Perplessità sull’educazione affettiva nelle scuole: la lettera di una docente contraria al progetto campano

Rosalia Cimino

5 Novembre 2025

Perplessità sull’educazione affettiva nelle scuole: docenti a confronto

Perplessità sull’educazione affettiva nelle scuole: la lettera di una docente contraria al progetto campano

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Dopo la pubblicazione del nostro approfondimento dedicato al progetto di educazione affettiva nelle scuole, il dibattito si è fatto vivace e aperto. Riceviamo e pubblichiamo la riflessione di una docente di origine campana che manifesta le proprie perplessità sull’educazione affettiva nelle scuole e sull’introduzione nei curricula scolastici di corsi di formazione sessuale.

Nel suo intervento, l’insegnante richiama il ruolo educativo della famiglia e sottolinea i rischi, a suo avviso, di una formazione superficiale dei docenti su temi tanto delicati. Di seguito, pubblichiamo integralmente la lettera della Prof. Vittoria Criscuolo, del Comitato “ Pro-life insieme “.

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La Lettera che esprime perplessità sull’educazione affettiva nelle scuole

“Da cittadina di origine campana, ma soprattutto da docente, trovo che sarebbe molto pericoloso il progetto “ pionieristico” di un’eventuale introduzione nei curricula scolastici dell’educazione sessuale/affettiva. 

Ancora più inopportuna poi la “ formazione” ad hoc prevista per i docenti, quasi che un breve corso possa dare a insegnanti di varie discipline la competenza richiesta per affrontare tematiche così intime, con ragazzi così giovani, menti ancora da formare ma con un vissuto preesistente, quello familiare, del tutto diversificato, come è ovvio.

Noi docenti, già oberati da mille impegni, con l’enorme responsabilità di essere sempre aggiornati sulle nostre materie, non solo nei contenuti, ma anche nelle metodologie didattiche, dovremmo assumerci anche l’onere di fornire indicazioni sulla affettività, sulla sessualità, sulla contraccezione, sull’aborto, sulla disforia di genere, sulla violenza contro le donne, per raggiungere l’obiettivo previsto dell’inclusione, del rispetto e del riconoscimento dell’altro?

Non si parla, poi, nella proposta di Legge campana, di inserire queste tematiche nell’ educazione civica ( comunque lo riterrei fuori luogo) bensì di creare dei corsi delimitati nel tempo e nei contenuti, si può presumere anche in vista di una valutazione.

Credo si sia colmata la misura: noi docenti dobbiamo insegnare le discipline per le quali ci siamo laureati, dopo anni di studio e approfondimenti, senza improvvisarci dei “ tuttologi” con una “ preparazione” raccogliticcia che potrebbe sminuire ulteriormente la nostra immagine nella società.

Sarebbe utile, prima di avanzare proposte dal sentore dell’improvvisazione, verificare se altri Paesi in Europa abbiano nel passato inserito corsi di educazione sessuale a scuola traendone beneficio in termini di accoglienza ed inclusività.

Basterebbe limitarsi all’esperienza di Francia e Svezia, Paesi che hanno introdotto tale insegnamento addirittura più di mezzo secolo fa, i cui effetti si possono quindi considerare statisticamente rilevanti. 

La Svezia detiene il primato assoluto per femminicidi, per stupri, ed è anche il paese in cui almeno il 30% delle donne lamenta violenze domestiche. I tassi di violenza sulle donne più alti si riscontrano nei Paesi (considerati) cosiddetti più sviluppati, come Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Olanda, con punte inquietanti negli ultra-moderni, ultra-civili Stati del Nord: Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca.

Come esponente del Comitato “ Pro-life insieme “che si occupa di promuovere la cultura del rispetto dell’altro, a partire dal concepimento, senza distinzioni di età, sesso, appartenenza religiosa, sono preoccupata per la decadenza del nostro Paese. Abbiamo affrontato la rischiosa tematica dell’educazione sessuale a scuola con esperti di professionalità diverse dei quali si possono leggere numerosissimi articoli in tal senso sul nostro sito.

La Campania avrebbe potuto farsi capofila di una proposta di legge rivolta ai genitori, con il coinvolgimento di esperti esterni pronti ad aiutare la famiglia a ritrovare il proprio ruolo, assegnatole dalla nostra meravigliosa Costituzione italiana, che all’articolo 30 recita:”  “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire, educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.”

Il tema, dunque, resta aperto e complesso, e proprio per questo merita un confronto ampio e costruttivo. Invitiamo i nostri lettori — docenti, genitori, studenti e operatori del settore — a condividere le proprie riflessioni ed esperienze sull’educazione affettiva, con l’obiettivo comune di costruire una scuola sempre più attenta ai bisogni e alla crescita integrale delle nuove generazioni.