Riforma Esame di Stato: Critiche dalla CGIL su un Modello Autoritario e Superato

La Scuola Oggi

5 Settembre 2025

Segretario generale FLC CGIL, Gianna Fracassi

Riforma Esame di Stato: Critiche dalla CGIL su un Modello Autoritario e Superato

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Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge sulla riforma esame di Stato, un provvedimento che modifica l’assetto della prova finale per la scuola secondaria e che ha immediatamente sollevato dure critiche da parte della FLC CGIL, che denuncia un ritorno a pratiche superate e un approccio autoritario, lontano dall’evoluzione didattica e pedagogica degli ultimi anni. Il sindacato contesta sia la struttura delle prove sia la visione di fondo che anima il cambiamento.

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Un Ritorno al Passato: le Modifiche alla Prova Orale

La Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL sottolinea come la riforma esame di Stato rappresenti un passo indietro di decenni

Un aspetto basilare della critica riguarda la reintroduzione della denominazione “esame di maturità”, un termine che risale alla Riforma Gentile del 1923. 

Secondo la segretaria generale Gianna Fracassi, tale etichetta non evoca l’ottenimento di un titolo di studio, ma un passaggio paternalistico dall’adolescenza all’età adulta, che non rispecchia la moderna concezione dello studente. 

Le modifiche più significative, tuttavia, riguardano la prova orale. Il colloquio verterà su quattro discipline e vedrà la possibile eliminazione dell’analisi di un materiale scelto dalla commissione. Una decisione simile rischia di compromettere il carattere interdisciplinare della prova, un elemento considerato fondamentale per valutare la capacità di elaborazione critica e di collegamento tra i saperi maturata dagli studenti nel loro percorso.

Una Risposta Punitiva alle Proteste Studentesche

Secondo il sindacato, la logica che muove la riforma esame di Stato appare di natura punitiva

La stretta sulla prova orale viene interpretata come una risposta autoritaria del Ministro Valditara alle proteste messe in atto da alcuni studenti durante le scorse sessioni d’esame. 

Gianna Fracassi evidenzia che ogni forma di protesta costituisce un’espressione di partecipazione attiva, un valore che la scuola della Repubblica ha il compito di educare e promuovere. 

L’approccio del Ministero sembra, invece, orientato a reprimere il dissenso, anziché comprenderne le ragioni e dialogare con le nuove generazioni. 

Un atteggiamento simile snatura il ruolo formativo dell’istituzione scolastica, che dovrebbe incoraggiare il pensiero critico e la cittadinanza consapevole, non imporre un modello di obbedienza passiva

In quest’ottica, l’inasprimento delle regole d’esame non è visto come uno strumento per migliorare la valutazione, ma come un mezzo per affermare un controllo più rigido.

La Riforma Esame di Stato e il Futuro della Valutazione

Il provvedimento si inserisce in una serie di trasformazioni che, secondo la FLC CGIL, delineano un modello di scuola regressivo e distante dalle più attuali elaborazioni pedagogiche. 

L’impostazione della nuova valutazione appare influenzata più da opinioni espresse sui social media o da certi editoriali che dalle reali esperienze didattiche dei docenti. 

Tali cambiamenti si allontanano da un approccio formativo che valorizza le competenze trasversali e la crescita personale dello studente. 

L’impegno quotidiano degli insegnanti è volto a formare cittadini capaci di partecipare “all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come sancito dalla Costituzione. 

Una valutazione di stampo nozionistico e punitivo, come quella proposta dalla riforma, rischia di vanificare questi sforzi. Per il sindacato, risulta essenziale che ogni intervento sul sistema scolastico parta da un confronto con chi la scuola la vive ogni giorno, per costruire un modello realmente inclusivo e moderno.