Carta del docente in busta paga: la proposta Gilda per stabilizzare i 500 euro formativi

Rosalia Cimino

16 Giugno 2025

Docente felice con busta paga in mano e carta del docente

Carta del docente in busta paga: la proposta Gilda per stabilizzare i 500 euro formativi

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L’allarme sulla futura riduzione della Carta del docente – il bonus annuale di 500 euro destinato alla formazione degli insegnanti– è diventato un tema caldo nel dibattito sindacale. 

Con l’estensione del beneficio ai docenti precari a partire da settembre 2025, cresce il rischio che l’importo non solo diminuisca, ma diventi instabile. Per arginare questa prospettiva, la Federazione Gilda-Unams propone di integrare l’importo direttamente nello stipendio, trasformandolo in una voce fissa, utile anche ai fini pensionistici.

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Le criticità del bonus nel nuovo scenario legislativo

Con la Legge di Bilancio 2025 è stato sancito l’ampliamento strutturale della Carta del docente anche ai supplenti annuali fino al 31 agosto 2025. 

Tuttavia, l’importo non sarà più garantito a 500 euro: verrà ridefinito ogni anno in base al numero di beneficiari e ai fondi disponibili, pur restando un tetto massimo.

Ciò porta a due conseguenze immediate. Innanzitutto, diventa inevitabile il taglio del valore medio fruibile dai docenti, che risentiranno dell’allargamento della platea. 

In secondo luogo, si verificherà l’insorgere di un’incertezza normativa: il bonus, ora affidato a stanziamenti annuali, resta vittima di eventuali cambi di Governo o di misure taglia-spesa future.

La proposta della Gilda: perché inserire i 500 euro nello stipendio

Gianluigi Dotti, esponente dell’Esecutivo nazionale della Gilda-Unams, è intervenuto a Trieste nel corso del Congresso CISL Scuola per sollecitare un cambiamento strutturale.

Si tratterebbe, nello specifico, di spostare la cifra della Carta dal bonus nella Retribuzione Professionale Docenti (RPD). 

Secondo Dotti, questa scelta garantirebbe una retribuzione più stabile e un vantaggio pensionistico, dato che gli importi percepiti finirebbero nel calcolo dell’assegno previdenziale.

Un simile cambio di paradigma risulterebbe sicuramente più sicuro e duraturo rispetto al bonus annuale, garantendo una maggiore stabilità ai docenti, soprattutto quelli precari.

Sostegno sindacale e prossimi passi

La proposta ha trovato immediato consenso in altri sindacati, CISL Scuola in primis, anche se al momento non è ancora stata formalmente discussa con il Ministero dell’Istruzione o l’Aran.

In parallelo, si sollecitano adeguamenti contrattuali attorno al prossimo rinnovo del CCNL, puntando a includere non solo la Carta del docente, ma anche il bonus merito all’interno dello stipendio tabellare, con l’obiettivo di consolidare i diritti acquisiti e evitare futuri tagli o modifiche dell’ultima ora.

In definitiva, l’estensione del bonus ai precari rappresenta un passo importante verso l’equità, ma introduce variabili economiche che rischiano di indebolire l’efficacia di questo strumento formativo. 

L’iniziativa della Gilda-Unams punta a risolvere questo nodo, proponendo una stabilizzazione della cifra attraverso l’inclusione nella busta paga, con effetti positivi anche sul fronte pensionistico.