È in arrivo il rinnovo CCNL Scuola e Ricerca 2025. Il prossimo 4 settembre segnerà, infatti, un passaggio decisivo per il mondo dell’istruzione: riparte la contrattazione per rinnovare il CCNL 2022-2024 del comparto Scuola, Università e Ricerca presso l’Aran. Un appuntamento cruciale che interessa oltre 1,3 milioni di lavoratori ancora senza contratto, dai docenti al personale ATA, fino ai ricercatori degli enti pubblici.
Dopo mesi di trattative e uno stop estivo, i sindacati tornano al tavolo con una serie di richieste precise. Al centro del confronto non ci sono solo gli aumenti stipendiali, ma anche nuove misure di welfare, riconoscimenti professionali e il miglioramento delle condizioni di lavoro.
Aumenti in busta paga e richieste da parte dei sindacati
Le risorse già stanziate potrebbero portare a incrementi medi di 150 euro lordi mensili, pari a un +6%. Una cifra che, secondo i sindacati, non basta a compensare un’inflazione reale del 17% registrata negli ultimi anni.
Da qui la richiesta di ulteriori fondi per garantire stipendi più equi e allineati agli standard europei. Tra le proposte più discusse spiccano:
- Buoni pasto per il personale scolastico, già previsti in altri comparti pubblici.
- Indennità di trasferta per chi lavora fuori dalla propria regione.
- Introduzione del middle management, figure di coordinamento oggi prive di adeguato riconoscimento economico.
- Regole più chiare su fondi, posizioni economiche e permessi per la formazione del personale ATA.
Ricerca e nuove tutele professionali
Il rinnovo contrattuale tocca anche il settore della ricerca. L’Anief chiede la distribuzione delle risorse ancora non erogate, pari al 5% degli incrementi del triennio precedente, e la definizione di criteri trasparenti per le progressioni di carriera.
Un punto sensibile riguarda il riconoscimento del burnout come malattia invalidante, tema centrale in un comparto caratterizzato da forte pressione psicofisica.
Sul tavolo anche la reintroduzione del primo gradone stipendiale, cancellato in passato e dichiarato illegittimo dalla Cassazione, oltre a un utilizzo mirato dei risparmi derivanti dal dimensionamento scolastico per rafforzare indennità e retribuzioni.
Verso la chiusura entro fine 2025
L’obiettivo dichiarato dall’Aran è chiudere la partita entro fine anno, così da permettere a docenti, ATA e ricercatori di vedere i primi aumenti in busta paga già tra novembre e dicembre.
Ma la strada è tutt’altro che semplice: le distanze tra governo e sindacati restano e il rinnovo del CCNL scuola e ricerca 2025 sarà un banco di prova decisivo per il futuro del sistema educativo italiano.


