Rapporto Welfare 2025: la spesa per la previdenza frena gli investimenti su istruzione e capitale umano

La Scuola Oggi

4 Novembre 2025

Rapporto Welfare 2025: un grafico che mette in evidenza i dati relativi agli investimenti per previdenza, istruzione e politiche sociali

Rapporto Welfare 2025: la spesa per la previdenza frena gli investimenti su istruzione e capitale umano

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Il Rapporto Welfare 2025 evidenzia una forte sproporzione nella spesa pubblica italiana, a partire dalla previdenza che assorbe il 16% del PIL nel 2024, contro una media Eurozona del 12,3%. Gli investimenti per valorizzare il capitale umano, come istruzione (3,9%) e politiche sociali (4,9%), restano invece sotto i livelli europei. La sostenibilità del sistema, come rimarca l’analisi, dipende proprio dalla valorizzazione delle persone.

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Spesa Welfare: squilibrio tra previdenza e investimenti sociali

L’analisi presentata da Unipol e The European House – Ambrosetti, durante l’evento “Capitale umano: la nuova leva della competitività nazionale”, delinea un quadro di squilibrio evidente

La spesa complessiva per il welfare ha raggiunto i 669,2 miliardi di euro nel 2024. All’interno di questa cifra, la spesa per la previdenza sociale tocca il 16% del PIL, un dato nettamente superiore alla media dell’Eurozona (12,3%). 

In direzione opposta si muovono gli investimenti in settori strategici per il futuro del Paese:

  • la spesa per l’istruzione si ferma infatti al 3,9% del PIL (contro il 4,6% europeo);
  • le politiche sociali si attestano al 4,9%. 

Pur registrando una crescita nominale significativa tra il 2019 e il 2025 (+21,1% per la scuola e +35,2% per il sociale), il divario con gli altri partner europei rimane marcato. 

Il rapporto evidenzia come tale spesa sia sostenibile solo se affiancata da una decisa valorizzazione del capitale umano.

L’allarme demografico e l’impatto sul capitale umano

Le dinamiche demografiche italiane continuano a destare forte preoccupazione, con impatti diretti sulla sostenibilità del sistema. 

Il 2024 ha segnato un nuovo minimo storico per le nascite, scese a 370 mila unità, mentre il saldo naturale si conferma profondamente negativo (-281 mila). 

Le proiezioni mediane dell’Istat dipingono uno scenario futuro complesso: la popolazione italiana è destinata a scendere a 54,8 milioni entro il 2050

In parallelo, l’invecchiamento demografico porterà la quota di over 65 al 34,9%

Una simile trasformazione della struttura per età implica una contrazione della base contributiva, essenziale per finanziare il sistema, e un contestuale aumento della domanda di servizi sociali e sanitari

Emerge, dunque, come un investimento sul potenziale umano diventi un asse prioritario per la tenuta stessa del sistema. 

Il rapporto segnala, inoltre, che il 23,1% degli italiani è a rischio di povertà o esclusione sociale, uno dei dati più elevati nell’Unione Europea.

Rapporto Welfare 2025: L'immagine disegnata raffigura una tipica piazza italiana, utilizzata per simboleggiare i temi discussi nell'articolo: istruzione (scuola pubblica), previdenza (un’anziana) e politiche sociali (una volontaria e una famiglia con la spesa)

Divari territoriali: un freno alla mobilità sociale

L’efficacia della spesa sociale in Italia non è uniforme sul territorio nazionale. Emergono forti disparità che limitano la mobilità sociale e la piena valorizzazione delle competenze individuali. 

L’analisi mette in luce come regioni allineate agli standard europei convivano con aree caratterizzate da forte vulnerabilità. Le amministrazioni territoriali di Trento, Bolzano e del Friuli Venezia Giulia ottengono i risultati migliori nell’impiego delle risorse destinate al sociale. 

All’estremo opposto della classifica si trovano, invece, la Campania, la Basilicata e la Calabria, dove l’efficacia degli interventi risulta decisamente inferiore. 

Tali differenze territoriali non solo aggravano le disuguaglianze esistenti, ma impediscono al Paese di sfruttare appieno il potenziale di tutte le sue aree geografiche. 

Per rafforzare la coesione sociale e la competitività nazionale, diventa determinante superare simili divari, per garantire che il welfare sia uno strumento efficace di promozione e sostegno per tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza.

Il Rapporto Welfare 2025 sulle criticità dell’istruzione

Il Rapporto Welfare 2025 dedica ampia analisi alle criticità del sistema formativo, vero fulcro del capitale umano. 

La spesa per l’istruzione, come già menzionato, rimane sotto la media dell’Eurozona (3,9% contro 4,6%), e tale divario si riflette negli investimenti per singolo studente, inferiori a quelli dei principali competitor europei. 

Persistono criticità allarmanti come un tasso di dispersione scolastica del 9,8% tra i giovani di 18-24 anni. 

A preoccupare è anche il basso numero di laureati: solo il 31,6% della popolazione tra i 25 e i 34 anni ha completato un percorso universitario, a fronte di una media UE del 44,1%. 

Il rapporto sollecita interventi mirati per invertire questa tendenza nell’ambito del mondo scolastico, quali ad esempio:

  • un aggiornamento dei metodi formativi, anche attraverso l’adozione ponderata dell’intelligenza artificiale; 
  • l’introduzione di sistemi di valutazione esterna della qualità dell’offerta formativa;
  • il riuso efficiente delle infrastrutture scolastiche;
  • un potenziamento dell’orientamento per facilitare la transizione tra scuola e mondo del lavoro.

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Mercato del lavoro: disoccupazione e “fuga dei cervelli”

Le carenze nel sistema formativo si legano strettamente alle difficoltà del mercato del lavoro. La disoccupazione giovanile si attesta al 19,3%, un dato che segnala la difficoltà di ingresso nel mondo professionale. 

Allo stesso modo, il tasso di occupazione femminile (57,4%) rimane oltre 13 punti percentuali al di sotto della media dell’Unione Europea, a testimonianza di barriere strutturali ancora presenti. 

Si aggrava, inoltre, il fenomeno della “fuga dei cervelli”: nel 2024, oltre 49 mila laureati hanno lasciato l’Italia, con un impatto economico negativo stimato in 6,9 miliardi di euro all’anno. 

Il Rapporto Welfare 2025 sottolinea le enormi potenzialità inespresse. L’allineamento dell’Italia ai benchmark europei in termini di occupazione potrebbe attivare 2,8 milioni di nuovi posti di lavoro. 

Una simile espansione della base occupazionale genererebbe un incremento del PIL stimato in 226 miliardi di euro, pari a un balzo del +10,6%. 

L’obiettivo strategico per i prossimi anni è quello di costruire un welfare sostenibile, inclusivo ed equo, basato sulla prevenzione.