Un nuovo sondaggio sull’Educazione sessuale a scuola rivela che il 69% degli studenti delle medie desidera sia trattata in modo sistematico. Per il 40% di loro, la fonte di informazione principale su sessualità e contraccezione resta Internet. I dati emergono dall’indagine annuale di Laboratorio Adolescenza e IARD su 3.160 studenti ed evidenziano il ruolo residuale della famiglia (mamma 14%, papà 3,7%) e degli amici (17%).
L’impatto dell’emendamento sul “consenso informato”
I risultati del sondaggio sull’Educazione sessuale a scuola acquisiscono un peso specifico se letti alla luce del recente emendamento al Ddl Valditara sul “consenso informato delle famiglie”.
Il provvedimento, infatti, estende il divieto di attività didattiche sui temi della sessualità anche alle scuole secondarie inferiori.
Proprio nella fase delicata in cui gli adolescenti iniziano ad approcciarsi alla sessualità e la contraccezione diventa un tema essenziale, il rischio è di lasciarli ancora più soli.
Affidare l’apprendimento a uno schermo significa aumentare la probabilità che le informazioni vengano acquisite direttamente da fonti non filtrate, come la pornografia online.
Fino ad ora, il sistema scolastico ha agito con risorse e competenze spesso limitate, ma la soluzione non sembra essere quella di ridurre o complicare ulteriormente gli interventi formativi già in atto.
La scuola tra risorse limitate e nuove perplessità
Nonostante le difficoltà, molte scuole – come riferisce il Corriere della Sera – hanno già attivato percorsi strutturati. Silvia Zetti, dirigente dell’Istituto Comprensivo 9 di Modena, e Gabriella Corti, insegnante di sostegno della secondaria di primo grado dell’IC Arcadia di Milano, hanno descritto le iniziative intraprese nei loro istituti.
Si tratta di progetti che vedono il coinvolgimento di esperti delle Aziende Sanitarie o dei Consultori di zona, visite alle strutture territoriali per permettere ai ragazzi di interagire con professionisti, e l’attivazione di sportelli di ascolto psicologico.
Sebbene le città e le figure professionali coinvolte possano variare (a Modena, ad esempio, sono presenti anche i “mediaeducatori”), gli obiettivi rimangono simili. Il punto di partenza è la gestione delle relazioni interpersonali e dei conflitti, per poi introdurre, in modo progressivo e adeguato all’età, i concetti di affettività e sessualità.
L’introduzione del nuovo emendamento genera, tuttavia, diffusi timori e perplessità sugli effetti futuri di tali iniziative.
Educazione sessuale a scuola: le iniziative sul territorio
Le esperienze degli istituti di Modena e Milano evidenziano un approccio metodologico che parte dalle competenze relazionali per arrivare ai temi specifici dell’affettività, con il supporto di figure professionali esterne qualificate.
| ISTITUTO | INIZIATIVE E FIGURE COINVOLTE | OBIETTIVI FORMATIVI | 
| IC 9 di Modena (Dir. Silvia Zetti) | Esperti delle Aziende Sanitarie, Consultori, “Mediaeducatori”. | Gestione delle relazioni interpersonali, gestione dei conflitti. Introduzione progressiva ad affettività e sessualità. | 
| IC Arcadia di Milano (Doc. Gabriella Corti) | Esperti dei Consultori di zona, visite alle strutture territoriali, sportelli di ascolto con psicologi. | Possibilità per gli studenti di fare domande dirette agli esperti. Gestione delle relazioni, affettività e sessualità. | 
La reazione al provvedimento: un atto educativo nel silenzio
Il timore è che il provvedimento possa essere figlio dell’ossessione che qualsiasi riferimento a questi temi sia un veicolo per la cosiddetta “cultura gender“.
Secondo Loredana Petrone, psicologa e Sessuologa dell’Università di Chieti e membro del comitato direttivo di Laboratorio Adolescenza, la scuola non educa solo con ciò che dice, ma anche con ciò che tace.
Quando l’istituzione scolastica sceglie il silenzio su temi basilari come l’affettività e la sessualità, compie comunque un atto educativo. Insegna implicitamente che di certi argomenti non si deve parlare.
Tale vuoto formativo viene inevitabilmente colmato da altri attori: internet, la pornografia, i social network, il gruppo dei pari e gli stereotipi diffusi.

Il sondaggio sull’Educazione sessuale e il compito formativo della scuola
Il compito della scuola, intesa come luogo di formazione e non solo di istruzione, è creare un ambiente maturo, capace di accompagnare l’adolescenza.
Tale approccio non significa imporre una visione etica univoca o sostituirsi alla famiglia, ma offrire strumenti di comprensione, linguaggi adeguati e spazi sicuri di confronto.
Loredana Petrone sottolinea come l’educazione sessuale e affettiva non sia una mera distribuzione di informazioni, ma una costruzione di senso. Significa aiutare i giovani a dare parole a ciò che vivono e a riconoscere i confini tra sé e l’altro.
È determinante fornire strumenti critici per permettere agli studenti di orientarsi tra i messaggi contraddittori che li raggiungono quotidianamente.
I risultati del sondaggio sull’Educazione sessuale a scuola rafforzano questa posizione: è difficile ipotizzare che la maggioranza dei dirigenti scolastici e degli insegnanti non condivida questa visione.
 
					 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

