Dati i troppi docenti precari nella scuola nostrana, il 3 ottobre 2024, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia UE per l’uso eccessivo dei contratti a termine nella scuola, spesso in condizioni penalizzanti per i docenti.
Il problema non riguarda solo diritti mancati come gli scatti di anzianità, ma anche la gestione economica dello Stato: il vantaggio sembra ingente, ma porta a procedure di infrazione e sanzioni salatissime, oltre a perpetuare un sistema didattico instabile e iniquo. Scopriamo come e se la situazione è cambiata a distanza di un anno.
Troppi docenti precari nella scuola: sono un quarto del personale
I numeri parlano chiaro: al 24 settembre 2025 i docenti con contratto a termine erano 182.641, quasi il 25% del totale dei circa 890.000 insegnanti, con punte del 37% a Milano.
Secondo la UIL Scuola RUA, dei 48.504 posti autorizzati per il 2025/26, solo 29.685 docenti sono stati assunti, mentre altri 4.403 saranno immessi in ruolo entro dicembre 2025.
Non solo troppi docenti precari nella scuola: il problema riguarda anche il personale ATA. Difatti, nel 2024 sono state autorizzate solo 10.000 assunzioni sui 40.000 posti vacanti.
La carenza di organico non solo penalizza i lavoratori, ma incide sulla qualità dell’insegnamento e sulla sicurezza degli edifici scolastici, come dimostrano i 71 crolli registrati solo nell’ultimo anno.
Il precariato oltre i 36 mesi è illegittimo e costoso per lo Stato
La direttiva UE 70/99 stabilisce chiaramente che dopo 36 mesi di servizio i contratti a termine devono cessare o trasformarsi in tempo indeterminato.
In Italia, questo non viene rispettato, e la Cassazione (sentenza 18968/2022) ha già dichiarato illegittimi i contratti reiterati oltre il limite, riconoscendo risarcimenti ai docenti.
Il paradosso? Lo Stato risparmia pochi euro a fronte di multe milionarie per non aver rispettato i diritti dei lavoratori. Secondo Openpolis, l’Italia era gravata da 65 procedure di infrazione nel 2024, con danni economici per l’erario che negli anni 2012-2021 hanno superato gli 800 milioni di euro.
Uno studio UIL Scuola (novembre 2022) stima che assumere tutti i precari costerebbe appena 180 milioni annui, circa 715 euro in più a docente. In altre parole, stabilizzare conviene sia economicamente sia socialmente.
Perché stabilizzare i precari conviene a tutta la società
La stabilizzazione dei docenti porterebbe vantaggi tangibili:
- Continuità didattica per gli alunni, con meno supplenti e più qualità dell’insegnamento;
- Contributi previdenziali certi per l’INPS;
- Stabilità per il personale, con maggiore sicurezza contrattuale e diritti garantiti.
Investire sui precari significa quindi migliorare l’intero sistema scolastico, con ricadute positive sull’economia e sulla formazione delle future generazioni.
Dopo 40 anni di politiche poco favorevoli all’istruzione, il governo ha l’occasione di invertire la rotta, stabilizzare i precari e rispettare le direttive europee, evitando infrazioni costose e migliorando la qualità dell’insegnamento per tutti.


