy, libertà personale e deontologia professionale.
Le motivazioni del licenziamento e la posizione della scuola
La scuola ha comunicato alla maestra la cessazione del rapporto di lavoro per “giusta causa con effetto immediato”, sottolineando che l’attività della docente su OnlyFans contrasta con l’ispirazione cattolica dell’istituto.
Inoltre, le dichiarazioni pubbliche della maestra, in cui affermava di non provare imbarazzo per la sua attività online, avrebbero compromesso il rapporto fiduciario necessario per proseguire l’incarico educativo.
Reazioni pubbliche e sostegno alla docente
Nonostante il licenziamento, Elena Maraga ha ricevuto il sostegno di alcuni genitori, che hanno sottolineato la sua professionalità e dedizione nel ruolo di educatrice.
Alcune mamme hanno anche firmato una lettera a favore della maestra, evidenziando che la sua attività privata non abbia influenzato negativamente il suo lavoro con i bambini.
Implicazioni legali e dibattito sulla privacy
Il caso ha sollevato questioni legali riguardanti la privacy e la libertà personale dei dipendenti.
Secondo alcuni esperti, in assenza di un codice etico specifico sottoscritto dalla docente al momento dell’assunzione, il licenziamento potrebbe essere contestabile.
La CGIL di Treviso ha espresso dubbi sulla legittimità della decisione, sottolineando che le attività legali svolte nel tempo libero non dovrebbero influenzare il rapporto di lavoro.
Il licenziamento di Elena Maraga evidenzia la necessità di un equilibrio tra la libertà individuale e le aspettative professionali, soprattutto in contesti educativi con orientamenti specifici.
Il caso potrebbe portare a una riflessione più ampia sulla definizione dei confini tra vita privata e responsabilità professionali nel settore dell’istruzione.


