Educazione sessuale alle scuole medie: la Lega cancella il proprio divieto, il capolavoro è servito

Giuseppe Montone

11 Novembre 2025

Educazione sessuale alle scuole medie: "Un gruppo di persone, tra cui alcuni politici, si trova in una sala che sembra essere un'aula parlamentare. Al centro, un politico mostra una lavagna con la scritta "Educazione sessuale alle scuole medie: Sì/No/Forse?" e un punto interrogativo. Un altro politico tiene in mano un documento, mentre altri partecipanti mostrano cartelli con scritte come "DDL Valditara: il grande ginepraio" e "Pro Vita. No al gender nelle scuole!". A terra sono sparsi numerosi fogli di carta."

Educazione sessuale alle scuole medie: la Lega cancella il proprio divieto, il capolavoro è servito

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Va in scena alla Camera il grande “ginepraio” leghista sull’Educazione sessuale alle scuole medie. In un colpo di teatro degno di nota, è stata la stessa deputata leghista Giorgia Latini a presentare un emendamento a sorpresa. Il dettaglio comico? Il nuovo emendamento cancella di netto un precedente emendamento firmato dalla stessa Latini solo un mese fa, quello che introduceva il divieto assoluto di Educazione sessuale alle scuole medie. Una piroetta politica che lascia interdetti, ma che in fondo stupisce fino a un certo punto, vista la gestione caotica del Ddl Valditara sul tema.

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Educazione sessuale alle scuole medie: la clamorosa marcia indietro della Lega

Il dietrofront – come riferito in un articolo del Corriere della Sera – è totale. La proposta di vietare l’Educazione sessuale alle scuole medie, fiore all’occhiello della crociata leghista in Commissione, è stata ritirata dai suoi stessi proponenti. 

L’inversione a U arriva dopo settimane di polemiche roventi. Non si è trattato solo delle solite proteste dell’opposizione; a travolgere la Lega è stata un’ondata di critiche provenienti dal mondo della scuola, dagli psicologi, dagli addetti ai lavori e da chiunque abbia a che fare con gli adolescenti nel 2025. 

Evidentemente, l’idea di inasprire ulteriormente le misure restrittive già contenute nel disegno di legge Valditara non è sembrata brillante a nessuno, tranne che ai suoi estensori. La pressione, alla fine, ha costretto il partito a una ritirata strategica, per quanto maldestra.

Sasso e la “strumentalizzazione”: la colpa è sempre degli altri

Ovviamente, la colpa non è di chi ha proposto il divieto relativo all’educazione sessuale a scuola, ma di chi lo ha criticato. A spiegare questa mirabile logica è il relatore della legge, il leghista Rossano Sasso

Secondo Sasso, la marcia indietro serve per «puntare a fare chiarezza». La sua tesi è audace: «Noi non siamo quelli che vogliono vietare che in classe si parli di affetto e rispetto». 

Un’affermazione che suona bizzarra, provenendo dal relatore di un testo che, di fatto, limita fortemente proprio quegli argomenti. L’intera operazione, secondo il deputato, è stata necessaria solo a causa della «strumentalizzazione in atto». 

Più che una strumentalizzazione, sembra un caso da manuale di “causa-effetto“: proponi una norma anacronistica, vieni travolto dalle critiche, ritiri la norma e dai la colpa alle critiche. Impeccabile.

Educazione sessuale alle scuole medie: Giorgia Latini e Rossano Sasso

L’ira delle opposizioni e l’ossessione di Sasso

L’opposizione, naturalmente, non ha gradito né la proposta iniziale né la comica ritirata. 

La responsabile scuola del Partito Democratico, Irene Manzi, ha sottolineato l’ipocrisia della mossa: «Alla fine la destra ha dovuto fare marcia indietro dopo settimane di critiche da parte del mondo della scuola, degli psicologi e di chiunque ha a cuore gli adolescenti, cade il divieto di introdurre percorsi di Educazione sessuale alle scuole medie». 

La Manzi, tuttavia, avverte che la pezza è peggiore del buco: «Ma non basta un correttivo a cancellare l’errore di fondo: quello che la scuola debba tacere su tutto». 

Di fronte a queste critiche, il relatore Sasso ha risposto con la consueta pacatezza, liquidando il tutto con un laconico: «Sono ossessionati». 

Una dichiarazione che solleva un dubbio legittimo: chi è esattamente ossessionato dall’argomento? Chi chiede di parlarne in modo sano e moderno, o chi cerca in ogni modo di vietarla, limitarla e controllarla?

Cosa prevedono (davvero) le nuove regole

Ma cosa resta, dopo questa capriola? Se la Lega ha ritirato il divieto specifico per l’Educazione sessuale alle scuole medie, non significa che l’argomento sarà trattato liberamente. 

Il “compromesso” raggiunto sposta solo l’asticella del controllo. Il Ddl Valditara, anche emendato, impone paletti rigidissimi che sembrano usciti da un’altra epoca.

Per la scuola dell’Infanzia e per le scuole elementari, il divieto resta totale: nessun riferimento all’educazione sessuale o ai temi ad essa correlati. 

Per le scuole medie e per le superiori, invece, scatta la tagliola burocratica del “consenso informato“. 

Le scuole che intendono avviare iniziative dovranno prima sottoporre l’intero programma ai genitori, i quali dovranno conoscere in anticipo i temi trattati e visionare i materiali didattici

Solo dopo questo esame preventivo, le famiglie potranno esprimere il loro consenso. Un meccanismo che trasforma l’educazione alla salute e all’affettività in una sorta di procedura da autorizzazione sanitaria, profondamente fuori dal tempo.

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Il sostegno di Pro Vita e la battaglia ideologica

A dimostrazione del clima infuocato che circonda il provvedimento, l’approvazione finale del testo è attesa tra mercoledì e giovedì. A tifare per la linea dura c’è l’associazione Pro Vita

Proprio ieri mattina, l’associazione ha depositato alla Camera 50.000 firme raccolte a sostegno del provvedimento, chiedendo anzi un ulteriore inasprimento. Un sostegno che mira a restringere il più possibile le attività

La marcia indietro della Lega sul divieto specifico per l’Educazione sessuale alle scuole medie appare, quindi, meno come un ravvedimento e più come un riposizionamento tattico

Si cede su un punto palesemente indifendibile (il divieto alle medie) per blindare il resto dell’impianto: il divieto assoluto per i più piccoli e il controllo genitoriale preventivo per i più grandi. 

La battaglia, insomma, non è sulla “strumentalizzazione”, ma è puramente ideologica.