È morto Papa Francesco: ieri – 21 aprile 2025 alle 7:35 del mattino – il Pontefice degli esclusi si è spento all’età di 88 anni nella sua residenza vaticana di Santa Marta a causa di un ictus complicato da insufficienza cardiaca irreversibile, come riportato nel certificato di morte diffuso dal Vaticano.
La notizia ha gettato nel lutto non solo i 1,4 miliardi di cattolici nel mondo, ma anche le comunità laiche che ne hanno ammirato l’impegno per i poveri e la giustizia sociale. I funerali si terranno sabato 26 aprile alle ore 10.00.
La scomparsa del primo pontefice latino‑americano chiude un decennio di riforme e aperture, dando avvio a un intenso dibattito sulle posizioni che più hanno caratterizzato il suo controverso e innovativo pontificato.
Dal riconoscimento delle unioni civili alla nuova pastorale sui divorziati, fino alle restrizioni sulla Messa in latino, ecco le tappe più discusse e controverse del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
Accoglienza delle coppie LGBT e unioni civili
Papa Francesco ha tenuto un tono molto più inclusivo nei confronti delle persone LGBT rispetto ai suoi predecessori.
Nel 2020 ha dichiarato che «le coppie dello stesso sesso» meritano una «copertura legale» attraverso le unioni civili, pur ribadendo che il matrimonio religioso resta tra uomo e donna.
Nel gennaio 2024 ha poi difeso la possibilità per i sacerdoti di benedire coppie omosessuali, invitando a non fraintendere questa pratica come un «matrimonio mascherato», ma come espressione di fraternità e accoglienza.
Nuova pastorale matrimoniale: i divorziati risposati
Con l’Esortazione Amoris Laetitia (2016) Francesco ha introdotto il principio della misericordia nei confronti dei cattolici divorziati e risposati, incoraggiando i parroci a non considerarli «untori di peccato» ma a integrare il loro percorso di fede.
La linea più «aperta» sulla possibilità, in casi opzionali e dopo discernimento, di ricevere la Comunione ha suscitato aspre critiche da parte di cardinali conservatori, che hanno presentato domande formali (le cosiddette dubia) per chiarire se tali aperture non mettessero in discussione l’indissolubilità del matrimonio.
Ruolo delle donne e diaconato femminile
Francesco ha promosso donne in posizioni di vertice nella Curia – da Sister Raffaella Petrini, prima donna governatore di Città del Vaticano, a Sister Nathalie Becquart, votante al Sinodo – ma si è tirato indietro sull’ordinazione delle donne a diaconesse.
Pur istituendo due commissioni di studio sul tema, nessuna ha portato a un cambiamento formale, alimentando il malcontento di chi auspicava un passo decisivo verso il sacerdozio al femminile.
Impegno ambientale e giustizia sociale
Il Papa aveva scelto il nome «Francesco» per richiamare San Francesco d’Assisi e l’attenzione per il creato: l’enciclica Laudato Si’ (2015) è diventata un manifesto del cattolicesimo «verde».
Difatti, con l’enciclica l’obiettivo era quello di denunciare il «peccato dell’indifferenza» davanti al cambiamento climatico e invitando i Paesi ricchi a ridurre drasticamente le emissioni.
Sul fronte sociale, Papa Francesco ha condannato senza mezzi termini la logica di profitto e difeso i diritti dei migranti, attirandosi sia il plauso dei progressisti che la rabbia dei conservatori meno sensibili alle questioni ambientali e umanitarie.
Restrizioni sulla Messa in latino (Traditionis Custodes)
Per preservare l’unità post‑Concilio, nel 2021, Papa Bergoglio ha emesso il motu proprio Traditionis Custodes, annullando gran parte delle aperture di Benedetto XVI e imponendo nuovi limiti alla celebrazione della Messa secondo il Messale del 1962.
La misura, percepita da molti tradizionalisti come un colpo allo spirito di riconciliazione, ha scatenato proteste e un acceso confronto interno alla Chiesa
L’impegno per l’educazione scolastica e l’ambiente di apprendimento
Papa Francesco ha più volte sottolineato l’importanza di un sistema educativo che promuovesse non solo il sapere, ma anche la pace e il rispetto reciproco.
Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2021, ha invitato le nazioni a destinare le risorse militari all’istruzione, affermando che investire nella formazione dei giovani è la chiave per un futuro di giustizia e solidarietà.
Inoltre, in un incontro con circa 2.000 insegnanti italiani tenutosi in Vaticano a gennaio 2025, ha definito il bullismo come «preparazione alla guerra» e ha esortato scuole e famiglie a impegnarsi attivamente per contrastarlo, sottolineando che immaginare la pace è fondamentale per formare cittadini responsabili e coesi
Papa Francesco e il rapporto con i giovani
Papa Francesco ha valorizzato i giovani come protagonisti del cambiamento, richiamandoli a un impegno responsabile.
Durante la Giornata Mondiale della Gioventù 2023 a Lisbona ha ammonito circa 330.000 partecipanti a evitare le “illusioni del mondo virtuale” e a non lasciarsi omologare dagli algoritmi dei social media, esortandoli invece a coltivare la propria unicità e a tradurre l’entusiasmo in azioni di fraternità.
In diversi messaggi, inoltre, ha sollecitato governi e responsabili a destinare maggiori investimenti all’istruzione, definendo la lotta alla disoccupazione giovanile una “porta aperta” per costruire una società più giusta e solidale.
L’eredità di Papa Francesco
Nel silenzio che avvolge oggi il Colle Vaticano, l’ultima voce di Jorge Mario Bergoglio risuona più forte che mai: un richiamo accorato a non abbandonare i poveri, a non tacere dinanzi alle ingiustizie e a custodire la speranza come cammino comune.
Papa Francesco lascia ai giovani un’eredità che va ben oltre i documenti e le omelie: lascia un messaggio vivo, radicato nell’idea che i giovani non sono il futuro, ma il presente di Dio.
Francesco è stato il primo pontefice a parlare apertamente del bisogno di ribellione contro l’indifferenza, contro il conformismo digitale, e contro una cultura dello scarto che emargina chi è fragile.
Con l’esortazione apostolica Christus Vivit (2019), scritta dopo il Sinodo sui giovani, Francesco ha consegnato ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo un invito personale a non vivere da spettatori, a sporcarsi le mani nella storia, a non avere paura di sognare in grande e a costruire una Chiesa più accogliente e una società più giusta.
Ha ribadito con forza che la fede non è un recinto, ma una strada aperta, dove ogni giovane è chiamato a essere artigiano di pace, di giustizia, di dialogo e custode del creato.
La sua eredità più profonda è questa: un cristianesimo dal volto umano, capace di ascoltare le domande inquietanti dei giovani e di affidare loro il compito di non lasciarsi rubare la speranza.
E forse il lascito più potente sta in una frase che il Pontefice ripeteva spesso: “Fate rumore, uscite, ribaltate le logiche di potere e indifferenza: la Chiesa vi vuole vivi, non imbalsamati”.