Dispersione Scolastica 2025 in Calo, ma il Lavoro Resta Lontano: Il Report CNEL 

La Scuola Oggi

14 Ottobre 2025

Dispersione Scolastica 2025: logo CNEL

Dispersione Scolastica 2025 in Calo, ma il Lavoro Resta Lontano: Il Report CNEL 

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Nella sua “Relazione sui servizi pubblici 2025“, il CNEL offre una fotografia dettagliata del sistema educativo italiano, evidenziando segnali di miglioramento accanto a fragilità persistenti. Sebbene la dispersione scolastica 2025 registri un calo storico, la transizione verso il mondo del lavoro rimane un nodo irrisolto. Accanto a dati incoraggianti, come l’aumento delle iscrizioni ai nidi, emergono elementi che confermano la distanza del nostro Paese rispetto alla media europea.

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Transizione Scuola-Lavoro: Un Anello Debole del Sistema

Nonostante gli investimenti resi possibili dal PNRR, il passaggio dal percorso di studi al mondo professionale resta un punto critico per l’Italia. Il tasso di occupazione dei laureati italiani, a tre anni dal conseguimento del titolo, si ferma al 74%, un dato che rimane significativamente distante dalla media dell’Unione Europea, attestata all’82%. Tale divario mette in luce una debolezza strutturale del nostro sistema formativo. 

Il rapporto del CNEL sottolinea, inoltre, uno scarso sviluppo delle attività di orientamento scolastico, un elemento essenziale per guidare gli studenti verso scelte consapevoli e allineate con le richieste del mercato. 

La situazione appare ancora più complessa nel Mezzogiorno, dove il divario nelle competenze e nelle opportunità occupazionali si accentua ulteriormente, a conferma di una frattura territoriale ancora profonda.

Formazione Continua: Un’Opportunità Ancora Poco Sfruttata

Un altro aspetto che denota una certa fragilità nel panorama italiano è legato alla formazione continua. Meno di un adulto su dieci, nella fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni, partecipa attivamente ad attività di aggiornamento professionale o percorsi formativi. 

Questa statistica conferma una debolezza sistemica, poiché la formazione non viene ancora percepita come uno strumento ordinario e fondamentale per la crescita professionale e l’adattamento alle nuove sfide del mercato del lavoro. 

In un contesto globale in rapida evoluzione, dove le competenze diventano obsolete in tempi brevi, l’aggiornamento costante rappresenta un fattore determinante per la competitività individuale e nazionale. La scarsa propensione alla formazione continua rischia, pertanto, di ampliare il divario con altri Paesi europei più virtuosi.

Dispersione Scolastica 2025: neolaureata seduta su una panchina con sguardo incerto

Servizi per l’Infanzia in Crescita tra Luci e Ombre

Sul versante dell’educazione nei primi anni di vita si registrano, invece, sviluppi rilevanti e incoraggianti. 

La percentuale di bambini al di sotto dei tre anni che accedono ai nidi e ai servizi integrativi ha raggiunto il 38,5%, con un aumento notevole rispetto al 25,5% registrato nel 2012. 

Anche il personale educativo ha visto una crescita del 17% tra il 2018 e il 2023, a testimonianza di un’attenzione crescente verso questo segmento educativo. Tuttavia, il quadro generale rimane disomogeneo sul piano territoriale. 

Emergono, infatti, differenze marcate tra le diverse aree geografiche del Paese, con un’offerta di servizi ancora insufficiente in alcune regioni, soprattutto nel Sud. Superare queste disparità rappresenta una sfida prioritaria per garantire a tutti i bambini pari opportunità di sviluppo fin dalla primissima infanzia.

Dispersione Scolastica 2025 ai Minimi Storici, ma Meno Iscritti nelle Scuole

Il calo demografico continua a incidere in modo significativo sul sistema scolastico. Tra il 2019 e il 2024, la scuola primaria e secondaria ha perso oltre 300mila iscritti

Eppure, sul fronte della dispersione scolastica 2025, si osserva un’inversione di tendenza molto positiva. Nel 2024, la quota di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano precocemente gli studi è scesa al 9,8%

Per la prima volta, il dato si attesta sotto la soglia del 10%, un distacco netto rispetto al 22,9% del 2004. 

Si riduce anche il numero dei NEET, ovvero i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano, con un tasso al 15,2% nel 2024

Parallelamente, cresce la percentuale di diplomati, con un aumento del livello medio di istruzione nella fascia 25-64 anni. La lotta contro la dispersione scolastica rimane un obiettivo primario per le politiche educative.

Università e Ricerca: Aumentano gli Studenti, Non i Finanziamenti

Il sistema universitario italiano mostra dinamiche espansive. Tra il 2019 e il 2023, il numero di laureati è aumentato del 14,5%, fino a raggiungere quota 393mila. 

Le aree economica, giuridica e sociale assorbono oltre un terzo dei titoli, seguite dai corsi STEM, che concentrano il 26,1% dei laureati. 

Anche il numero di dottorandi è in crescita, con 41mila iscritti nel 2023, il 30% in più rispetto a due anni prima, un risultato favorito dai finanziamenti del PNRR. 

In forte espansione anche le università telematiche, i cui iscritti sono triplicati dal 2018. A fronte di questa crescita, il finanziamento pubblico non tiene il passo. 

Il Fondo di Finanziamento Ordinario è aumentato solo del 6,3% in cinque anni e la spesa per l’istruzione terziaria resta allo 0,4% del PIL, la metà della media UE. Un dato che solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine del sistema.