Disturbi evolutivi specifici: cosa sono?

Disturbi evolutivi specifici

La scuola odierna presenta un numero considerevole di sfaccettature. Il motivo risiede nel fatto che si debba garantire il diritto allo studio di tutti gli alunni iscritti, compresi quelli affetti da disturbi evolutivi specifici.

Per comprendere meglio questo aspetto basta dare un’occhiata alla normativa italiana, in particolare alla Direttiva Ministeriale n. 721 del 27 dicembre 2012.

La stessa specifica, infatti, che in questa categoria rientrano «oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, ricomprendendo – per la comune origine nell’età evolutiva – anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico».

Si tratta, pertanto, di nozioni basilari per quanti vogliano intraprendere il TFA Sostegno 2024 e divenire docenti di sostegno.

Quali sono i disturbi evolutivi specifici

Da quanto affermato in precedenza, è evidente che i disturbi evolutivi specifici accolgono un gran numero di problematiche. Essi fanno parte della categoria dei BES, ovvero i Bisogni Educativi Speciali.

I disturbi evolutivi specifici, inoltre, riuniscono sia i DSA sia gli ADHD. Con la prima sigla si intendono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento, con la seconda, invece, l’Attention Deficit Hyperactivity Disorder ovvero il Deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività.

I disturbi evolutivi specifici, quindi, non includono solo le tematiche provenienti dal mondo dell’apprendimento. Anche il linguaggio e le capacità verbali vengono, infatti, intaccate in maniera significativa.

Da qui il bisogno di personale esperto che possa accompagnare gli allievi verso la scolarizzazione.

Un appunto particolare bisogna farlo sui discenti con ADHD. Per garantire il diritto allo studio di questi ragazzi, infatti, la famiglia, la scuola e la clinica di appartenenza devono collaborare tra di loro.

Comunque, tra le normative a cui fare riferimento in questo caso c’è la Nota n. 4089 del 15 giugno 2010, nella quale si specifica come tale disturbo riguarda l’ambito del neuro-sviluppo.

Gli alunni che ne sono affetti presentano ostacoli nella fase di concentrazione utile all’istruzione. Inoltre, hanno impedimenti nell’avere il pieno controllo delle loro azioni. Inoltre, l’incapacità di autogestirsi li porta all’iperattività, ma anche ad avere problemi con i propri coetanei.

Infatti, raramente riescono a mantenere delle relazioni stabili. Ed è proprio da qui che deriva non solo l’abbandono scolastico, ma anche stati di ansia e di depressione.

La Nota Ministeriale prot. n. 1395 del 20 marzo 2012 afferma che per tali soggetti è necessario il PDP, ovvero il Piano Didattico Personalizzato, che dunque non va attuato solo per gli studenti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

Qual è la differenza tra BES e DSA

Per parlare dei disturbi evolutivi specifici bisogna analizzare anche la differenza tra BES e DSA. L’acronimo BES indica i Bisogni Educativi Speciali. La seconda sigla, invece, rappresenta i Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

I DSA, comunque, rientrano nei disturbi evolutivi specifici. Questi ultimi, a propria volta, fanno parte dei Bisogni Educativi Speciali. 

Infatti, nei BES vengono catalogati anche gli alunni con disabilità e coloro che hanno problematiche di natura sociale, culturale ed economica.

Per tutelare i ragazzi con disabilità, la scuola deve operare tramite il Piano Educativo Individualizzato (PEI). Il suo aggiornamento è stato possibile grazie al Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020.

Qui sono riportate le misure per l’assegnazione del sostegno. Ciò avviene ai sensi dell’articolo 7, comma 2-ter del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017.

Nel PEI devono essere elencate le strategie più adeguate per consentire agli allievi con disabilità di usufruire del loro diritto allo studio. Per questo, in questo documento ufficiale sono riportati:

  • le finalità didattiche ed educative;
  • gli itinerari di lavoro;
  • le tecnologie, metodi e sussidi utilizzati;
  • i criteri di valutazione;
  • le forme di integrazione tra scuola ed extrascuola.

I Disturbi Specifici dell’Apprendimento sono riconosciuti dalla Legge n. 170 dell’8 ottobre 2010. Essi sono identificati nelle seguenti problematiche: la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.

I DSA, quindi, vanno a intaccare le abilità riguardanti la lettura, la scrittura e il calcolo matematico. Per far fronte a questi disturbi, il docente di sostegno deve mettere in atto il Piano Didattico Personalizzato (PDP).

Un documento ufficiale che deve essere redatto entro il primo trimestre dell’anno scolastico. In esso sono riportati gli interventi didattici e personalizzati. Lo stesso è da usare con gli allievi con DSA, ma anche con gli altri disturbi evolutivi specifici. Esso, inoltre, comprende:

  • i dati anagrafici dell’alunno;
  • la tipologia di disturbo;
  • le attività didattiche individualizzate;
  • le attività didattiche personalizzate;
  • gli strumenti compensativi utilizzati;
  • le misure dispensative adottate;
  • le forme di verifica e valutazione personalizzate.

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