PEI

PEI

Il PEI è uno strumento della didattica inclusiva. Il nome completo è Piano Educativo Individualizzato. La sua formulazione è indispensabile al docente di sostegno.

Infatti, questo documento viene formulato nei confronti degli alunni con BES. Quest’ultima sigla indica i Bisogni Educativi Speciali che raccolgono al loro interno molteplici elementi. L’integrazione scolastica, invero, non è da svolgersi solo nei confronti degli studenti con disabilità.

Chi vuole entrare a far parte della scuola italiana deve necessariamente conoscere tali nozioni. Gli aspiranti abilitati sostegno, invece, devono attendere l’uscita del bando del TFA Sostegno 2023.

Un percorso articolato capace di affrontare ogni argomento imprescindibile all’integrazione scolastica. Il PEI risulta essere uno dei perni intorno al quale bisogna soffermarsi. Infatti, esso è da inserirsi nell’ottica del POF, il Piano dell’Offerta Formativa.

In tal modo è possibile mettere in pratica i progetti utili a garantire il diritto allo studio di ogni alunno. Questo diritto, si ricorda, è tutelato anche all’interno della Costituzione italiana.

Cosa si intende per PEI

La prima nozione da sviscerare è che cosa si intenda realmente quando si parla di PEI. Come si è visto, l’acronimo in questione rappresenta il Piano Educativo Individualizzato. La sua storia è abbastanza lunga e ha subito delle modifiche anche abbastanza importanti nel corso del tempo.

Esso nasce con la volontà di andare incontro alle esigenze peculiari tipiche degli alunni affetti da disabilità. Queste ultime possono essere fisiche, psichiche e/o sensoriali.

La prima volta che tale documento è apparso nella normativa italiana è stato attraverso la Legge n. 104 del 5 febbraio 1992

La sua formulazione serve a prendere atto del fatto che i discenti con disabilità hanno il diritto a essere integrati non solo nella scuola, ma anche nella società.

Per tale ragione, il PEI ha delle basi solide su cui poggiarsi. Esse sono:

  • la dimensione della Socializzazione e dell’Interazione;
  • la dimensione della Comunicazione e del Linguaggio;
  • la dimensione dell’Autonomia e dell’Orientamento;
  • la dimensione Cognitiva, Neuropsicologica e dell’Apprendimento.

Inoltre, ormai da un po’ si parla del Nuovo Piano Educativo Individualizzato. Di fatto, ci sono stati degli aggiornamenti doverosi per restare al passo coi tempi. La società attuale, con le sue innovazioni continue, non può escludere la dimensione educativa.

Tale rinnovamento è stato reso possibile attraverso il Decreto Interministeriale n. 182 del 29 dicembre 2020. Quest’ultimo, a propria volta, ha come base l’articolo n. 7, comma 2-ter del Decreto Legislativo n. 66 del 13 aprile 2017.

Come viene elaborato

Dunque, come viene elaborato il PEI? Una domanda importante che merita di trovare una risposta esaudiente. Per analizzare al meglio la questione bisogna rifarsi alle Linee Guida del decreto menzionato in precedenza.

La prima cosa da fare per poter elaborare il PEI è costruire un dialogo continuo tra la scuola e la famiglia di origine. 

Capita spesso, infatti, che il comportamento tenuto in classe e quello tenuto a casa sia differente. Ciò scaturisce specialmente dal diverso approccio delle due parti nei confronti degli allievi.

Per questo, bisogna che vi sia una fitta comunicazione in modo da avere un quadro completo della situazione. Nei Piano Educativo Individualizzato, inoltre, i docenti devono indicare dal punto di vista della valutazione:

  • per quali discipline siano stati adottati specifici criteri didattici e quali essi effettivamente siano;
  • quali attività di sostegno siano state svolte, anche in sostituzione parziale dei contenuti programmatici di alcune discipline.

Il principio fondamentale su cui deve basarsi il PEI è il progresso che gli studenti con disabilità hanno nel corso del tempo. Tale visione non deve in alcun modo essere messa da parte.

Suddetto documento, quindi, chiarisce le modalità di sostegno, le modalità di verifica e i criteri di valutazione. Inoltre, deve essere presente anche la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata.

Nel Piano Educativo Individualizzato, oltre a ciò, bisogna inserire tutti gli elementi che portano alla giusta modalità di apprendimento. Infatti, devono essere rappresentati gli obiettivi didattici ed educativi e le strategie di sostegno del caso.

Il tutto in vista non solo dell’integrazione scolastica. Infatti, il PEI deve rendere possibile anche una giusta socializzazione con le persone circostanti.

In questo devono svolgere il proprio compito anche i compagni di classe, che devono coinvolgere e non isolare. Infine, il sopraindicato documento aiuta a rendere autonomi i soggetti presi in esame.

Qual è la differenza tra PEI e PDP

Lo svantaggio scolastico presenta al proprio interno numerosi elementi anche molto differenti tra di loro. Infatti, nei Bisogni Educativi Speciali rientrano le seguenti categorie:

  • la disabilità;
  • i disturbi evolutivi specifici;
  • lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.

Il compito del docente di sostegno, quindi, è molto più ampio di quello che potrebbe apparire a una prima fugace occhiata.

Tra i disturbi evolutivi specifici si inseriscono sia i DSA che l’ADHD. La sigla DSA sta per Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Per ADHD, invece, si intende l’Attention Deficit Hyperactivity Disorder. In italiano è conosciuto come Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

Per entrambe le categorie è necessario un atto denominato PDP, ovvero il Piano Didattico Personalizzato. La Legge n. 170 dell’8 settembre 2010 riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia come DSA.

Il Decreto Ministeriale n. 5669 del 12 luglio 2011, invece, dà ulteriori indicazioni in merito. Infatti, si parla anche delle strategie didattiche da usare in queste occasioni. Si parla anche del PDP che deve contenere tali elementi:

  • i dati anagrafici dell’alunno;
  • la tipologia di disturbo;
  • le attività didattiche individualizzate;
  • le attività didattiche personalizzate;
  • gli strumenti compensativi utilizzati;
  • le misure dispensative adottate;
  • le forme di verifica e valutazione personalizzate.

Nella Nota Ministeriale prot.  1395 del 20 marzo 2012 si afferma la necessità di adoperare il PDP anche per gli alunni con ADHD.

Chi deve redigere il PEI

Ritornando al Piano Educativo Individualizzato, si deve comprendere a chi spetti il compito di redigerlo. La definizione del PEI spetta al GLO, ovvero il Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione.

Il GLO è composto da diversi soggetti. Infatti, ivi sono riscontrabili i partecipanti del Consiglio di Classe o del Team Docenti.

Sono chiamati a farne parte anche i genitori degli alunni sotto esame, ma non solo. Infatti, sono presenti anche le figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica.

Tra le figure esterne si devono nominare:

  • gli specialisti e terapisti dell’ASL;
  • gli specialisti e terapisti privati segnalati dalla famiglia;
  • gli operatori e le operatrici dell’Ente Locale, soprattutto se è attivo un Progetto Individuale;
  • i componenti del GIT ovvero i Gruppi per l’Inclusione Territoriale.

Tutti gli elementi che costituiscono il GLO non sono affatto ricompensati per il loro lavoro nella realizzazione del PEI.

Il documento preso in esame, inoltre, deve essere concretizzato in più momenti. Una versione provvisoria viene emanata a giugno per l’anno successivo. 

La redazione definitiva, invece, deve essere realizzata entro e non oltre l’ottobre dell’anno in cui deve essere utilizzato.

Infine, è bene sapere che gli alunni in questione devono essere valutati più volte nel corso dell’anno scolastico. In tal modo è possibile verificare se egli stia realmente progredendo in campo didattico, educativo e sociale.

Bisogna anche ricordare come il GLO sia uno degli elementi cardini su cui si basa il Nuovo Piano Educativo Individualizzato.

Quanto snocciolato finora è essenziale per quanti vogliano ambire a entrare a fare parte della scuola italiana. 

La didattica inclusiva, infatti, non è di competenza del solo docente di sostegno. L’intero istituto è chiamato a svolgere una parte attiva in tale progetto formativo.

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