Un recente caso giudiziario ha portato all’attenzione pubblica il tema della vigilanza scolastica e delle responsabilità degli istituti nei confronti degli studenti. Il Tribunale di Firenze ha, infatti, condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) a risarcire con circa 20.000 euro la famiglia di un alunno della scuola primaria che ha subito gravi lesioni dentali a causa di un episodio di mancata sorveglianza. La sentenza riafferma l’obbligo inderogabile della vigilanza scolastica ed evidenzia le responsabilità del personale docente nei momenti di transizione tra le lezioni.
L’episodio e le conseguenze legali
L’incidente risale al 2017 e ha coinvolto un bambino di quinta elementare che, in attesa dell’arrivo dell’insegnante, è stato spinto da un compagno durante il cambio dell’ora.
A seguito della caduta, l’alunno ha riportato la rottura degli incisivi, con conseguente necessità di cure mediche e interventi dentistici.
I sanitari del 118 sono intervenuti sul posto per trasportare il bambino in ospedale, dove gli sono stati estratti i denti lesionati nell’urto.
I genitori del minore hanno deciso di intraprendere un’azione legale nei confronti della scuola, contestando la mancata sorveglianza e sostenendo che l’assenza dell’insegnante abbia contribuito in maniera determinante all’accaduto.
Il giudice ha accolto le richieste della famiglia e riconosciuto la responsabilità del MIM condannandolo al risarcimento.
Il ruolo della vigilanza scolastica
La sentenza ha ribadito un principio fondamentale: nelle scuole primarie gli studenti non devono mai essere lasciati incustoditi.
Il personale docente ha il dovere di garantire una supervisione costante per prevenire situazioni di pericolo e tutelare l’incolumità degli alunni.

Il Tribunale ha evidenziato come il cambio dell’ora sia un momento critico che richiede una particolare attenzione da parte degli insegnanti.
Secondo la normativa vigente, i docenti sono tenuti a essere presenti in aula almeno dieci minuti prima dell’inizio delle lezioni e a vigilare sugli alunni anche durante gli intervalli, i pasti in mensa e i momenti di transizione tra una materia e l’altra.
Il Ministero, nel tentativo di difendersi, ha sostenuto che l’episodio fosse imprevedibile, ma il giudice ha respinto tale tesi, sottolineando che l’assenza di un controllo attivo abbia favorito il verificarsi dell’incidente.
La prova liberatoria e la responsabilità del docente
In materia di responsabilità scolastica, il principio della culpa in vigilando stabilisce che la scuola è responsabile per i danni subiti dagli alunni durante l’orario scolastico, salvo che non riesca a dimostrare che l’evento sia stato del tutto imprevedibile e inevitabile.
Questa possibilità, nota come prova liberatoria, si applica solo a situazioni in cui il danno si sia verificato per cause assolutamente imprevedibili e indipendenti dalla mancanza di sorveglianza.
Nel caso in esame, il Tribunale ha ritenuto che l’assenza dell’insegnante abbia avuto un ruolo determinante, respingendo qualsiasi ipotesi di imprevedibilità. La mancata supervisione degli alunni ha rappresentato un’omissione grave che ha portato alla condanna del Ministero.


