Dal “docente di sostegno” al “docente per l’inclusione”: cosa potrebbe cambiare

Rosalia Cimino

6 Agosto 2025

Docenti per l'inclusione

Dal “docente di sostegno” al “docente per l’inclusione”: cosa potrebbe cambiare

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Nel mondo della scuola italiana è in atto una rivoluzione silenziosa ma profonda: il termine “docente di sostegno” potrebbe presto essere sostituito da “docente per l’inclusione“. 

A proporlo è Giovanna Miele, deputata della Lega e membro della Commissione Cultura e Istruzione della Camera. Più che di un semplice cambio di nome, si tratta di un ripensamento radicale del ruolo educativo in classe, che punta a superare il concetto di “fragilità da sostenere” per abbracciare un nuovo modello di partecipazione, equità e valorizzazione delle differenze.

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Un nuovo approccio: l’inclusione come valore universale

La proposta parte da una riflessione profonda sul significato e sull’evoluzione della figura del docente che, storicamente, ha affiancato gli alunni con disabilità. 

Secondo Miele, è giunto il momento di riconoscere ufficialmente che questi professionisti non lavorano esclusivamente con studenti fragili, ma sono ormai motori di didattiche inclusive rivolte all’intero gruppo classe.

L’obiettivo è allineare la normativa italiana con i princìpi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e con le linee guida nazionali già esistenti, che riconoscono il diritto di tutti gli alunni a partecipare attivamente alla vita scolastica. 

La figura del docente per l’inclusione sarà quindi una risorsa chiave non solo per l’integrazione, ma per l’interazione tra tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni.

Dal concetto di sostegno alla cultura dell’inclusione

La proposta prevede che la nuova definizione venga applicata in ogni documento ufficiale, segnando così anche un cambio culturale e amministrativo. Il nome “docente per l’inclusione” vuole evidenziare un paradigma educativo che non parte da un deficit, ma dalla ricchezza delle diversità.

Il successo della riforma dipenderà molto dalle direttive operative che il Ministero dell’Istruzione dovrà adottare per uniformare le funzioni e le responsabilità di questa figura in tutte le scuole del territorio nazionale. 

L’obiettivo è rendere il docente inclusivo un punto di riferimento didattico e relazionale, capace di progettare percorsi personalizzati che valorizzino il potenziale di ogni studente, e non solo di quelli con certificazione.

Nonostante qualche critica, la proposta firmata da Giovanna Miele rappresenta un passo simbolico e pratico verso una scuola più equa e partecipativa. 

Cambiare il nome non è un’operazione di facciata, ma una dichiarazione di intenti: riconoscere l’inclusione come diritto di tutti e non come risposta a pochi. Solo attraverso un cambiamento di linguaggio e di visione si può costruire una scuola davvero capace di formare cittadini consapevoli, rispettosi e solidali.