Il 30 luglio 2025, la Camera ha convertito in legge il Decreto Università, un provvedimento che impone disposizioni urgenti in materia di università, ricerca, istruzione e salute.
Con 149 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti, la norma introduce misure chiave per stabilizzare precari, potenziare la ricerca e garantire diritti a insegnanti ed educatori, segnando un punto di svolta per il settore accademico.
Ricerca e stabilizzazioni: il rilancio del sistema accademico
Una delle misure più attese del decreto riguarda la stabilizzazione del personale precario negli enti di ricerca, in particolare nel Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
Dopo anni di attese, la norma aggiorna i criteri di accesso alle stabilizzazioni, includendo anche contratti flessibili e a tempo determinato che finora restavano esclusi.
Si tratta di un passo fondamentale per trattenere competenze acquisite nel tempo e ridurre il turn over incontrollato che danneggia la qualità delle attività di ricerca.
Parallelamente, il decreto stanzia risorse rilevanti per gli Enti di Ricerca vigilati dal Ministero: 160 milioni di euro destinati al potenziamento di progetti e infrastrutture scientifiche, con l’obiettivo di incentivare la cooperazione internazionale, l’innovazione e l’attrattività del sistema italiano nel panorama globale.
Non meno importante è la conferma del regime fiscale agevolato per le borse di ricerca post lauream già attive prima del 7 giugno 2025. Le nuove borse, invece, rientreranno in un regime meno favorevole, in linea con la recente riforma del quadro contributivo.
Ricerca Sud e titoli validi per educatori: nuove garanzie
Il decreto sblocca anche 150 milioni di euro per il Piano d’Azione “Ricerca Sud”, una strategia finalizzata a colmare il divario tra Nord e Sud attraverso la creazione di ecosistemi dell’innovazione.
Il piano punta su alleanze tra università, imprese e territori, con particolare attenzione alle regioni meno sviluppate. Si tratta di un intervento strutturale volto a invertire la tendenza alla fuga di cervelli e a rilanciare il Mezzogiorno come polo di eccellenza scientifica.
Un altro nodo risolto riguarda i titoli di studio per gli educatori nei servizi per l’infanzia. Il decreto riconosce piena validità alle lauree in Scienze dell’Educazione (L-19) e Scienze della Formazione Primaria (LM-85bis) per tutti gli studenti immatricolati entro l’anno accademico 2018/2019, anche se i percorsi risultano oggi superati da nuove normative.
In questo modo, migliaia di educatori già in servizio vedranno salvaguardato il proprio diritto all’esercizio della professione, evitando esclusioni e incertezze interpretative.
Conclusione
Il Decreto Università 2025, ora ufficialmente legge, rappresenta una tappa cruciale per il rilancio del sistema universitario e della ricerca in Italia.
Oltre agli aspetti economici, segna un cambiamento culturale: riconosce il valore del lavoro precario, tutela i diritti degli studenti e rafforza l’integrazione tra mondo accademico e territori.
Il successo della sua attuazione dipenderà ora dalla tempestività e dalla concretezza delle misure operative, ma le premesse per una svolta strutturale ci sono tutte.