Come rapportarsi con gli studenti BES

gli studenti BES

La scuola deve tenere conto delle diverse problematiche che possono avere gli alunni. Ecco perché bisogna sapere come rapportarsi con gli studenti BES. Si deve sempre dare la giusta attenzione alle necessità particolari di tutti.

Infatti, non ci sono solo le incognite causate dai disturbi fisici e/o psichici. Anche il contesto socio-culturale può comportare l’esigenza di un aiuto maggiore durante le lezioni.

Gli studenti BES. Chi sono

Gli studenti BES sono coloro che rientrano nei Bisogni Educativi Speciali. Tra di essi si possono annoverare le difficoltà sociali, ma anche i disturbi specifici di apprendimento e/o i disturbi evolutivi specifici.

Anche il provenire da un Paese o da una cultura differente possono rivelarsi fattori scatenanti per richiedere il sostegno. 

Il compito del Ministero dell’Istruzione è quello di dare gli strumenti adatti a tutti gli allievi per poter raggiungere gli scopi educativi.

Ciò porta alla creazione di una didattica personalizzata in grado di colmare le lacune presenti. Esiste, infatti, quello che viene identificato come Piano Educativo Individualizzato, conosciuto anche con la sigla PEI.

Quest’ultimo serve non solo allo studente BES, ma è parte integrante della programmazione del resto della classe. In esso si possono riscontrare elementi importanti come:

  • gli obiettivi educativi;
  • i metodi di valutazione;
  • le forme di integrazione.

Altro punto da non dimenticare è il fatto che il PEI deve essere redatto all’inizio di ogni anno scolastico.

Gli studenti BES. Quali sono gli svantaggi

Come affermato in precedenza, gli studenti BES hanno molteplici tipi di svantaggi. Essi, in particolare, vengono radunati in alcune aree di competenza:

  • disabilità;
  • disturbi evolutivi specifici;
  • svantaggi sociali, economici e/o linguistici.

Il docente di sostegno, quindi, è chiamato a eliminare tutti questi intralci. Il tutto, però, collaborando in maniera costante con il resto della classe docente e degli allievi. Infatti, lo scopo è quello di rendere concreta la didattica inclusiva.

In tale ottica si incastra la Direttiva Ministeriale 27 Dicembre 2012. In essa si parla degli strumenti d’intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali e delle organizzazioni territoriali per l’inclusione scolastica.

In particolare, si può leggere che «gli alunni con competenze intellettive nella norma o anche elevate, che – per specifici problemi – possono incontrare difficoltà a scuola, devono essere aiutati a realizzare pienamente le loro potenzialità».

I disturbi possono riguardare il linguaggio, ma anche le aree non verbali. In entrambi i casi, la scuola si deve attivare per eliminarli o ridurli al minimo.

Il TFA Sostegno

Per poter aiutare gli studenti BES c’è bisogno di un docente di sostegno. Il modo ufficiale per poterlo diventare è rappresentato da un percorso di specializzazione universitario: il TFA Sostegno.

L’acronimo indica il Tirocinio Formativo Attivo. Un corso preparatorio della durata di 8 mesi, 1500 ore e 60 CFU. Al termine di tutto ciò, i candidati potranno affrontare un test che gli consentirà di ottenere l’abilitazione sul sostegno.

Prima di affrontare tale percorso, però, bisogna affrontare alcune prove preliminari. Dopo una preselettiva, una scritta e un’orale, finalmente l’aspirante insegnante di sostegno potrà seguire le lezioni che gli interessano.

Si ricorda, inoltre, che durante l’ultimo ciclo del TFA Sostegno, tra i titoli utili per poter intraprendere tali prove ci sono stati anche i 24 CFU.

In ogni caso, il Tirocinio Formativo Attivo è sotto la tutela delle università. Spetta, infatti, agli atenei organizzare il percorso volto alla preparazione dei futuri professori di sostegno.

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