Un’aggressione di gruppo ha scosso Montebelluna, comune in provincia di Treviso: un ragazzo di 15 anni, intervenuto per difendere un suo amico vittima di bullismo, è stato accerchiato e selvaggiamente picchiato da una baby gang di coetanei.
La vittima è stata presa a calci, pugni e colpi con un tirapugni nei pressi della fermata degli autobus poco prima dell’inizio delle lezioni.
L’aggressione fuori dall’istituto
Nei minuti precedenti la campanella delle 8:00, circa quindici studenti – tutti italiani di seconda generazione tra i 15 e i 16 anni – hanno atteso la vittima all’esterno della scuola superiore.
Una volta individuato il ragazzo, il branco lo ha circondato e ha sferrato ripetuti colpi con un tirapugni, oltre a calci e pugni, lasciandolo a terra insanguinato.
Sgomenta la reazione della comunità mentre altri ragazzi che hanno assistito alla scena, invece che intervenire si sono preoccupati di riprendere l’accaduto con foto e video tramite i cellulari.
Filmati, indagini e provvedimenti scolastici
Come sopra accennato, dunque, invece di prestare soccorso, alcuni compagni hanno ripreso l’aggressione con gli smartphone e hanno diffuso i video sui social.
Solo dopo l’allarme di un passante sono intervenuti i carabinieri di Montebelluna e un’ambulanza del Suem 118, che ha trasferito il giovane all’ospedale San Valentino.
Le forze dell’ordine hanno rapidamente identificato tutti i responsabili, e la dirigenza scolastica ha annunciato l’intenzione di espellere in via definitiva gli studenti coinvolti.
Educazione e sensibilizzazione continua nelle scuole
Le scuole possono cercare di intervenire nella prevenzione di questi fenomeni attuando delle specifiche strategie, quali ad esempio:
- Percorsi formativi: inserire nel piano dell’offerta formativa (PTOF) moduli obbligatori su temi quali il rispetto reciproco, la gestione dei conflitti e i danni del bullismo, con laboratori esperienziali (role‑playing, drammi teatrali, progetti video).
- Campagne di comunicazione: utilizzare cartelloni, video brevi, social scolastici e assemblee per diffondere messaggi chiari contro la violenza, mostrando storie reali e testimonianze di vittime e di “ex bulletti” pentiti.
- Peer education: formare studenti‑tutor (coetanei scelti e preparati) che diventino punti di riferimento per i compagni, promuovendo l’empatia e la segnalazione di comportamenti a rischio.