Nonostante l’inasprimento delle pene voluto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, gli episodi di violenza ai danni del personale scolastico non si fermano. L’ultimo in ordine di tempo si è verificato il 30 aprile scorso a Torino presso l’istituto “Romolo Zerboni”, nel quartiere Madonna di Campagna, dove un alunno ha colpito con calci e schiaffi ben due docenti.
L’aggressione
Il grave episodio di violenza – l’ennesimo! – si è consumato durante l’intervallo, quando uno studente di seconda superiore, con precedenti disciplinari e già sospeso per comportamenti violenti, ha aggredito due membri del personale scolastico.
Il ragazzo ha sferrato un calcio alla vicepreside e uno schiaffo a un docente accorso in suo aiuto, dopo che la dirigente scolastica lo aveva bloccato.
Le telecamere di sicurezza hanno registrato l’intera dinamica: il giovane, in preda a un’escalation di rabbia, ha compiuto gli atti davanti ad altri studenti.
Il docente aggredito, medicato al pronto soccorso per lievi contusioni, ha sporto denuncia alla Polizia di Stato, come riportato da Ansa, mentre la vicepreside ha subito minacce di morte e riportato escoriazioni.
La reazione della vicepreside: supporto, non abbandono
Nonostante la gravità dell’accaduto, la vicepreside Marialessandra Sabarino ha espresso una posizione di profonda empatia: «Sono stata minacciata di morte, ma il mio pensiero va a lui. Questo ragazzo ha bisogno di supporto, non di essere abbandonato».
Al Corriere Torino la stessa ha, inoltre, dichiarato: «Tanti miei colleghi ora hanno paura, ma non è il mio caso. Il ragazzo è pericoloso, è vero, ma avrebbe bisogno di un supporto e di essere seguito. Siamo in quartieri complicati, le scuole come la nostra sono l’ultima possibilità prima di finire in strada».
La sua dichiarazione evidenzia il ruolo della scuola come ultima rete di salvataggio in contesti difficili, dove molti giovani rischiano di scivolare verso percorsi di devianza.
Tuttavia, l’episodio sottolinea un problema crescente: la perdita di autorevolezza del personale scolastico, percepito non più come guida educativa ma come bersaglio di frustrazioni.
Il clima di tensione: le parole del Dirigente scolastico
Il dirigente scolastico Luciano Mario Rignanese, intervistato da La Stampa, ha lanciato l’allarme: «Siamo come il personale ospedaliero: aggrediti mentre svolgiamo un servizio essenziale».
Ha poi avanzato una richiesta chiara: «Ho sollecitato pattuglie alle entrate, dove il rischio è più alto. Serve un deterrente, perché molti studenti non comprendono le conseguenze di colpire un insegnante».
La sua analisi tocca un punto critico: «I professori non sono più visti come guide, e questo è drammatico».
Secondo un rapporto Eurispes del febbraio 2024, un insegnante su quattro in Italia ha subito aggressioni fisiche nella propria carriera, e il 17,6% ha ricevuto minacce. Un dato che trova conferma nell’aumento delle denunce e nei filmati delle telecamere di sicurezza.
Nuove misure del Governo: pene più severe e arresto in flagranza
Proprio il 30 aprile 2025, il Consiglio dei Ministri ha esaminato uno schema di disegno di legge per la tutela del personale scolastico, come riportato da ItaliaOggi.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha illustrato le novità in conferenza stampa: «Si prevede l’arresto obbligatorio in flagranza di reato in caso di lesioni personali a docenti e dirigenti scolastici, escluse le aggressioni verbali. Le pene per lesioni lievi passeranno da un massimo di tre anni a cinque anni».
La misura, che non si applica ai minori, risponde a un fenomeno che vede spesso i genitori come principali autori delle aggressioni.
Valditara ha enfatizzato l’importanza di preservare il ruolo educativo: «Un insegnante o un dirigente non si tocca. Vogliamo garantire serenità ai nostri figli».
Un contesto complesso: la periferia di Torino
L’episodio dell’istituto “Romolo Zerboni” si inserisce in un contesto di forte disagio sociale, tipico delle periferie torinesi, dove le scuole spesso si trovano a gestire situazioni di conflitto legate a problematiche socio-economiche.
La scuola, da luogo di formazione, rischia di trasformarsi in un campo di battaglia, come sottolineato dal crescente numero di denunce e dai filmati di sicurezza che documentano episodi simili.
Inoltre, una legge approvata a settembre 2024 ha reintrodotto i “voti di condotta” per penalizzare comportamenti scorretti, con la possibilità di bocciare gli studenti indisciplinati, ma si tratta di misure che non hanno ancora prodotto effetti concreti.
Il dibattito: sicurezza, inclusione e autorità educativa
La vicenda di Torino pone una questione fondamentale: come bilanciare la sicurezza del personale scolastico con la missione inclusiva della scuola?
L’inasprimento delle pene e la presenza di pattuglie alle entrate possono scoraggiare ulteriori episodi, ma non affrontano le cause profonde del disagio giovanile.
La vicepreside insiste sull’importanza di supportare lo studente, mentre il corpo docente chiede tutele più efficaci.
Il dibattito si sposta su come ripristinare l’autorità educativa senza perdere di vista l’obiettivo di inclusione, in un sistema scolastico sotto pressione che necessita di interventi strutturali e di un dialogo più ampio tra istituzioni, famiglie e comunità educativa.