Un ragazzo di 16 anni affetto da autismo, Pahasara, è morto annegato in una piscina a Verona. La tragedia si è consumata dopo che lo studente è riuscito ad allontanarsi dal proprio istituto scolastico durante l’orario di lezione, senza che il personale si accorgesse della sua assenza. L’episodio ha dato avvio agli accertamenti volti a chiarire la dinamica dei fatti e a definire le eventuali responsabilità della scuola in merito all’obbligo di vigilanza.
La Dinamica dei Fatti: Due Ore di Silenzio e una Morte Inspiegabile
La mattina del 15 settembre, Pahasara, un ragazzo di sedici anni, è uscito dalla sua scuola passando, a quanto pare, da una porta secondaria. Si trovava in un’aula con una sola insegnante e altri otto studenti con disabilità, ma nessuno sembra essersi accorto della sua assenza.
Le telecamere di una villa vicina lo hanno ripreso mentre scavalcava la recinzione, giocava con un cane e infine si immergeva nella piscina, pur non sapendo nuotare. Il corpo è stato ritrovato solo nel primo pomeriggio.
Un dettaglio che rende la vicenda ancora più angosciante è il vuoto temporale di circa due ore tra la sua uscita, avvenuta intorno alle 9:00, e la comunicazione alla famiglia, giunta solo alle 11:00.
I genitori, ora, chiedono giustizia e pretendono risposte su come sia stato possibile un simile difetto di sorveglianza.
Lo Studente Autistico Morto a Verona: Le Responsabilità della Scuola
La vicenda dello studente autistico morto a Verona chiama in causa direttamente il concetto giuridico di culpa in vigilando.
Tale principio definisce la responsabilità attribuita a chi ha il dovere di sorvegliare una persona, nel caso in cui un danno si verifichi a causa di una vigilanza omessa o inadeguata.
Nel contesto scolastico, l’articolo 2048 del Codice Civile è il riferimento normativo fondamentale, poiché sancisce la responsabilità degli insegnanti per i danni causati dagli allievi nel periodo in cui sono affidati alla loro custodia.
L’esito di questa tragedia potrebbe, quindi, portare a conseguenze legali significative per l’istituto e per il personale coinvolto, che vanno dall’ipotesi di omicidio colposo sul piano penale fino a una richiesta di risarcimento per i danni subiti sul piano civile.
L’Obbligo di Vigilanza: un Dovere che Va Oltre l’Aula
È essenziale ribadire che il dovere di vigilanza del personale scolastico non si esaurisce all’interno delle quattro mura dell’aula.
La responsabilità dell’istituto si estende a ogni momento in cui lo studente si trova sotto la sua custodia, includendo quindi gli intervalli, gli spostamenti nei corridoi, l’uso degli spazi comuni come palestre o cortili, e le attività didattiche esterne.
La scuola assume la piena responsabilità dell’incolumità dell’alunno dal suo ingresso fino alla sua uscita.
Per garantire una tutela efficace, soprattutto in presenza di studenti con bisogni speciali, è imprescindibile un’organizzazione meticolosa che preveda un monitoraggio costante e procedure chiare, capaci di prevenire situazioni di pericolo e di gestire tempestivamente eventuali emergenze.
La Prova Liberatoria: Come si Valuta l’Imprevedibilità di un Evento
L’istituzione scolastica può essere esonerata dalla propria responsabilità solo fornendo la cosiddetta prova liberatoria, ossia dimostrando di non aver potuto impedire in alcun modo l’evento.
Per farlo, deve provare di aver messo in atto tutte le misure preventive idonee e, al contempo, che il fatto sia stato il risultato di una circostanza imprevedibile, improvvisa e inevitabile.
La valutazione di tale prova si basa su elementi specifici: la condizione dell’alunno è un fattore determinante, poiché uno studente con una grave forma di autismo richiede attenzioni e protocolli di sicurezza notevolmente superiori.
Sarà compito degli inquirenti stabilire se, nel caso dello studente autistico morto a Verona, l’allontanamento fosse un’eventualità prevedibile e se la scuola avesse predisposto tutte le cautele necessarie per evitarlo.