Un docente di Geografia di 33 anni, agli arresti domiciliari, sarà processato per atti sessuali su minori dopo aver intrapreso relazioni con due studentesse di 15 e 16 anni, amiche tra loro. Il gip ha emesso un decreto di giudizio immediato, e l’insegnante ha richiesto un rito abbreviato, ammettendo le accuse.
Le dinamiche della relazione: fragilità e manipolazione
La vicenda è emersa quando una delle due studentesse, una sedicenne, si è confidata con un’altra docente, raccontando un periodo di crisi personale relativo all’anno scolastico 2023/2024.
Il professore di Geografia l’avrebbe avvicinata offrendo supporto, per poi instaurare una relazione: prima lo scambio di numeri, poi incontri a casa sua o in un parco pubblico, talvolta marinando la scuola.
La ragazza ha dichiarato di non essere stata costretta, ma di sentirsi sfruttata nella sua vulnerabilità.
La seconda studentessa, quindicenne, ha descritto la relazione come un’avventura occasionale.
Entrambe erano a conoscenza l’una dell’altra e non lo consideravano un problema.
Le indagini: chat e ammissioni
Le indagini, avviate dalla polizia giudiziaria della Procura su segnalazione della scuola, hanno portato alla misura cautelare degli arresti domiciliari per il rischio di inquinamento delle prove e reiterazione del reato.
Dall’analisi del cellulare del docente sono emerse conversazioni che confermano la relazione con entrambe le ragazze, oltre a una chat con un amico in cui il 33enne minimizzava le sue azioni, definendole “non un vero tradimento” nonostante fosse fidanzato.
L’accusa non contesta violenze o minacce, ma “atti sessuali plurimi ” con abuso della posizione di insegnante su alunne a lui affidate.
Prospettive: una riflessione sul sistema scolastico
Il caso solleva interrogativi sulla capacità delle scuole di prevenire e gestire situazioni di abuso di potere.
La scelta del rito abbreviato, che comporta una riduzione di pena, e l’ammissione del docente non cancellano il danno psicologico per le studentesse, manipolate in un momento di fragilità.
Serve un rafforzamento dei meccanismi di controllo e formazione per il personale scolastico, per garantire che gli ambienti educativi siano luoghi sicuri e non spazi di sfruttamento.