SOMMARIO
ToggleIl circolo vizioso dell’esclusione scolastica
La dispersione scolastica in Europa non è semplicemente un fallimento educativo, ma un fenomeno con profonde ramificazioni sociali.
Gli studenti definiti “costantemente assenti” dal Consiglio Europeo dell’Educazione rappresentano una popolazione particolarmente vulnerabile nelle società contemporanee. In molti contesti urbani e rurali svantaggiati, le istituzioni scolastiche costituiscono l’unico punto di contatto tra i giovani e le strutture statali formali.
Nelle regioni economicamente depresse, questo distacco dal sistema educativo si traduce frequentemente in percorsi di devianza.
Le famiglie in difficoltà socioeconomica, in assenza di adeguati supporti istituzionali, possono vedere nella criminalità un’alternativa per la sussistenza e il riconoscimento sociale.
Parallelamente, i giovani che abbandonano la scuola perdono non solo opportunità formative, ma anche:
- Un ambiente strutturato con regole e supervisione
- Occasioni di socializzazione positiva con coetanei e adulti di riferimento
- Possibilità di sviluppare competenze sociali e professionali
- Accesso a servizi di supporto psicologico e orientamento
L’espulsione scolastica come fattore di rischio
Il caso del Regno Unito offre una prospettiva particolarmente illuminante sul legame tra esclusione scolastica e criminalità.
Una ricerca pubblicata sul British Journal of Criminology, condotta dalle Università di Hull e Bristol, ha analizzato i dati di oltre 40.000 giovani, metà dei quali espulsi definitivamente dalle scuole secondarie.
I risultati sono allarmanti: gli studenti espulsi hanno il doppio delle probabilità di commettere reati violenti entro un anno dall’espulsione rispetto a coetanei con profili simili che hanno evitato tale provvedimento.
Lo studio ha rilevato che nel gruppo degli espulsi si sono verificati 990 reati di violenza grave e 20 casi di omicidio o tentato omicidio nei 12 mesi successivi all’allontanamento, contro 500 reati violenti e meno di 10 omicidi nel gruppo di controllo.
Lib Peck, direttrice dell’Unità per la Riduzione della Violenza di Londra, ha evidenziato come l’aspetto più preoccupante sia la rapidità con cui questi giovani si coinvolgono in atti criminali dopo l’espulsione, non anni dopo ma “quasi immediatamente“.
Il dilemma educativo: disciplina o inclusione?
La gestione dei comportamenti problematici nelle scuole rappresenta una questione complessa che divide educatori e policy maker. Da un lato, il dibattito sulla disciplina scolastica si è intensificato dopo la pandemia, con un aumento dei problemi comportamentali segnalati nelle classi europee.
I sostenitori di approcci disciplinari più rigorosi, come Tom Rogers, insegnante e direttore di Teachers Talk Radio, sottolineano la necessità di proteggere il diritto all’istruzione della maggioranza degli studenti.
“In ogni classe ci sono 30 alunni che possono subire conseguenze negative a causa di un compagno violento, prepotente o offensivo. Anche questi bambini hanno bisogno di protezione,” afferma Rogers.
D’altra parte, i dati mostrano chiaramente che l’espulsione colpisce in modo sproporzionato alcune categorie di studenti:
- Giovani provenienti da famiglie in condizioni economiche svantaggiate
- Studenti appartenenti a minoranze etniche, in particolare di origine caraibica nel caso britannico
- Alunni con bisogni educativi speciali o disabilità (SEND)
Verso soluzioni sistemiche
Il professor Iain Brennan, criminologo dell’Università di Hull e coautore della ricerca, identifica alcuni fattori critici che contribuiscono al problema.
Quando un giovane viene espulso, perde infatti l’ambiente educativo supervisionato, aumentando le opportunità di sfruttamento e modificando la percezione di sé. Inoltre, i segnali di disagio sono spesso evidenti molto prima che si arrivi all’espulsione, con fattori esterni come violenza domestica e povertà che contribuiscono al deterioramento del comportamento scolastico.
La sfida per i sistemi educativi europei è, quindi, duplice: da un lato, garantire ambienti scolastici sicuri per tutti gli studenti; dall’altro, sviluppare strategie di intervento precoce che possano prevenire l’esclusione dei giovani più vulnerabili.
Questo richiede:
- Maggiori risorse per supportare gli insegnanti nella gestione delle classi complesse
- Formazione specifica per il personale scolastico sul riconoscimento e l’intervento precoce
- Collaborazione intersettoriale tra scuole, servizi sociali e autorità giudiziarie
- Programmi alternativi di educazione per i giovani a rischio di espulsione
- Politiche di reinserimento educativo per chi ha abbandonato il percorso scolastico
La crescita del 30% nelle espulsioni definitive registrata nel Regno Unito nell’autunno 2023-24 rispetto all’anno precedente rappresenta un segnale d’allarme per tutti i sistemi educativi europei.
La correlazione diretta tra espulsione scolastica e criminalità violenta evidenzia la necessità di riconsiderare le politiche disciplinari alla luce dei loro effetti sociali a lungo termine, bilanciando le esigenze di sicurezza immediata con strategie di inclusione più efficaci.