Lo scorso 17 giugno, l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN) ha siglato con le principali confederazioni sindacali un’ipotesi di Contratto Collettivo Nazionale Quadro (CCNQ) per il triennio 2025‑2027.
L’accordo – ancora da ratificare – definisce ufficialmente la distribuzione dei comparti contrattuali e delle aree dirigenziali e delinea il contesto normativo su cui poggeranno i futuri rinnovi.
I comparti e le aree dirigenziali: un’impostazione consolidata
L’ipotesi di CCNQ riconferma la suddivisione del personale della pubblica amministrazione in quattro comparti: funzioni centrali, funzioni locali, istruzione e ricerca, sanità.
Ciascun comparto raggruppa personale non dirigente che opera, rispettivamente, all’interno di ministeri e agenzie, enti locali, istituzioni scolastiche e universitarie, e strutture sanitarie pubbliche.
Parallelamente, le aree dirigenziali rispecchiano lo stesso schema settoriale, garantendo una linea organizzativa coerente tra ruolo dirigenziale e contesti operativi.
L’assetto resta sostanzialmente invariato rispetto ai periodi precedenti, ribadendo una continuità strutturale voluta anche dal decreto delegato 150 del 2009.
Tempi, nodi sindacali e passaggio ai contratti attuativi
L’ipotesi contrattuale rappresenta il trampolino di lancio per l’avvio formale della tornata negoziale 2025‑2027.
Il passaggio successivo prevede l’approvazione definitiva da parte della Corte dei Conti, seguito dall’apertura dei tavoli per la definizione dei contratti attuativi nei singoli comparti.
Per l’avvio delle trattative è già stato previsto un adeguamento delle risorse, grazie ai fondi stanziati nella Legge di Bilancio 2025.
Tuttavia non tutte le sigle sindacali hanno dato il via libera: Cida – rappresentativa dei dirigenti e delle alte professionalità – ha scelto di non sottoscrivere l’intesa, ribadendo la necessità di un trattamento contrattuale distinto e maggiormente valorizzante per le elevate professionalità.
Già nelle tornate precedenti (2019‑2021 e 2022‑2024) Cida aveva avanzato proposte analoghe per specificità normative, che non sono state accolte nella versione odierna del CCNQ.
Cosa cambia
L’ipotesi di CCNQ siglata il 17 giugno non rivoluziona l’assetto negoziale, ma conferma un quadro di stakeholders pronto ad avviare la fase attuativa dei rinnovi contrattuali per contratti triennali.
Ciò che resta da definire sarà l’effettiva erogazione delle risorse, il coinvolgimento della Corte dei Conti, e la capacità delle organizzazioni sindacali di conciliare le istanze dei dirigenti con quelle della maggioranza dei lavoratori pubblici.
Le prossime stazioni contrattuali saranno decisive nel tradurre l’intesa quadro in contratti operativi per decine di migliaia di lavoratori italiani.


