Bonus Mamme spetta anche a docenti e personale ATA precarie

Mamma con figlio che lavora con docente ma a tempo determinato, che adesso potrà accedere al bonus mamma previsto dalla legge di bilancio

Vittoria legale di ANIEF stabilisce uno storico precedente: il “bonus mamme” deve essere riconosciuto anche alle madri a che lavorano a tempo determinato come docenti o personale ATA.

La sentenza del Tribunale di Lodi: cosa stabilisce?

In una sentenza storica il Tribunale di Lodi ha stabilito che l’esclusione delle lavoratrici madri con contratto a tempo determinato dall’esonero contributivo previsto dal “bonus mamme” rappresenta una forma di discriminazione.

La misura, introdotta nella Legge di Bilancio 2024 per sostenere il reddito delle lavoratrici madri a tempo indeterminato, deve pertanto essere estesa anche al personale precario.

La decisione del Tribunale, che ha riconosciuto il diritto al bonus a una docente madre di due figli con contratto a tempo determinato, si basa sulla clausola 4, comma 1, dell’accordo quadro allegato alla Direttiva CE del 1999.

La suddetta clausola sancisce il principio di non discriminazione, stabilendo che i lavoratori a tempo determinato non possono essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato comparabili.

Le dichiarazioni di ANIEF sul perché questa senza è storica

Il sindacato ANIEF, che ha patrocinato la causa attraverso i legali Nicola Zampieri, Giovanni Rinaldi, Walter Miceli e Fabio Ganci, ha fatto sapere tramite comunicato che questa sentenza rappresenta «una conquista fondamentale verso la parità di trattamento tra personale precario e di ruolo».

Il presidente Marcello Pacifico ha commentato: «Questa sentenza è storica, perché conclude simbolicamente la lunga battaglia avviata da Anief nel 2010 per la parificazione dei diritti tra il personale precario e quello di ruolo».

L’effetto pratico della decisione del Tribunale di Lodi è che lo Stato italiano dovrà ora reperire 200 milioni di euro per il 2024 e altrettanti per il 2025, necessari a garantire l’estensione del beneficio anche alle madri lavoratrici con contratto a tempo determinato.

In caso contrario, ogni lavoratrice madre di due o più figli potrà ricorrere in giudizio per ottenere l’esonero contributivo fino a 3.000 euro.

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