Quale scuola per l’Italia di domani? Una che reintroduce il latino alle medie, la poesia a memoria e la calligrafia per “strutturare il pensiero”, o una che nasce dal dialogo con i suoi docenti e la comunità scientifica? Davanti a questo bivio, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) – chiamato a pronunciarsi sulle Nuove Indicazioni Nazionali 2025 – si è spaccato, scegliendo di non scegliere.
La seduta del 27 giugno sui nuovi programmi per Infanzia e primo ciclo si è chiusa con una fumata grigia che lascia in eredità più dubbi che certezze, mettendo in scena lo scontro tra due visioni del mondo apparentemente inconciliabili.
La Visione Proposta: Ordine, Rispetto e Radici
Sul tavolo del Consiglio è arrivato un progetto ambizioso, quasi un manifesto per una nuova scuola.
Da un lato, una forte spinta verso la contemporaneità: l’educazione all’empatia e al rispetto della donna diventano priorità per combattere la violenza di genere; le STEM si affrontano in modo laboratoriale e l’inclusione si arricchisce di modelli neuroscientifici come ICF e UDL.
Dall’altro lato, però, emerge un chiaro ritorno a saperi considerati fondanti.
Spiccano la reintroduzione del latino dalla seconda media per affinare la logica, il potenziamento della scrittura in corsivo e l’esercizio del riassunto come ginnastica mentale.
Si insiste sulla necessità di conoscenze solide, perché “senza basi non c’è competenza”, e si ridisegna la storia con un focus su Occidente, Europa e Mediterraneo, per rafforzare l’identità culturale.
Una scuola che vuole educare cittadini consapevoli, ancorandoli a radici profonde e fornendo loro gli strumenti per decifrare il presente.
La Contro-Proposta: “Un Metodo Paternalistico e Ideologico”
Questa visione, però, non ha convinto i sindacati, che hanno bocciato l’intero impianto.
La FLC CGIL ha bollato il testo come “irricevibile”. Ancora più dura la UIL Scuola RUA, che ha denunciato “l’assenza di un metodo partecipativo” e un approccio “paternalistico e ideologico”.
La critica non è tanto sui singoli contenuti, quanto sul processo.
I sindacati denunciano il “mancato coinvolgimento della scuola” e vedono nella riforma un tentativo di “ridimensionamento del ruolo docente”.
La loro contro-proposta non è un programma alternativo, ma un metodo diverso: un confronto trasparente e partecipato, dove le decisioni non vengono calate dall’alto.
È la richiesta di una scuola che si fidi dei suoi professionisti e che costruisca il proprio futuro dal basso.
Il Verdetto Mancato: Maggioranza in Fuga
Di fronte a questo scontro frontale, il CSPI ha esitato.
Sebbene i voti favorevoli (23) abbiano superato i contrari (8), la maggioranza dei consiglieri ha compiuto un passo indietro, rifiutandosi di esprimere un parere politico netto.
Invece di un “sì” o di un “no”, ha scelto di inviare al Ministro un documento carico di “osservazioni tecniche”.
Una mossa che di fatto congela la riforma e ne scarica la responsabilità politica interamente sul Ministero.
È il segnale di una frattura insanabile, di un organo consultivo che, incapace di trovare una sintesi, preferisce astenersi dal giudizio, lasciando che a decidere la rotta sia unicamente la politica.
Il futuro dei nuovi programmi è ora sospeso, in attesa di capire quale delle due scuole prevarrà.