Una scuola senza voti né lezioni frontali: il modello Novara rivoluziona l’educazione

Rosalia Cimino

25 Luglio 2025

Foto di Daniele Novara con sullo sfondo la città di Piacenza sfocata e 3 piccoli riquadri rotondi con una scuola vista dall'esterno, una classe con alunni e docente, un registro aperto su una cattedra. In primo piano la scritta: "Piacenza: Una Scuola Senza Voti"

Una scuola senza voti né lezioni frontali: il modello Novara rivoluziona l’educazione

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Sta nascendo a Piacenza una scuola secondaria di primo grado innovativa che promette di rivoluzionare il concetto stesso di insegnamento. Si tratta della prima scuola basata interamente sul metodo pedagogico di Daniele Novara, sviluppata negli spazi dell’Istituto delle suore Orsoline e gestita dalla Fondazione Licei San Benedetto, storica realtà educativa paritaria.

L’obiettivo è ambizioso: superare il modello gentiliano, basato su studio individuale, interrogazioni e valutazione numerica, per sostituirlo con un approccio maieutico centrato sull’apprendimento tra pari, sull’autonomia e sul dialogo educativo. Niente più voti, niente più telefonini, niente più lezioni frontali. Al centro dell’esperienza scolastica non c’è più il docente, ma lo studente in relazione con il gruppo.

Secondo Novara, “la scuola non è una gara” e l’apprendimento deve tornare a essere “una sfida con sé stessi”. Il metodo non solo è pedagogicamente fondato, ma anche conforme alla normativa scolastica italiana, dimostrando che innovare è possibile senza violare le regole esistenti.

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Il metodo Novara e la spinta alla sperimentazione educativa

Il metodo maieutico proposto da Daniele Novara si basa su una concezione dell’apprendimento come processo partecipato e cooperativo, in cui gli studenti costruiscono il sapere attraverso l’interazione, il confronto e l’autovalutazione. I docenti assumono un ruolo di facilitatori, non di trasmettitori di contenuti.

Tra gli elementi chiave:

  • Assenza di voti durante l’anno scolastico: si lavora con griglie descrittive, autovalutazioni e feedback formativi.
  • Attività pratiche e cooperative: l’apprendimento avviene in gruppo, in modo esperienziale.
  • Eliminazione delle lezioni frontali tradizionali: al loro posto, laboratori, progetti e momenti di riflessione condivisa.
  • Formazione specifica per i docenti, orientata alla trasformazione del ruolo e delle pratiche in aula.

Novara spiega anche perché la scuola paritaria sia terreno fertile per questo tipo di sperimentazioni: maggiore autonomia, struttura più flessibile e apertura culturale al cambiamento. Tuttavia, aggiunge che molti insegnanti della scuola statale già applicano spontaneamente il suo metodo, a dimostrazione di un’esigenza reale di innovazione dal basso.

Una scuola senza voti: studenti si confrontano in classe

Un movimento in crescita: esperienze italiane e modelli europei

Quello piacentino non è un caso isolato. In tutta Italia si moltiplicano le sperimentazioni pedagogiche che rimettono in discussione la centralità del voto e del docente trasmissivo. Alcuni esempi significativi:

  • Il liceo Morgagni di Roma, dove la valutazione numerica appare solo alla fine del percorso, mentre durante l’anno si lavora su competenze e riflessioni tra pari.
  • Il liceo Copernico-Luxemburg di Torino, il Marco Polo di Firenze, il Romagnosi di Parma, e altri istituti che adottano strategie didattiche attive e pratiche di valutazione formativa.
  • L’uso crescente degli EAS (Episodi di Apprendimento Situato), ideati da Pier Cesare Rivoltella, che propongono micro-attività formative costruite attorno a problemi reali e situazioni di vita.

Anche in Europa non mancano esempi consolidati:

  • In Finlandia, fino ai 13 anni gli alunni non ricevono voti né possono essere bocciati. L’obiettivo è il benessere globale dell’apprendente.
  • In Svezia, i voti sono aboliti fino ai 12 anni e non esistono esami finali nelle scuole superiori dal 1968.

Questi modelli dimostrano che un’educazione più umana, efficace e inclusiva è possibile. E che il cambiamento parte spesso dal coraggio di piccoli gruppi di docenti e dirigenti, capaci di immaginare un’altra scuola.

Un’educazione che mette lo studente al centro

L’apertura della scuola Novara a Piacenza è un segnale forte: la scuola italiana è pronta per un cambiamento profondo

Abbandonare pratiche didattiche obsolete non significa rinunciare all’efficacia o al rigore, ma scegliere strumenti più adatti alla realtà neurobiologica, relazionale e sociale degli studenti di oggi.

Per gli aspiranti docenti, questi esempi rappresentano un invito a ripensare il proprio ruolo e a formarsi su metodologie attive, valutazione formativa, educazione cooperativa. Il futuro della scuola passa anche — e soprattutto — da chi oggi si sta preparando a entrarvi da protagonista.