La tensione nelle scuole italiane torna a manifestarsi con un grave episodio. Un’aggressione docente si è verificata in un istituto di Brindisi, dove la madre di un’alunna ha affrontato l’insegnante con veemenza. All’origine del fatto, il diniego della professoressa a far uscire la studentessa per andare in bagno al di fuori degli orari previsti.
L’aggressione docente: ricostruzione dei fatti e minacce
L’episodio – così come riferito dal Corriere della sera – si è consumato pochi giorni fa.
La docente – Francesca Pennetta, professoressa di Tecnologia della scuola media Marco Pacuvio (Istituto comprensivo Santa Chiara) – era in classe quando una collaboratrice scolastica l’ha informata della presenza della madre di un’allieva, che chiedeva un colloquio urgente.
L’insegnante, che ipotizzava una richiesta di chiarimenti sul registro elettronico, ha preso il cellulare ed ha raggiunto la donna, dopo aver affidato la classe a un collaboratore.
Il confronto si è spostato nell’aula professori. In breve tempo la situazione è degenerata.
La madre ha alzato i toni, gesticolando animatamente e urlando frasi minacciose: “Non devi permetterti mai più altrimenti te la vedi con me… Non hai figli? Non esci alle 2 oggi? Ti aspetto fuori”.
Il regolamento scolastico e l’escalation verbale
La docente ha tentato di spiegare di essersi attenuta al regolamento scolastico. Il regolamento dell’istituto prevede, infatti, orari specifici per le uscite al bagno.
L’alunna, inoltre, non aveva specificato che si trattasse di una necessità impellente. “In quel caso certamente l’avrei mandata, come faccio abitualmente”, ha dichiarato la professoressa.
Di fronte alla reazione della donna, l’insegnante ha compreso l’impossibilità di un dialogo costruttivo e ha chiesto alla madre di allontanarsi, con l’avvertimento di contattare i Carabinieri per poter rientrare in classe.
L’invito ha scatenato un’ulteriore reazione: “‘Tu non sai chi sono io. Chiama chi vuoi, non me ne importa niente’”, ha replicato la donna.

L’intervento delle forze dell’ordine e le conseguenze sanitarie
A quel punto, la professoressa ha contattato telefonicamente le forze dell’ordine. All’arrivo dei Carabinieri, la madre, secondo le testimonianze, ha continuato a inveire contro l’insegnante, senza placarsi nemmeno di fronte alla divisa.
La docente ha riportato di aver chiesto ai militari di verbalizzare la minaccia specifica: “‘Non hai capito che ti aspetto fuori alle 2, oggi?’”.
La situazione di forte stress e la paura hanno provocato un malore all’insegnante. Sono stati gli stessi Carabinieri a richiedere l’intervento di un’ambulanza.
Trasportata al Pronto Soccorso, la professoressa è stata visitata e i medici le hanno prescritto otto giorni di riposo assoluto per il trauma subìto.
La posizione del dirigente scolastico
L’insegnante, dopo l’accaduto, ha interpellato il dirigente scolastico dell’istituto. Secondo il racconto della docente, la reazione del preside non sarebbe stata di pieno supporto, ma orientata a minimizzare l’episodio.
“Sono stati momenti di terrore. Non mi reggevano le gambe sia per la tensione accumulata, sia per la mancata tutela da parte del preside”, ha affermato la professoressa.
La stessa ha aggiunto che il dirigente le avrebbe chiesto “di non mostrarsi agli alunni in quello stato per non alzare un polverone“. Si tratta di una richiesta che l’ha fatta sentire priva di tutele e, come da lei dichiarato, quasi costretta a “nascondersi”.
Sviluppi legali dopo l’episodio
L’episodio – che non è un caso isolato nel panorama scolastico italiano – avrà conseguenze legali. L’insegnante, assistita dal suo legale, sta procedendo a sporgere denuncia-querela.
I reati ipotizzati sono minacce aggravate, in quanto dirette a un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni, e interruzione di pubblico servizio. L’autorità giudiziaria valuterà se ravvisare ulteriori fattispecie di reato.
L’avvocato Silvio Molfetta che assiste la professoressa ha confermato la determinazione della sua cliente: “La professoressa è molto scossa ma anche molto determinata ad adire le vie legali”.
Il legale ha, inoltre, sottolineato come sia inaccettabile subire tali ingerenze, rimarcando la necessità di “stigmatizzare l’accaduto al fine di evitare il dilagare di fenomeni di tal genere”.


