Il potere d’acquisto docenti e ATA continua a diminuire nonostante gli interventi fiscali del Governo. L’erosione dello stesso è causata principalmente da un’inflazione che supera di gran lunga gli aumenti salariali. Un’analisi del Corriere della Sera, a cura di Milena Gabanelli e Simona Ravizza, evidenzia come i rinnovi contrattuali lenti e gli incrementi insufficienti abbiano vanificato i benefici delle riduzioni fiscali.
L’Analisi del Corriere della Sera: Meno Tasse, Meno Potere d’Acquisto Docenti e ATA
L’indagine condotta dalle giornaliste Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il Corriere della Sera mette in luce una netta discrepanza tra le politiche fiscali e la realtà economica dei lavoratori dipendenti.
Sebbene i salari netti abbiano beneficiato di interventi governativi, i salari lordi non riescono a tenere il passo del costo della vita.
Il primo intervento risale al 2022 con il governo Draghi. Successivamente, nel 2023, il governo Meloni ha introdotto un taglio aggiuntivo del cuneo fiscale (contributi a carico dei dipendenti) e nel 2024 ha accorpato i primi due scaglioni IRPEF.
Nonostante queste misure, l’inflazione registrata da Eurostat tra il 2019 e il 2025, pari al 20,6%, ha eroso la capacità di spesa.
La questione fondamentale, sottolineata dall’analisi, è che il potere d’acquisto non si tutela solo con la riduzione delle tasse (salario netto), ma necessita di adeguati aumenti dei salari lordi attraverso la contrattazione collettiva.
Il Contratto Scuola: Rinnovi Lenti e Vacanza Contrattuale
Il comparto Istruzione e Ricerca, che include circa 1,2 milioni di dipendenti pubblici (tra cui oltre 950.000 insegnanti), è un esempio emblematico di questa dinamica.
Il contratto collettivo nazionale (CCNL) relativo al triennio 2019-2021 è stato firmato solo il 6 dicembre 2022, quasi quattro anni dopo l’inizio del periodo di riferimento. Di conseguenza, gli aumenti previsti per il 2019 sono arrivati nelle buste paga con enorme ritardo.
Nel frattempo, il contratto per il triennio 2022-2024 è già scaduto, e il primo incontro tra Aran e sindacati per il rinnovo si è tenuto solo il 27 febbraio 2025.
In assenza di un contratto firmato, ai dipendenti viene corrisposta solamente l’indennità di vacanza contrattuale (IVC), un aumento minimo che dal 2022 è cresciuto lentamente fino a raggiungere un complessivo 3,5% a gennaio 2024.
Tale misura, pur necessaria, assorbe circa la metà delle risorse disponibili per gli aumenti del triennio 2022-2024.

Potere d’Acquisto Docenti e ATA, Caso Studio: Il Collaboratore Scolastico (ATA)
L’analisi del Corriere della Sera esamina nel dettaglio gli effetti sul personale scolastico. Un Collaboratore Scolastico (bidello) con oltre 35 anni di carriera, nel 2019 percepiva 1.918 euro lordi mensili.
Con il rinnovo del 2019-2021 e l’IVC, nel 2025 arriva a guadagnare 2.094 euro. L’aumento lordo in sei anni è del 9,17%, a fronte di un’inflazione del 20,6%.
Per mantenere invariato il proprio potere d’acquisto, questo lavoratore avrebbe dovuto guadagnare 3.269 euro netti in più all’anno.
Gli interventi fiscali del governo Meloni (taglio del cuneo e riforma aliquote) hanno garantito un risparmio di 1.194 euro.
Tuttavia, anche se si considerano gli sgravi precedenti del governo Draghi, la perdita definitiva di potere d’acquisto per il collaboratore scolastico ammonta a 1.756 euro l’anno.
Potere d’Acquisto Docenti e ATA, Caso Studio: L’Insegnante di Scuola Superiore
La situazione non migliora per il personale docente. Un insegnante di scuola superiore con un’anzianità di servizio tra i 28 e i 34 anni partiva da 2.885 euro lordi mensili nel 2019.
Nel 2025, dopo il rinnovo e con l’IVC, raggiunge i 3.144 euro. L’incremento lordo è dell’8,98%, ancora più basso rispetto a quello del collega ATA.
La perdita di potere d’acquisto calcolata sul reddito netto annuo è di 3.754 euro.
A differenza del collaboratore scolastico, l’insegnante in questa fascia reddituale (superiore ai 40.000 euro lordi) non beneficia del taglio del cuneo fiscale.
Il risparmio derivante dalle riforme fiscali Meloni si limita a 442 euro annui (grazie alla riduzione dell’aliquota IRPEF). Di conseguenza, la perdita netta di potere d’acquisto per questo docente, rispetto al 2019, è di 2.307 euro l’anno.
Potere d’Acquisto Docenti e ATA: Perché gli Interventi Fiscali non Bastano
L’analisi dei casi specifici del settore scolastico, confermata anche da esempi nel settore privato (dove un commesso perde 933 euro annui e un responsabile vendite 1.683 euro), dimostra che i salari reali si stanno riducendo.
Il problema risiede nel fatto che i datori di lavoro, sia pubblici che privati, non adeguano le retribuzioni lorde al ritmo dell’inflazione. I rinnovi contrattuali arrivano con ritardi insostenibili e gli aumenti non compensano la crescita dei prezzi.
Come ricorda il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) nel suo XXVI Rapporto, la contrattazione collettiva rappresenta l’elemento primario per assicurare condizioni salariali adeguate.
Gli interventi fiscali varati dal governo, pur positivi, attenuano solamente la perdita e non colmano il divario. Neppure le misure future previste, come la detassazione di straordinari e notturni, appaiono sufficienti.
Il risultato finale è tangibile: nel carrello della spesa si possono mettere meno prodotti rispetto al 2019.


