Secondo quanto riportato da “Collettiva”, la piattaforma di informazione della CGIL, nella prossima legge di bilancio l’unica voce di spesa che il governo intende aumentare è quella militare. Una scelta che sottrae risorse vitali al welfare, all’istruzione e alla sanità. L’incremento della spesa militare risponde a un impegno assunto in sede NATO e a un piano di riarmo dell’Unione Europea, ma rischia di avere conseguenze pesanti per il sistema sociale del paese.
Il Piano di Riarmo dell’Unione Europea e le Sue Conseguenze per l’Italia
Il piano di riarmo dell’Unione Europea, come analizzato da “Collettiva“, prevede di portare la spesa militare al 5% del PIL in dieci anni.
Per l’Italia, un simile impegno si traduce in un aumento vertiginoso degli investimenti nel settore della difesa. Si passerà, infatti, dai 45 miliardi di euro previsti per il 2025 a oltre 146 miliardi annui entro il 2035, una cifra superiore all’attuale spesa per la sanità pubblica.
Complessivamente, nei prossimi dieci anni, l’Italia destinerà 964 miliardi di euro al riarmo.
Una cifra così imponente, a meno di un ulteriore aumento del debito pubblico, dovrà essere reperita attraverso tagli significativi ad altri settori fondamentali come il welfare, la scuola, la sanità e il sistema pensionistico, che vedranno ridimensionato il loro carattere pubblico e universalistico.
Tale dinamica colpirà anche la lotta alla povertà e gli investimenti per creare lavoro di qualità.
L’Impatto della Spesa Militare sul Welfare e sull’Istruzione
La piattaforma della CGIL prosegue l’analisi con esempi concreti per illustrare l’enorme costo delle attrezzature belliche e le alternative sociali che si potrebbero finanziare con le stesse risorse.
Un singolo cacciabombardiere F35, ad esempio, ha un costo di circa 130 milioni di euro, una somma equivalente a quella necessaria per costruire 6.500 residenze universitarie.
Altri parallelismi evidenziati da “Collettiva” mostrano l’impatto diretto delle scelte di bilancio sulla vita dei cittadini e sul sistema scolastico:
- con i 90 milioni di euro di un carro armato Ariete si potrebbero acquistare 597 apparecchiature TAC, strumenti diagnostici per i quali le liste d’attesa sono spesso lunghe mesi;
- il costo di un cingolato leggero, pari a 20 milioni di euro, basterebbe per l’acquisto di 224 ambulanze;
- un sottomarino U212 ha un valore di 1,2 miliardi di euro, una cifra che permetterebbe di assumere 8.000 infermieri con uno stipendio coperto per cinque anni;
- un cacciamine, che costa 120 milioni di euro, sottrae fondi che potrebbero fornire assistenza domiciliare a 8.571 anziani non autosufficienti.
Inoltre, è opportuno aggiungere che, a parità di investimenti, le industrie belliche generano meno posti di lavoro rispetto a settori come la sanità o l’istruzione.
Eurobond per il Riarmo: un Debito Comune per le Armi
Il dibattito, secondo “Collettiva”, si è esteso anche a livello europeo. Al Parlamento europeo e nella Banca Centrale Europea si discute la proposta di emettere Eurobond per finanziare il riarmo dell’Unione.
Un’ipotesi di indebitamento comune che si era riusciti a concretizzare con grande fatica solo per fronteggiare l’emergenza della pandemia da Covid. L’idea di utilizzare un simile strumento finanziario per sanare altre problematiche pressanti per i cittadini europei non è mai stata presa seriamente in considerazione.
La campagna Sbilanciamoci! ha calcolato che una semplice riduzione della spesa militare potrebbe liberare 3,7 miliardi di euro per le casse dello Stato, a cui si aggiungerebbero altri 1,75 miliardi risparmiati sui programmi militari finanziati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Mobilitazione e Impegno Civile: la Risposta alla Corsa agli Armamenti
In risposta a queste politiche, la CGIL ha indetto una manifestazione a Roma per il 25 ottobre.
Il segretario generale, Maurizio Landini, durante la conferenza stampa di presentazione, ha espresso la netta contrarietà del sindacato a nuovi investimenti in armamenti. “Bisogna fermare la folle corsa al riarmo”, ha affermato, sottolineando come lavoro, pace e libertà siano valori strettamente interconnessi.
“Collettiva” conclude la sua riflessione evidenziando un dato di fatto: dove si accumulano ingenti quantità di materiale bellico, aumenta il rischio che si finisca per provocare una guerra. Sebbene il percorso verso un modello come quello del Costa Rica, che ha abolito l’esercito nel 1948, appaia ancora lungo, opporsi fermamente al riarmo rappresenta un passo imprescindibile per avviare un cambiamento di rotta.